Proseguono presso lo Spazio Open gli incontri promossi dall’Associazione Culturale Anassilaos con lo stesso Spazio Open,sul tema “Le strade vive della filosofia/Percorsi morali e politici per l’oggi”.
Conversazioni curate dal Dott. Vincenzo Musolino.
Il prossimo incontro, sempre in remoto, ha per tema “Il Liberismo filosofico di Carlo Antoni”.
La conversazione di Musolino parte dal saggio “Carlo Antoni, un filosofo liberista” di Francesco Postorino, Ph.D in filosofia politica e morale, che tra Reggio Calabria e Parigi ha approfondito il pensiero di un vero e proprio Carneade della filosofia politica italiana novecentesca che, dagli anni 40 alla fine degli anni 50, ha dato corpo ad una originale interpretazione progressiva e liberante del liberalismo e del liberismo, purtroppo poco nota. Riflessione che lo inserisce a pieno titolo in quella corrente culturale minoritaria e vivacissima della temperie liberale che da Salvemini giunge a Marco Pannella. E proprio del partito radicale di Mario Pannunzio il triestino Carlo Antoni fu uno dei fondatori, aderendo alla diaspora di sinistra del partito liberale (ri)fondato da Croce. E Croce fu il maestro cui Antoni riconobbe, tra l’altro, la specificità di uno storicismo politico che aveva essenzialmente il senso di depoliticizzare, demitizzandola, la trascendenza e l’utopia astratta – e per alcuni scientifica – capace solo di asservire le libere dinamiche dello spirito umano – e, quindi, del reale – ad un progetto, ad una pianificazione “intelligente” che prometteva la realizzazione di un prossimo paradiso terrestre, scevro dai conflitti e dall’alea della contingenza politica ed economica. È evidente che tale prospettiva filosofica e di metodo, contrapposta al sostanzialismo del Volk, della Nazione, della Classe, non poteva che sorgere dal’alveo di quel liberalismo che all’ideologismo prometeico ha sempre contrapposto quelle ignoranze epimeteiche riassunte in criteri quali l’eterogenesi dei fini, il risultato pubblico ed inintenzionale delle azioni private intenzionali, la sempre possibile revocabilità delle scelte, la narrazione di una “mano invisibile” operante nel mercato non come provvidenza che tutto sistema dall’esterno ma come spontaneo risultato soddisfacente per tutti che viene generato dallo scambio, dal contratto, dalla cessione e dall’acquisto che crea valore e crescita. Ma lungi dall’accontentarsi della mera e pacifica osservazione compiaciuta del reale coinvolto nel passaggio storico dal bene al meglio, Antoni, figlio del Secolo Breve e delle sue tragedie dissacranti, fa un passo avanti o, meglio, come ci suggerisce l’acuto Postorino, un passo indietro, quasi genealogico riscoprendo Kant ed il suo dover essere, in modo da arricchire l’approccio storicista con il valore della scelta responsabile e decisiva di un Individuo che ritorna al centro della politica. In questo contesto ideale si comprende bene come il suo liberismo economico – sempre contrapposto alla potenziale via della schiavitù insita nel collettivismo – possegga una profondissima carica etica concentrata, appunto, nel rifiuto di ogni agnosticismo ed indifferentismo e mobilitato da una coscienza sempre improntata a risolvere la frattura moderna tra essere e dover essere, con l’impegno vivo per la libertà e la democrazia. Per tutto questo fu naturale per Antoni optare per il partito radicale di Pannunzio e degli intellettuali raccolti sotto l’egida del Mondo; fu, in breve, il peculiare tentativo di strutturare anche filosoficamente una terza via che è sempre stata combattuta aspramente, in tempi differenti, e, forse, anche oggi, dalle chiese politiche in campo, da chi ha sempre temuto la concorrenza destabilizzante del pensiero libero e pragmatico tanto nel mondo operaio che il quello borghese.
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