Al 150° anniversario della presa di Roma (20 settembre 1870) l’Associazione Culturale Anassilaos, congiuntamente con lo Spazio Open, dedica un incontro che si terrà venerdì 18 settembre alle ore 18,30 presso lo stesso Spazio Open, relatore il Prof. Antonino Romeo. La conquista di Roma da parte dell’esercito del neo stato italiano, proclamato appena nove anni prima (il 17 marzo del 1861), dava ad esso la sua Capitale. Lo stesso Cavour, pur sempre misurato e lontano dai toni enfatici, in un celebre discorso in Parlamento dell’ottobre 1860, affermava “La nostra stella… è di fare che la città eterna, sulla quale 25 secoli hanno accumulato ogni genere di gloria, diventi la splendida capitale del Regno Italico”. Il tema di “Roma” fu da allora in poi al centro del dibattito politico del piccolo regno, parente povero tra le grandi potenze europee, che si rifugiava, per così dire, tra le ali dell’aquila imperiale romana alimentando quel mito che si trasformò nel ventennio fascista nell’esaltazione della Roma conquistatrice di popoli e civilizzatrice con tutte le conseguenze che ne derivarono. La “questione romana” fu l’ossessione dei governi che si succedettero dal 1861 in poi; oggetto di complesse quanto inutili trattative diplomatiche e di scoperte trame; di tentativi di colpi di mano, nascostamente approvati dal re (la spedizione di Garibaldi del 1862 bloccata in Aspromonte dalle truppe regie; il velleitario tentativo dell’Eroe dei Due Mondi fermato a Mentana nel novembre 1867). Una questione impossibile a risolversi per l’appoggio politico e militare che la Francia di Napoleone III, per ragioni di politica interna francese, dava a Papato. La situazione, è noto, si sbloccò con la sconfitta di Napoleone a Sedan ad opera dei Prussiani e il crollo del secondo impero francese. In quel frangente il governo presieduto da Giovanni Lanza ritenne fosse giunto il momento di agire e informate le potenze europee, dopo un inutile tentativo di Vittorio Emanuele II di ottenere dal vecchio pontefice Pio IX l’autorizzazione a far entrare nello stato pontificio le truppe sabaude, agì. Alle ore 5,15 del mattino del 20 settembre 1870 un intenso cannoneggiamento aprì una breccia a Porta Pia. Pio IX, visto inutile ogni tentativo di difesa decise allora di deporre le armi e la bandiera bianca fu innalzata a porta Pia: erano le 10.10. I bersaglieri cominciarono così a entrare in città, con l’ordine di occuparne i punti strategici. La resa fu siglata a Villa Albani. Il referendum del 2 ottobre 1870 sancì l’annessione al Regno d’Italia della città, che, subito dopo, venne proclamata capitale. La breccia di Porta Pia fu, a ben guardare, più un’ operazione di polizia che una battaglia. Essa fu un fatto importante per l’Italia Unita che trovava la sua Capitale ma anche un evento di portata storica mondiale perché segnava la caduta definitiva del potere temporale dei papi, quel potere che essi ritenevano irrinunciabile per poter svolgere liberamente la propria missione religiosa e che, in vero, nei secoli precedenti ne aveva tutelato la libertà, ma in difesa del quale avevano troppo spesso sacrificato quegli stessi principi evangelici a cui si ispiravano.
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