“A mio parere non sussistono ragioni tali da giustificare e rendere opportuna la convocazione del consiglio comunale”. E’ stata questa la risposta che il sindaco Giuseppe Marasco ha fornito al gruppo di minoranza Movi@Vento che aveva inoltrato richiesta di convocazione del civico consesso per discutere di alcune criticità che affliggono da tempo l’intero comune, postazione 118, commissioni consiliari, tavolo tecnico sul tema dell’inquinamento marino, rifiuti e piano di emergenza comunale di Protezione civile.
“Il sindaco Marasco – afferma Antonio D’Agostino, capogruppo della lista Movi@Vento – ci fa sapere che non ritiene di convocare il consiglio comunale, richiesto dal gruppo di minoranza il 18 novembre. Le motivazioni addotte a tale diniego stanno, secondo il primo cittadino, nel contenuto degli articoli 12 dello statuto comunale e 31 del regolamento del C.C. che, secondo quanto lui testualmente scrive “prevedono la convocazione del Consiglio comunale in sessione straordinaria o di urgenza per motivi eccezionali e per particolari esigenze, sia per determinazione del Sindaco che su domanda di 1/5 dei consiglieri”. Per vedere quanto questa interpretazione del sindaco sia, più che libera, fantasiosa e quindi arbitraria, sarebbe sufficiente, senza scomodare la legge nazionale (art. 39 del Testo Unico sugli Enti Locali), lo statuto e il regolamento del nostro comune, il riferimento ai principi basilari del funzionamento degli organi democratici che non sono dissimili alle varie scale, che si tratti cioè del parlamento nazionale o di un “parlamentino” comunale. Vale a dire che se un presidente del Consiglio dei ministri non può avere la pretesa sovvertitrice di convocare o non convocare il Parlamento a suo piacimento, ciò, mutatis mutandis, non può essere neppure la prerogativa di un qualsiasi sindaco di periferia che improvvisamente si atteggi a piccolo Ras di provincia. E’ la democrazia, bellezza! Verrebbe da dire parafrasando una famoso ma efficace andante. E’ bene dunque che Marasco si rassegni e se ne faccia una ragione, magari consultandosi un’altra volta con consulenti giuridici più attrezzati per evitare pericolose cantonate. Oppure, più semplicemente, vada a rileggersi, oltre allo statuto e al regolamento, anche il citato art. 39 del TUEL, che per sua comodità qui riportiamo: Il presidente del consiglio comunale o provinciale è tenuto a riunire il consiglio in un termine non superiore ai venti giorni, quando lo richiedano un quinto dei consiglieri, o il sindaco o il presidente della provincia, inserendo all’ordine del giorno le questioni richieste”.
Sarebbe evidente, per D’Agostino, che lo statuto comunale non può non conformarsi, gerarchicamente, all’articolo,
così come il regolamento comunale allo statuto. “E infatti – prosegue il consigliere – quest’ultimo, all’articolo 12 così recita al comma 2: “Il Consiglio comunale è altresì convocato, su richiesta del sindaco o di un quinto dei consiglieri comunali assegnati”; mentre il regolamento, all’art. 31, stabilisce che: “Il consiglio comunale si riunisce in sessione straordinaria o d’urgenza” (visto che le sessioni ordinarie, come specificato al comma 1, sono soltanto due: quella di giugno e quella di settembre) “ogni qualvolta se ne ravvisi la necessità, per determinazione del sindaco, per domanda di un quinto dei consiglieri, per ordine del prefetto”.
Sarebbe bastata, per il consigliere, dunque, una lettura più attenta da parte del primo cittadino per capire che i tre soggetti, in maniera del tutto paritaria, possono esercitare autonomamente e liberamente il diritto di convocazione, “evitando così di auto-attribuirsene abusivamente il potere esclusivo – afferma -. Vi è però un altro aspetto, che si lega strettamente al primo e che va sottolineato. Il sindaco ha forse pensato di riparare alla grave omissione, accompagnando il suo diniego con le risposte agli argomenti proposti dal nostro gruppo per la discussione da portare nell’adunanza consiliare. Anche qui bisogna evidenziare che egli fa confusione tra l’istituto della “interrogazione”, anch’essa prevista dallo statuto, e la discussione in consiglio, che è tutt’altra cosa, perché destinata al confronto dell’aula e alla successiva votazione sulle proposte formulate. Resta inoltre il fatto che, anche nel merito, le sue sono pervicaci “non risposte” alle domande che da tempo il nostro gruppo gli va formulando sia nell’assise comunale che sulla stampa e che riguardano problematiche e criticità che affliggono da tempo la nostra comunità. Come il tema della postazione del 118, che vede ancora oggi il sindaco omettere la costituzione di un tavolo permanente deliberato nella seduta consiliare del 19 settembre (cosa c’entra con esso la richiesta di incontro con la deputata Nesci, peraltro avanzata da tempo e non presa neppure in considerazione da detta parlamentare?). O l’altro, relativo alla costituzione del tavolo tecnico sul tema dell’inquinamento marino, per il quale il sindaco, malgrado la delibera del 4 luglio scorso, approvata all’unanimità, continua a disimpegnarsi dal problema, delegando altri soggetti e non fornendo alcun impulso e partecipazione reale al coordinamento dei sindaci della costa, già costituitosi grazie al lavoro paziente e tenace dell’altro coordinamento, quello delle associazioni ambientaliste della piana di Gioia Tauro denominato “Bandiera blu per il golfo”. E che significato dare alla disponibilità da lui dichiarata alla costituzione futura delle commissioni consiliari previste dallo statuto, quando invece si tratta di un preciso obbligo istituzionale del sindaco, al quale egli continua a non ottemperare? E ancora: quanto tempo dovremo ancora attendere il parere dei legali comunali (che da tempo aspettano di avere tutta la documentazione necessaria dall’ufficio tecnico) per la risoluzione del contratto della MEA, ditta appaltatrice della gestione dei rifiuti, palesemente e scandalosamente inadempiente? E, per finire, non possiamo tralasciare certo l’importantissimo tema del piano d’emergenza, per le ricadute fondamentali sulla sicurezza dei cittadini dopo gli eventi alluvionali accaduti e il rischio sismico intrinseco al nostro territorio. Può essere una risposta quella che ci dà il sindaco: ”verrà aggiornato compatibilmente con le risorse economiche disponibili” (?). Come dire: no soldi, no piano. Ma vuole davvero giocare sulla pelle dei cittadini?”
In attesa ora che il prefetto adotti il potere sostitutivo della convocazione, “non possiamo – conclude D’Agostino – non considerare come emerga una sola verità ed un solo preoccupante profilo di questo sindaco e di questa giunta, che si è nuovamente materializzato con la fuga, aggiungiamo maldestra e illegittima, dal confronto democratico, cui consegue quella dai doveri e dalle responsabilità istituzionali, politiche e amministrative. E ciò non lascia purtroppo presagire alcunché di buono per il prossimo futuro della nostra città”.
Risposta del sindaco Giuseppe Marasco: