Franca Milazzo, figlia del Partigiano “Catania”; Franco Russo, nipote dei Partigiani Giuseppina Russo e Marco Perpiglia; Sandro Vitale, fondatore dell’ANPI di Reggio Calabria;Antonio Casile, già Presidente dell’ANPI di Reggio Calabria, affermano:
”Il 9 giugno del 1937 Carlo Rosselli, uno dei più importanti rappresentanti dell’anti-fascismo italiano, fondatore del movimento “Giustizia e Libertà”, si trova in una cittadina francese della Normandia (Bagnoles-de-l’Orne), insieme al fratello Nello, che da qualche giorno lo ha raggiunto in Francia.
Nel pomeriggio Carlo e Nello cadono vittime di un’imboscata e vengono assassinati da alcuni sicari di un’organizzazione francese filo-fascista (la Cagoule).
L’assassinio dei fratelli Rosselli viene subito attribuito direttamente a Benito Mussolini, come risulta dal comunicato delle organizzazioni anti-fasciste in esilio che scrivono che “l’abominevole attentato risale all’iniziativa dell’organizzazione OVRA agli ordini diretti del Capo del Governo italiano”.
Carlo e Nello avevano poco più di 35 anni ed erano già molto conosciuti per la loro coraggiosa ed intelligente attività di contrasto al fascismo; Carlo in particolare aveva, insieme ad altri antifascisti, tra cui il futuro partigiano e Presidente della Repubblica Sandro Pertini, contribuito ad organizzare la fuga all’estero di Filippo Turati, uno dei più importanti politici socialisti italiani.
Carlo Rosselli aveva preso parte all’iniziativa delle “Brigate Internazionali” che nel 1936 combatterono nella guerra civile spagnola contro le truppe del dittatore Francisco Franco, alleato di Mussolini ed Hitler, per difendere la democrazia e la libertà.
Carlo e Nello furono seppelliti, in Francia, nel cimitero monumentale di Parigi, da dove, nel 1951 le loro tombe furono traslate nel cimitero di Trespiano, a Firenze, in cui sono sepolti anche lo storico Gaetano Salvemini (maestro e amico dei Rosselli) e Piero Calamandrei, uno dei fondatori del Partito d’Azione”.
Sulla lapide si vede il simbolo di Giustizia e Libertà, la “spada di fiamma”, e si legge un epitaffio scritto da Piero Calamandrei:«GIUSTIZIA E LIBERTÀ PER QUESTO MORIRONO PER QUESTO VIVONO»