Si è tenuta a Nicotera nell’ antica chiesa di Santa Chiara una suggestiva e partecipata cerimonia durante la quale, alla presenza del parroco Don Nunzio Maccarone e dell’assessore Marco Vecchio, si è svelato il quadro opera dell’artista nicoterese Francesco Famà che raffigura un miracolo avvenuto nella cittadina ad opera del beato Paolo da Sinopoli.
Famà – lo ricordiamo – è un artista talentuoso che dopo aver conseguito la maturità al Liceo Preti di Reggio Calabria, si diplomò all’Accademia di Belle Arti di Catanzaro e per tantissimi anni insegnò disegno e storia dell’arte negli istituti superiori, partecipando, nel contempo a numerose mostre di pittura in tutta la regione e non solo.
Per l’occasione è stato anche stampato un piccolo libello nel quale, Vittoria Di Leo Giovanni Durante, hanno descritto il contesto storico in cui si svolse l’episodio oggetto del quadro in questione.
Il messaggio francescano, – hanno evidenziato i due – in particolare, attecchì infatti in queste terre sul finire del XIII° secolo.
Di questa presenza, sono testimonianze l’ampia struttura conventuale, sita in località san Francesco e i ruderi del Convento di Santa Maria delle Grazie, dapprima affidato alle cure dei Frati conventuali e a partire dal 1459, affidato invece ai Frati Minori dell’Osservanza, da una delle figure più importanti del mondo monastico nicoterese, per l’appunto, il Beato Paolo da Sinopoli.
Convento andato distrutto a seguito del terremoto del 1783 e nel quale dimorarono anche altre figure importanti, come il Beato paolo da Nicotera e il Beato Vincenzo da Nicotera, anch’essi componenti dell’Ordine dei Frati Minori dell’Osservanza.
Il Beato Paolo da Sinopoli, nacque in questa località, attorno al 1410, entrò da fanciullo nei ranghi dell’ordine, dove da subito si fece notare dai superiori, per l’intelligenza e per la sua volontà di apprendere e proseguire nel cammino degli studi.
Amico fraterno di San Bernardino da Siena, si prodigò per l’affermazione della regola voluta da San Francesco di Assisi e quindi per mantenere puro l’originale messaggio francescano, diventando un personaggio molto noto, tanto da essere incaricato da Papa Eugenio IV a raccogliere dei fondi per una crociata contro i turchi e indi, nominato Vicario generale dell’Ordine Francescano nella sua terra di Calabria. In questa veste, recuperò all’Osservanza i conventi di Nicotera, Terranova e Reggio di Calabria e altri ne costruì, come quello di Seminara e di Squillace.
E in questo periodo che attorno alla sua figura si comincia a parlare dei primi miracoli che il frate avrebbe compiuto, come quello avvenuto a Catanzaro dove, di fronte al diniego del locale barone che si oppose alla costruzione di una dimora minorita dedicata alla Vergine Santissima, ne predisse la morte e la distruzione del suo castello, fatti poi puntualmente verificatisi, a seguito di una rivolta popolare.
E’ proprio un miracolo legato a Nicotera, è il centro della nuova opera del pittore Famà, che si sarebbe verificato attorno al 1498, allorquando, il Beato, commissionò ad Antonio Gagini, una statua marmorea di Santa Marie delle Grazie, da destinare all’omonima chiesa conventuale e che oggi si trova nella Cattedrale.
Ecco come l’artista raffigura la scena: sulla spiaggia di Nicotera marina, all’epoca completamente disabitata. Arriva la nave, con a bordo la statua e il Beato, qui lo stesso Beato chiede al padrone dell’imbarcazione, di poter effettuare una sosta sulla terraferma per fare un rifornimento d’acqua dolce.
Il padrone acconsente, a patto che il frate, si impegni poi a portare a spalla la pesante statua.
Un’impresa che a tutti appare impossibile, dato che all’epoca dell’accaduto, l’ecclesiastico in questione, avrà avuto all’incirca più di un ottantina di anni.
Il Famà quindi, coglie nel dipinto, proprio il momento in cui uno dei marinai, raffigurato di spalle, poggia con un certo sforzo – mirabilmente evidenziato dalla muscolatura possente e tesa dell’uomo in questione – la statua stessa tra le braccia del Beato. Si noti qui, la sostanziale differenza proprio tra lo sforzo del marinaio e l’espressione rilassata, quasi mistica, del frate che sembra raccogliere questo peso con sostanziale facilità. E il Frate in effetti, raccontano le cronache del tempo, avrebbe poi portato la statua, sulle sue spalle, lungo tutto l’erto pendio che dalla spiaggia di Nicotera marina conduce alla chiesetta. Un territorio lussureggiante ma aspro che fa da sfondo alla scena principale del dipinto stesso e che Famà, ha illustrato con la sua solita dovizia di particolari, con la sua attenzione per i dettagli, con quei richiami alla natura dei luoghi natii che sono frequenti nelle sue opere e con tratti decisi e suggestivi colori.
Il Beato, lo ricordiamo, giunto a Nicotera nel 1459, vi rimase fino alla morte, avvenuta il 5 settembre 1504 e fu sepolto sotto l’altare di San Giuseppe. Nel 1771, durante la prima esumazione del suo corpo, i presenti rimasero sbalorditi dal fatto che lo stesso era ancora intatto. Lo stesso corpo, fu poi trasferito in Cattedrale nel 1809, dove divenne oggetto di devozione per il popolo e negli anni 60 del secolo scorso, fu poi nuovamente esumato e collocato in un’urna di legno zincata e successivamente ricollocata sotto l’Altare della Sala Capitolare e nel 2004, in una artistica urna di bronzo.