Proseguono gli incontri “in remoto” promossi dall’ Associazione Culturale Anassilaos, congiuntamente con lo Spazio Open.
Lo scorso anno il Sodalizio ha realizzato, d’intesa con l’Ufficio del Garante Metropolitano per l’infanzia e l’adolescenza di Reggio Calabria, in occasione delle celebrazioni del 30° della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (20 novembre 1989) promosse dallo stesso Garante dott. Emanuele Mattia, una mostra filatelica dedicata al fumetto. Oggi torna sui fumetti con una conversazione dell’Avv. Tito Tropea, appassionato studioso di fumetti sul tema “L’utopia dei Puffi” – disponibile da domani 1 maggio 2020 sul sito facebook di Anassilaos e You Tube – dedicata ai Puffi e al loro mondo, a rimarcare l’importanza (sociale e politica) del fumetto e dei cartoni animati. A parte i comics statunitensi esistono in Europa personaggi dei fumetti che nulla hanno da invidiare alle gesta degli eroi americani. Questo il caso dei Puffi che nascono nel 1958 grazie all’estro del maestro Peyo, il cui successo si fonda su una ambientazione rassicurante; su personaggi amabili e storie semplici e lineari. Eppure i Puffi celano forse un significato ben più profondo che negli anni ha acceso un dibattito tra studiosi e affezionati al genere, al punto che essi sono stati accusati di veicolare messaggi subliminali volti all’indottrinamento politico dei lettori. Il relatore ricostruisce il contesto in cui vivono ed operano i Puffi. Essi conducono una vita tranquilla in un bosco dalla incerta collocazione nel quale hanno costruito un villaggio con coloratissimi funghi dal tetto rosso e pallini bianchi. Il contesto rurale nasconde in realtà un concetto molto più profondo: “i puffi costituiscono una comunità: socialmente organizzata, politicamente schierata, gerarchicamente chiara che vive in totale armoniosa simbiosi con la natura circostante, difendendosi strenuamente dal nemico esterno”. I Puffi non hanno nome ma si distinguono per la funzione sociale: puffo inventore, puffo vanitoso, puffo golosone, puffo Burlone, puffo forzuto, puffo quattrocchi. Ogni attività è inserita nel contesto della comunità che è il vero tratto caratteristico dei puffi: una società armoniosa, organizzata, orientata verso scopi e obiettivi chiari, dotata di regole e organizzazione precise universalmente accettate (e rispettate) dai puffi. Le uniche differenze sono costituite da tre personaggi: Grande Puffo, Puffetta e Puffo Quattrocchi. Grande Puffo è il capo del villaggio; la sua parola è insindacabile. Comanda e a lui spetta l’ultima parola sulle decisioni importanti, soprattutto è l’unico a detenere un sapere “universale”. Puffo Quattrocchi invece, all’interno della comunità, rappresenta la voce del dissenso; è il vero contestatore di Grande Puffo, è l’unico che spesso si contrappone al parere espresso dal capo. Nel mondo dei Puffi non esiste il puffo ricco e il puffo povero, il puffo di successo e quello perdente. Essi sono uguali e svolgono egualmente la propria attività che non avvantaggia il singolo ma la comunità. E qui forse la differenza più marcata tra il villaggio ideato da Peyo e la comunità ideata da Walt Disney. Paperopoli, la città dei paperi, è infatti rappresentativa della società americana votata al consumo, all’arricchimento; una società mossa dall’idea del successo e percorsa dalla realtà dell’insuccesso mentre il villaggio dei Puffi, dall’economia pianificata e centralizzata, è un’utopia. Significativo anche il rapporto tra i Puffi e la natura. Essi si prendono cura dell’ambiente in cui abitano e da cui “sono abitati”; si affidano alla natura e vivono in simbiosi con la terra che abitano. Per certi versi il loro è un mondo pre-industriale. Hanno però un nemico, Gargamella, che vuole catturare i Puffi per trasformarli in oro. È l’agente esterno che turba la vita del villaggio per imporre alla comunità valori contrari e opposti a quelli da essa vissuti. Egli rappresenta lo spirito di un capitalismo rapace e cinico. Un aspetto particolare del mondo dei Puffi rappresentato dal linguaggio, un elemento talmente interessante da essere stato oggetto di uno specifico approfondimento da parte di Umberto Eco, il quale scrisse il piccolo saggio “Schtroumpf und Drang” nel quale analizzò il linguaggio dei puffi arrivando alla conclusione che la lingua puffa è completa e complessa quanto quella italiana o francese.
I Puffi sono dunque un fumetto complesso che offre diversi livelli di lettura e interpretazione. Si può ben dire che essi rappresentano un’utopia, e se si vuole insistere sull’idea del comunismo – come pure è stato fatto – si deve pur dire che il comunismo utopico dei puffi è lontano anni luce dal comunismo storico poiché non conosce la coercizione e la violenza.