Promossa dalla famiglia Vinci-Scarpulla, l’associazione “Agende Rosse” e la fondazione “La città invisibile”, si svolgerà il 9 aprile, la Giornata del ricordo e della lotta alla mafia in onore di Matteo Vinci, nel primo anniversario della tragica morte del giovane biologo rimasto ucciso in seguito allo scoppio di un’autobomba piazzata all’interno della sua autovettura.
Alle ore 16 è previsto un momento di raccoglimento sul luogo dell’attentato dinamitardo, in località Macrea, dove tutto è accaduto il pomeriggio di quel lontano lunedì, quando un’autobomba ha squarciato la Ford Fiesta del giovane uccidendolo sul colpo e ferendo gravemente il padre Francesco. Poco dopo, il corteo raggiungerà il giardino dell’abitazione della famiglia Vinci dove sarà piantata una camelia. Alle 17, la giornata del ricordo si concluderà con un incontro pubblico ospitato dal Municipio di Limbadi dove interverranno i rappresentanti della famiglia della vittima, le associazioni antimafia, le pubbliche autorità, Salvatore Borsellino, presidente di Agende rosse e Mimmo Lucano, sindaco di Riace. Infine, l’orchestra “Falcone-Borsellino”, diretta dal maestro Samaias Botello, eseguirà brani del suo repertorio musicale.
“Una giornata – afferma l’avvocato Giuseppe De Pace, legale della famiglia Vinci – a un anno dalla morte di Matteo, vittima dei clan che dominano sul territorio calabrese. Per questo, mi preme sottolineare quanto sia di fondamentale importanza essere a Limbadi a un anno dalla tragica e ingiusta morte di Matteo, prendere parte a questo incontro e dare così un proprio segnale forte e deciso contro un sistema mafioso e violento che ha spezzato la vita a un giovane innocente e che da tempo immemore soffoca il territorio calabrese. A nome della famiglia Vinci estendo l’invito a partecipare a tutte le associazioni antimafia e di cittadinanza attiva, alle scuole, alla magistratura, alle forze dell’ordine, agli organi di stampa, ai rappresentanti delle istituzioni locali e centrali, alle Commissioni antimafia nazionale e regionale e a tutti quei cittadini che, con fermezza e dignità, non si piegano e non intendono piegarsi ai voleri dei clan mafiosi”.
La polemica
La Giornata è stata preceduta da una forte polemica scaturita in seguito al “divieto” da parte del parroco di Limbadi, Ottavio Scrugli, di ospitare nella chiesa di San Pantaleone, il concerto in ricordo del biologo limbadese. Una decisione assunta dal sacerdote probabilmente dopo aver conferito con il vescovo Luigi Renzo che avrebbe messo in atto le “discutibili” norme da qualche anno tassative nelle varie chiese della Diocesi che vieterebbero simili manifestazioni in quanto le musiche non devono essere “occasione di distrazione ed esibizione per singole persone” e perché “la chiesa non è luogo per concerti”.
“Non dobbiamo nasconderci dietro un dito mantenendo un atteggiamento di timore riverenziale nei confronti dei vescovi che sono palesemente parte integrante di un sistema nel quale si trovano spalla a spalla con i mafiosi”. E’ la dura risposta di De Pace. “Da parte della famiglia Vinci – afferma – vi è naturalmente costernazione e rammarico, perché nell’incontro con il parroco avevamo richiesto la chiesa per celebrare il ricordo di Matteo non tanto per mettere in scena il concerto per il quale potevamo optare con una esecuzione sul sagrato, ma avevamo chiesto se poteva metterci a disposizione quel luogo sacro per un eroe della nostra terra sottolineando, inoltre, che ci sarebbe stata la partecipazione delle varie autorità che hanno funzioni di governo su questo territorio, compreso lo stesso vescovo”.
Uno spazio, quindi, dove commemorare e ricordare la figura del giovane Vinci con la presenza, tra l’altro, di un gruppo musicale composto da ragazzi recuperati alla società civile che si sono da sempre esibiti in numerose cattedrali siciliane, nel duomo di Assisi, addirittura davanti a papa Francesco.
“Non riusciamo a spiegarci perché no a Limbadi – dichiara De Pace –. Questa è la prova che i vescovi temono le reazioni dei mafiosi. La figura di don Abbondio è quella prevalente all’interno della chiesa. Questa figura non è stata un’invenzione di Manzoni, ma è stata soltanto una riproduzione di una realtà che sempre ha accompagnato la storia della chiesa. Stanno sempre dalla parte dei più forti, dei potenti, dei protervi. Apparentemente sembrano i difensori dei poveri, dei derelitti, ma nella realtà dei fatti si tratta di gente che ha sempre parteggiato per gli oppressori, i potenti e per il potere costituito. Il vescovo dovrebbe fare, a questo punto, un bagno di umiltà, tastando e saggiando la sua coerenza”.
Per il legale, ci sarà modo di denunciare questa grave circostanza “non tanto per fare polemiche sterili – dichiara –, buttate in aria, abbaiare alla luna, ma solo perché bisogna evidenziare come una chiesa così non ci piace”.
“Il motivo del diniego è che il parroco ha paura ed ha ragione ad averne, ma non è giusto il suo comportamento che riteniamo non ammissibile”. E’ l’amaro commento di Alfia Milazzo della Fondazione “Città invisibile” di Catania. “Considerando che il territorio subisce questa pressione da parte dei clan – afferma – ci rendiamo conto che il sacerdote ha i suoi motivi a precludere l’ingresso dell’orchestra dei ragazzi in chiesa, ma non ha ragione. Stiamo parlando di ragazzi dai sette ai diciassette anni, quindi la maggior parte tutti minori. Il rifiuto alla loro esibizione da parte di questo uomo che non giudichiamo, ma il cui comportamento non approviamo, ci ha molto dispiaciuti perché ci rendiamo conto che la morte di Matteo Vinci non è un fatto avvenuto in un’isola o in un deserto dove casi del genere non si ripeteranno più, al contrario, le paure della gente del paese dimostrano che, invece, c’è uno stato di allerta”.
“Ormai abbiamo risolto diversamente – afferma Sara Scarpulla, madre di Matteo –. Il Comune ci ha concesso i locali dove poter ricordare nostro figlio. Ma non c’è alcun problema perché la Chiesa verso la quale non ho mai avuto niente in contrario non è l’unico luogo sacro, anche la nostra casa è un luogo sacro. Per qualche tempo ho anche frequentato la chiesa evangelica. La mia famiglia da sempre è credente, ma non amiamo identificarci con una religione in particolare. Anche Matteo era così. Personalmente ho sempre letto la Bibbia e continuo a leggerla perché ho Cristo nel mio cuore e tutti siamo uomini non perfetti. Purtroppo, l’omertà non è dei giovani, ma è prerogativa di chi è chiamato a seguirci e guidarci”.