C’erano tutti per la grande occasione. E c’erano soprattutto due città unite da un tragico destino che attraversa i secoli e ferite dal terremoto in modi e tempi completamente diversi. Reggio Calabria e Camerino hanno collaborato in questi mesi, a distanza, per veder rinascere un’opera d’arte dal grande valore simbolico. A Camerino, nelle Marche, la chiamano “Nuvola” ovvero la vara – altrimenti detta macchina processionale – per l’icona di Santa Maria in Via di Camerino che accomuna nella devozione alla Madonna, ancora una volta, Reggio Calabria e la città marchigiana. Era cospicuo, infatti, il patrimonio ferito dal terremoto del 2016, eppure la scelta è ricaduta su questa opera. Grazie alla collaborazione tra i musei ecclesiastici e la loro associazione, che hanno fatto rete per consentire che la generosità di due restauratori calabresi Sante Guido e Giuseppe Mantella trovasse un canale giusto. L’opera giusta. Questa “Nuvola” che resterà per tutto il mese di aprile all’interno del museo diocesano di Reggio Calabria.
È raggiante la direttrice del Museo Diocesano di Reggio Calabria, Lucia Loiacono: «È stato un enorme cantiere didattico, un cantiere aperto che ha promosso l’incontro con il territorio che ha partecipato a questo restauro affiancandolo in tante forme». Ci sono state le scuole e gli studenti che per la prima volta si sono trovati accanto a un’opera da restaurare, c’è stata l’alta formazione e il tirocinio di 13 giovani corsisti prossimi restauratori. «Tutto quello che un museo dovrebbe essere: oggi si vede realizzato il mio sogno – continua Lucia Lojacono – di vedere, come disse san Giovanni Paolo II, un museo non deposito inanimato ma perenne vivaio». Così anche sorpreso dall’entusiasmo, Giuseppe Mantella, uno dei due restauratori, premiato con una targa ricordo: «Abbiamo fatto un’operazione di restauro tecnicamente in linea con molte altre, ma il valore aggiunto è stato vedere il Nord e il Sud del Paese uniti nella solidarietà. Sia Reggio che Camerino hanno subito il terremoto e riportano ferite da questi eventi sismici: bello dialogare e sostenerci, per costruire un futuro insieme». La bellezza, e quindi anche l’arte, può contribuire a ripristinare il naturale rapporto tra il territorio e la gente: è stato il filo conduttore di tutta la conferenza stampa di conclusione del progetto “Arte Salvata” che riguardava il recupero della “Nuvola”. Insieme alle opere artistiche, si aiuta le persone e dunque le anime.
Così hanno ricordato sia l’arcivescovo di Reggio Calabria Giuseppe Fiorini Morosini sia monsignor Francesco Massara, arcivescovo di Camerino-San Severino Marche. «Inutile dire che la ricostruzione procede molto lentamente, ma a noi in questo momento interessa ripartire dalle persone prima ancora che dalle cose», ha detto il presule. «Devo porgere un grande ringraziamento ai sacerdoti che sono rimasti vicini alle comunità e alle sofferenze delle persone in quei momenti di grande dolore, sono stati preziosissimi in mezzo alla disperazione. E naturalmente dico grazie alla Calabria, la mia Calabria, per questo splendido lavoro». Gli fa eco monsignor Fiorini Morosini: «Quando si aiuta una persona in difficoltà si da un segno di speranza e di vita a questa persona – ha ricordato -. Nell’oscurità dei danni del terremoto vedere tante regioni che aiutano a restituire vita alle loro opere d’arte è un segno di luce. Siamo orgogliosi di aver dato il nostro contributo con le nostre forze e professionalità»