Tra le più famose poetesse dell’antichità, un posto di rilievo lo occupa Nosside di Locri: un mito che mai tramonterà.
A lei oggi è intitolata una Scuola Primaria,un’Associazione Culturale e un Premio Internazionale di Poesia.
Nosside nacque a Locri intorno al 300 a.C. ed è considerata l’unica poetessa d’Occidente così come la dolce Saffo era l’unica della Grecia.
Apparteneva alla nobiltà locrese, la madre si chiamava Teofile e la nonna materna Clèoca.
Purtroppo di Nosside non conosciamo il suo volto, possiamo solo immaginarlo, però sappiamo che era maestra di tiàso, il club che, 24 secoli fa, onorava Dioniso.
Scrisse 12 epigrammi in distici elegiaci, ricchi di note autobiografiche, di accenti devoti e immagini mitiche e pittoriche.
Dolci figure femminili, ora amabili, ora maestose, popolano i suoi epigrammi; per esempio nel parlare delle sue amiche mette in risalto solo cose belle: di Melinna la dolcezza, di Sabàithis la bellezza, di Callò la grazia e di Thaumareta l’allegria.
A queste si accompagnano le dee che, leggere, le soccorrono: Hera Veneranda, che spesso dal cielo rivolge lo sguardo al profumo Lacino, Artemide che posa le frecce e si reca nella casa a liberare Alceti dal travaglio del parto, la bionda Afrodite, che accoglie i doni votivi delle fanciulle.
Inoltre, ci ha lasciato anche altri versi come quelli che cantano le lodi a Rintone di Siracusa e accennano a grandi battaglie, come nel secondo Epigramma, nel quale si accenna alle lotte tra i Bruzi e i Locresi: “Dalle spalle del tragico destino gettarono queste armi i Bruzi, colpiti dalle mani dei Locresi, veloci in battaglia, alle virtù dei quali, inneggiando nel tempio, gli dei giacciono, né rimpiangono le braccia dei vili che esse lasciarono”.
Toni di dolcezza intensa pervadono tutti gli altri componimenti.
Come non ricordare questi versi che si avvicinano molto alla poesia di Saffo:
“Nulla è più dolce dell’amore, ogni altra felicità gli è seconda; dalla bocca sputo anche il miele. Così dice Nosside; solo chi non è amato da Cipride ignora quali rose siano i suoi fiori.” |
Personalmente, questo mito senza volto mi affascina e mi fa sognare; spesso mi capita di soggiornare a Locri e mente passeggio all’interno dell’area archeologica mi sembra di sentire una voce dolcissima che mi ripete il suo più famoso epigramma: ”Straniero, se tu navighi verso Mitilene dai bei luoghi aperti,t erra di Saffo, che colse i fiori delle Grazie, di laggiù, sappi ch’ero cara alle Muse e la terra locrese mi diede i natali; il mio me è Nosside…Và”