Venezuela. Si lavora per evitare lo scontro tra pro Maduro e pro Guaidòn

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Il paese latino americano sull’orlo del baratro, passato da una condizione di capitalismo selvaggio e predatorio all’autoritarismo chavista para-comunista.‘Prima lo Stato privatizzato, ora lo Stato è fallito’, scrive Mario Giro su Limes. I 150 mila italiani di passaporto e 1,5 milioni di italo-discendenti

Papa Francesco mediazione forse

Venezuela, fazioni contro, si potrà evitare il bagno di sangue?
Papa Francesco sul volo di ritorno dal difficile viaggio ad Abu Dhabi, e l’altra grana: «Venezuela, mediazione della Santa Sede? La gente va dal parroco per problemi tra marito e moglie se c’è la volontà di entrambi. Mediazione soltanto se ambedue le parti la chiedono. Questa è la condizione necessaria». Le parole di papa Francesco che insistono sul dialogo pacifico non devono sorprendere: secondo il pontefice ogni aumento della tensione può spingere alla catastrofe della guerra civile. Per questo lo schierarsi progressivo della comunità internazionale risulta per molti, decisamente imprudente, con la comunità internazionale divisa che non sa cosa augurarsi, quelli in buona fede ovviamente.

Gran pasticcio non solo italiano

Le posizioni geopolitiche di Russia e Cina, le sole facili. Già l’invenzione Usa di un autoproclamato presidente alternativo a Maduro, viene cavalcata dall’Europa tra esitazioni e perplessità. Bernie Sanders, candidato ma alle prossime primarie democratiche, sposa l’affondo di Donald Trump ma chiede di non intervenire militarmente. Nelle sinistre europee c’è confusione. In Italia troviamo Pd da una parte e Cgil dall’altra, e il Movimento 5 stelle che litiga con la Lega come se fosse Tav. Dicotomia che si ripete quasi ovunque. Con dettaglio da non trascurare, rileva Mario Giro: «I sostenitori di Maduro sono stati a lungo ben attenti a non travalicare totalmente la Costituzione e a dare una parvenza di legalità alle loro mosse».

Costituzione tagliata su misura

Rimaneggiata più volte a colpi di referendum, la carta fondamentale resta comunque un riferimento. «Tradizione comunista, i dirigenti Psuv si vogliono legalisti: l’hanno stiracchiata senza mai romperla del tutto. De facto hanno esautorato il parlamento a loro avverso, creando una Costituente parallela che mai nessuno ha davvero avvallato a livello internazionale». Oltre a processi contro gli oppositori più in vista. Di fatto, «anche se legalisti”, hanno contravvenuto ai contenuti fondamentali di una democrazia liberale, schierando il paese nel campo delle democrature, ancorché di sinistra. Ecco spiegata la simpatia di Turchia, Russia, Cina ma anche Teheran», ancora da Limes.

Venezuela vita comune

Il petrolio è tutto per il Venezuela, che importa il 97% dei beni di consumo. A Caracas non si produce niente (‘anche la carta igienica è importata’, è la battuta reale). Le merci vengono dall’estero e l’economia è basata sull’esportazione di greggio. Col prezzo del petrolio alto, Chávez finanziava i programmi sociali e di sussidio non solo ai venezuelani poveri ma anche ai paesi vicini attraverso ‘Petrocaribe’, regalando petrolio a Stati economicamente fragili come Cuba, Suriname, Bahamas, Nicaragua, Antigua, Giamaica e così via. E controllava le importazioni di beni di consumo, «cercando di riequilibrare in maniera autoritaria ma popolare la diseguaglianza tra ricchi e poveri, una delle più forti di tutta l’America Latina».

Quando Maduro era leader popolare

Un attore della sinistra mondiale, il primo Maduro. Simpatie europee da Podemos spagnola a M5s italiana, ‘sovranismo terzomondista’ e ‘populismi di sinistra’. «L’alternativa dell’iper liberismo autoritario, dottrina militare storicamente propugnata dalle destre latine è ancor peggiore», la valutazione di Limes su cui non c’è dubbio. Con gli Stati Uniti sospettabili avendo spesso sostenuto questi regimi nel passato. Ed ecco Chávez amico di Putin e della Cina, di Saddam ma anche degli ayatollah, di Cuba e dei palestinesi, quasi ‘amicizie costrette’ per scelta altrui. Salvo mantenere sempre aperto il fronte petrolifero con Washington, ed ecco che la nazionalizzare totale del settore petrolifero si è sempre fermata alla propaganda.

Solo petrolio, l’errore storico

La quasi totalità dei 30 milioni di popolazione vive ammassata nelle città costiere, mentre il resto dell’immenso paese, tre volte l’Italia, è vuoto e abbandonato, in assenza di attività produttive. Stato in mano a mercanti del capitalismo petrolifero e finanziario, ed ecco il Venezuela di Chávez diventare il Paese degli assistiti e della corruzione ad esso legata. «Venezuela da paese ricco (ma profondamente diseguale) a paese fallito. Col prezzo del greggio crollato e senza più fondi per questa dispendiosa politica di sussidi, Maduro è andato picco. Una economia in rovina e cittadini in fuga verso la Colombi. Infine la passione ideologica che ha spaccato il Paese il due, in una situazione esplosiva.

Mediazioni prima dell’elefante Trump

Decine di tentativi di mediazione. Presidenti latinoamericani, paesi europei e alla fine direttamente il Vaticano. Nunzio apostolico a un pelo dall’accordo poi fatto saltare dall’opposizione a sua volta divisa. Mentre l’Europa, più o meno unita nel giudizio negativo su Maduro -Italia in bilico-, resta divisa sul cosa fare. E tutti, zitti zitti, guardano ai militari, la sola forza organizzata rimasta nel paese. Un intervento militare la soluzione più facile, ma dai molti lati oscuri. Tra i sostenitori nel colpo di mano, dicono fonti Usa, il famigerato Bannon, ‘prima che il prezzo del petrolio possa aiutare Maduro’. Casa Bianca tra l’inventato Guaidòn e il sostegno a militari venezuelani amici. Russia e Cina, molti soldi in ballo, e una bella spina nei fianchi Usa.

di Ennio Remondino.  Per approfondimenti: remocontro.it

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