Promosso dall’Associazione Culturale Anassilaos congiuntamente con lo Spazio Open, si è tenuto l’incontro, patrocinato dalla Deputazione di Storia Patria per la Calabria, sul Brigantaggio nella Calabria spagnola tra XVI e XVII secolo. La conversazione. disponibile sul sito facebook di Anassilaos e su You Tube da martedì 1 giugno, è stata tenuta dal dottor Fabio Arichetta socio della stessa Deputazione. Tra il Cinquecento ed il Seicento in Calabria si manifestò il fenomeno del brigantaggio e del banditismo di pari passo con il diffondersi all’interno delle Università (città) di un conflitto civile che vide il ceto nobiliare scontrarsi duramente con i ceti sociali emergenti – e scontri spesso sanguinosi si registrarono anche a Reggio Calabria tra opposte famiglie e i loro sostenitori – al fine di controllare e guidare quello sviluppo economico che già nel XVI secolo si stava manifestando nella Regione. Infatti in quel secolo si assiste ad un incremento demografico che è conseguenza diretta di una crescita economica determinata da una favorevole congiuntura dei mercati internazionali che si aprirono alle produzioni calabresi, e tra esse, soprattutto alla produzione di seta. Tale crescita economica, e quindi sociale, fece si che le città demaniali di Reggio, Cosenza e Catanzaro, progredissero sia sotto il profilo socio-economico che su quello politico. Tale congiuntura favorevole cominciò poi lentamente a declinare creando uno squilibrio tra le risorse disponibili e l’ aumento della popolazione. Si determinò così la fine di una crescita equilibrata della produzione agricola e l’avvio di una crisi economica che durerà fino agli anni Venti e Trenta del XVII secolo, a seguito anche del forte aumento dei prezzi che sconvolse i rapporti economici e sociali. Tale crisi segnò anche l’inizio di una fase di instabilità e incertezza nei rapporti sociali all’interno delle Università provocando disoccupazione e miseria. In questa fase si manifestò dunque con estrema violenza il fenomeno del brigantaggio che non fu solo un fenomeno di delinquenza «comune» e di ribellismo popolare, ma un fenomeno trasversale ai ceti, presente anche in realtà urbane oltre che rurali al punto di assumere una connotazione parapolitica. La Corona cercherà i mezzi giudiziari e militari per contrastare tale fenomeno ma ben presto le esigenze belliche per la difesa del Vice Regno convertiranno il brigantaggio in bacino di risorse a cui attingere attraverso amnistie e indulti per quanti vivevano come fuorilegge e decisero di aderire all’invito di arruolamento fatto dagli organi della Corona per difendere il Vice Regno.
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