Studiare e capire il funzionamento degli ecosistemi deve essere una priorità assoluta. Vanno protetti e gestiti in tutti i modi possibili perché tutelare ciò che si muove attorno ad essi significa salvaguardare la nostra salute e l’intera umanità. Esisterebbe, infatti, un legame molto stretto tra le malattie che gravano sul mondo intero (Ebola, Aids, Sars, influenza aviaria e suina, Covid-19) e lo smantellamento delle risorse naturali. Più l’uomo aggredisce e distrugge la natura, più diventa difficile porre un argine alle malattie emergenti. Gli ecosistemi naturali, quali potrebbero essere quelli dei bacini fluviali o dei litorali costieri, giocano, infatti, un ruolo fondamentale anche nell’alimentare la vita dell’uomo. A sostenerlo è Jasmine De Marco, giovane biologa nicoterese già protagonista di interessanti iniziative a tutela dell’ambiente e promotrice di un progetto per la realizzazione di una riserva naturale alla foce del Mesima. Progetto fatto proprio dal Wwf e tradotto in una proposta di legge già depositata in Regione. Una posizione la sua in linea con quella degli scienziati di tutto il mondo per i quali alla base della diffusione delle malattie infettive ci sarebbero <la perdita di habitat, la creazione di ambienti artificiali, la manipolazione e il commercio di animali selvatici e più in generale la distruzione della biodiversità>.
In sostanza, più l’uomo manipola gli equilibri naturali più diventa difficile contrastare i microorganismi che sono causa di malattie devastanti. Non a caso <il percorso iniziato mesi fa – sostiene Jasmine – e relativo all’istituzione della riserva naturale presso la foce del fiume Mesima, trova oggi riscontro proprio alla luce di quanto sta accadendo con la grave pandemia da Covid -19 che ha colpito l’intero pianeta>. In sostanza. <i virus – spiega ancora – sono organismi incredibilmente semplici ma non sono in grado di riprodursi autonomamente, necessitano sempre di una cellula ospite. Di conseguenza, a livello ecologico, svolgono un compito essenziale, regolando le popolazioni delle specie ospiti e garantendone l’equilibrio all’interno dei rispettivi ecosistemi. Come tutti gli organismi, anche i virus cercano di massimizzare la propria sopravvivenza e capacità di riprodursi. Ciò è fondamentale per comprendere come un virus in equilibrio con la specie in cui si è evoluto non le provochi una letalità eccessiva, dato che la morte dell’ospite significherebbe la morte del virus stesso. Nel momento in cui questo equilibrio viene meno avviene un cambiamento sostanziale del virus, che diventa così in grado di infettare nuove specie>.
Il suo ragionamento non fa una piega anche perché, alla luce degli ultimi tragici eventi, <emerge ancora di più – sottolinea la biologa – la necessità di tutelare gli ecosistemi e, in particolare, quelli delle zone umide, che sono ambienti che hanno estrema importanza sul territorio dal punto di vista idrogeologico, chimico-fisico, produttivo, fruitivo ed educativo, culturale, scientifico e biologico in quanto rappresentano, a livello mondiale, una delle tipologie di habitat più importanti per la conservazione della biodiversità>. Jasmine guarda con preoccupazione all’area della foce del Mesima, che per un lustro ha studiato nei dettagli ricavandone dati di notevole importanza. <Quella zona umida – dice – è una delle più degradate del litorale tirrenico. L’inquinamento tocca livelli alti a causa di numerosi fattori di minaccia, mancata depurazione delle acque, abbandono di rifiuti e materiali edilizi, deposito di lastre di eternit. E’ assolutamente necessario – conclude – trasformare la foce del Mesima da simbolo di degrado a riserva naturale per la ricchezza di biodiversità che essa rappresenta per il nostro territorio, in linea con le politiche ambientali sullo sviluppo sostenibile>.
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