Michele Tripodi già sindaco di Polistena, ieri sera nel corso di una diretta Facebook si è soffermato su alcune tematiche importanti inerenti la Calabria.
Tripodi riassume a grandi linee il suo discorso: “Ho criticato, argomentandola, la chiusura delle scuole poiché sono convinto che ancora una volta sia una misura esagerata per la Calabria.
Sul punto ho detto altre cose importanti su cui avrò modo di ritornare, come sull’annunciato rinvio, arbitrario e incostituzionale, delle elezioni regionali.
Tuttavia ad un certo punto della diretta attorno alle ore 21.30 facevo notare una contraddizione nella contraddizione. Mentre il presidente facente funzioni Spirlí qualche giorno prima mostrava sensibilità non comune verso i bambini, annunciando la chiusura delle scuole proprio per tutelare la loro salute ed evitare – parole sue testuali – ai più piccoli le terapie intensive (cosa umanamente più che auspicabile) si “dimenticava” poi nell’ordinanza di chiudere le scuole dell’infanzia, frequentate appunto dai bimbi più piccoli.
Alle ore 22.30 arrivava puntuale (come la pillola contro gli sbalzi di pressione) la rettifica del Presidente f.f. che ha parlato di refuso nell’ordinanza. Come se stabilire di tenere aperti i nidi e le scuole dell’infanzia potesse essere un semplice refuso grammaticale .
Fermo restando il fatto che a mio avviso si poteva tranquillamente andare a scuola, tutti, poiché il livello dei contagi è molto basso in Calabria in questo momento con un RT di 0,87 e dunque Spirlí lo ha fatto solo per crearsi l’alibi aberrante ma utile a consentirgli di poter riscrivere nei prossimi giorni il decreto che rinvia ancora le elezioni e rimanere sul trono ben pagato per altri sette mesi, pregiudizio e danno per l’istruzione dei piccoli, per il collocamento al lavoro di insegnanti e personale, per l’economia locale (attività, bar, ristoratori) sono amplificati oltremodo con la chiusura delle scuole.
Mi sorge un dubbio .
Ma non è che il caro Nino ha visto la mia diretta?”
Infine Michele Tripodi conclude:”È proprio vero nell’era dei social e dei presidenti/commissari facenti “troppe funzioni” ( e anche male ) conta più una diretta Facebook che un ruolo istituzionale legittimamente assegnato dai cittadini.
E questo non va bene per niente.
Viva la democrazia”.
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