Con una conversazione in remoto di Giuseppe Diaco sul tema “San Giorgio e Reggio Calabria” promossa dall’Associazione Culturale Anassilaos congiuntamente con lo Spazio Open in collaborazione con l’Archivio di Stato di Reggio Calabria e patrocinata dalla Deputazione di Storia Patria per la Calabria, il Sodalizio reggino rende omaggio al Santo Patrono della Città in occasione della festività del 23 aprile. Al centro della riflessione dello studioso e cultore di storia reggina, disponibile su You Tube e sul sito Facebook di Anassilaos, la presenza di San Giorgio nella storia di Reggio Calabria a partire dalla scorreria compiuta nell’anno 1085 dal saraceno Benavert, signore di Siracusa, nel corso della quale, come narra lo storico normanno Goffredo Malaterra, egli devasta “ecclesia haud longe in honore beati Nicolai, et aliam in beati Georgii sitam” il che presuppone l’esistenza di un culto del Santo guerriero già alla fine del 1100. Lo studioso ripercorre da quella data tutte le fasi della presenza di San Giorgio a Reggio, dall’adozione dello stemma cittadino con l’immagine del Santo di cui tratta per primo Giannangelo Spagnolio in un capitolo, oggi perduto, del “De Rebus Rheginis”, per fortuna tramandatoci da Antonio Maria De Lorenzo che lo poteva ancora leggere nella seconda metà dell’Ottocento all’esistenza, ancora verso la fine del Cinquecento, attestata dalle prime due Visite Pastorali di Annibale d’Afflitto, Arcivescovo di Reggio, di ben quattro chiese dedicate a Giorgio, due delle quali, San Giorgio della Giudecca e San Giorgio di Lagonia, erano già dirute a quel tempo mentre le due rimanenti, San Giorgio alle Sbarre o Extra Moenia e San Giorgio de Gulpheriis o Intra Moenia sono destinate a giungere fino ai nostri tempi. Diaco si sofferma in particolare su San Giorgio Intra divenuta nel corso dei secoli la chiesa “ufficiale” dell’Università (Comune) di Reggio Calabria. Era infatti presso la Chiesa del Santo Patrono che si svolgevano le celebrazioni di presa di possesso della carica di sindaco degli eletti. La Chiesa fu destinataria nel 1658 di una reliquia del Santo offerta alla Città da papa Alessandro VII (Agostino Chigi) e recata a Reggio dall’ammiraglio Bichi, poi dispersa nel sisma del 1783. Le vicende della Chiesa “Cittadina” accompagnano la storia reggina e i diversi momenti ricostruttivi della città dopo il sisma del 28 dicembre 1908 e la Grande Guerra e si incontrano con la ferma volontà di Demetrio Moscato, Cappellano Militare nella Prima Guerra e parroco dal 1922 della piccola chiesa ricostruita dopo il terremoto, di erigere sulle fondamenta di San Giorgio de Gulpheriis un tempio ai Caduti della Grande Guerra, progetto al quale egli, poi nominato vescovo di San Marco Argentano (1932) e Arcivescovo di Salerno (1940), dedicò tutta la sua vita. Tale idea che nasceva all’indomani della istituzione del Milite Ignoto (1921), evento al quale l’Anassilaos dedicherà il prossimo incontro, si concretizzò – e Diaco ne segue tutte le fasi – nel maggio del 1935 con la consacrazione del Tempio ad opera dello stesso Moscato (23 maggio) e la sua inaugurazione (26 maggio) alla presenza di Umberto di Savoia in sostituzione di Re Vittorio Emanuele III che all’iniziativa aveva concesso il patrocinio. L’opera realizzata dall’architetto Camillo Autore che in Città aveva progettato e portato a compimento una importante serie di opere pubbliche (Liceo Ginnasio Campanella, Istituto Tecnico Piria, monumento celebrativo del Giubileo di Vittorio Emanuele III ovvero il Cippo, la Fontana Luminosa nonché numerosi edifici religiosi ) e private è tuttora una parte importante del tessuto urbanistico cittadino ma anche e soprattutto di quello religioso.
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