Le figure dei Fratelli Plutino, di Agostino e soprattutto di Antonino, sono fondamentali per meglio comprendere le modalità con le quali la città di Reggio Calabria ha preso parte ai moti risorgimentali e, più tardi, al processo di unificazione del Paese. All’opera del patriota l’Associazione Culturale Anassilaos, congiuntamente con lo Spazio Open e con il patrocinio della Deputazione di Storia Patria per la Calabria, dedica un incontro, ancora in remoto, disponibile sul sito facebook di Anassilaos e su You Tube a partire da domani 30 giugno, a cura del Dott. Fabio Arichetta, socio della sopra citata Deputazione di Storia Patria della Calabria nonché della Società Napoletana di Storia Patria e dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano.
Oppositore fin dalla prima ora del regime borbonico Antonino fu carbonaro e partecipe e organizzatore dei moti liberali che interessarono la Calabria. Egli prese parte al fallito tentativo insurrezionale organizzato a Cosenza nel 1844, in concomitanza con lo sbarco dei Fratelli Bandiera. Arrestato, fu detenuto dapprima presso il castello di Reggio, poi nel carcere di Cosenza e successivamente a Napoli. Scarcerato nel 1846 fu tra i promotori della fallita Rivolta di Reggio del 2 settembre 1847. Antonino e il fratello Agostino riuscirono ad evitare l’arresto rifugiandosi a Malta. Allorquando Ferdinando II concesse la Costituzione (gennaio 1848) Antonino, Agostino e gli altri esuli fecero ritorno in Calabria. Eletto deputato si recò a Napoli ma più tardi, a seguito della fine dell’esperienza costituzionale, riprese, la via dell’esilio, recandosi, assieme ad Agostino, dapprima a Malta, poi a Roma e Livorno, infine a Marsiglia, dove Agostino poté dare inizio a una importante attività commerciale. Arrestato insieme al fratello nel 1852 si rifugiò in Piemonte. Da Genova, nel 1860, Antonino si unì alla Spedizione dei Mille, segnalandosi a Calatafimi e Milazzo e partecipando alla Battaglia di Piazza Duomo del 21 agosto 1860 che consegnò Reggio Calabria a Garibaldi da cui fu nominato presidente del Consiglio di guerra e governatore della Provincia. Comincia così uno dei periodi più discussi dell’attività del Plutino che gli provocò non poche inimicizie. Egli infatti epurò l’apparato amministrativo e giudiziario esiliando numerosi reggini tra i quali lo stesso Arcivescovo della Città, Mariano Ricciardi, considerato vicino al regime borbonico. Dovette inoltre far fronte alle rivolte filoborboniche scoppiate in diverse zone del Reggino. Pochi mesi dopo la nomina il Governo lo trasferì Prefetto a Cosenza, poi ancora a Cremona, Cuneo e infine Catanzaro, sede da cui si dimise nell’agosto 1862 perché non condivideva la politica governativa nei riguardi della spedizione di Garibaldi progettata per la conquista di Roma. «Miei precedenti mi vietano dare esecuzione ordini Lamarmora che credo fuori Statuto. Pertanto rassegno mia dimissione, prego Ministero di accettarla. Plutino». Così scrisse all’allora Presidente del Consiglio Rattazzi che accolse subito le dimissioni. Poco dopo, Plutino si presentò alle elezioni suppletive del 12 aprile 1863 nel collegio di Cittanova, ottenendo il seggio contro la candidatura di Cesare Cantù e fu confermato nella carica, sempre per il collegio di Cittanova, per la IX, X e XI legislatura. Morì a Roma il 25 aprile 1872.