L’incubo delle guardie mediche e della loro piena funzionalità aleggia nelle stanze del palazzo Asp. Le soluzioni proposte dal management aziendale per fronteggiare la carenza di medici – accorpare almeno sei postazioni distribuite sul territorio provinciale – generano dissenso interno e cozzano contro le aspettative dei sindaci, ora più che mai pronti a dar fiato alle trombe della protesta. Peraltro, il lievitare della tensione riporta in superficie il problema della copertura delle zone carenti il cui iter doveva essere portato avanti con la massima celerità. In realtà, a distanza di quasi tre mesi dal provvedimento con cui il commissario straordinario dell’Asp, Maria Pompea Bernardi, aveva deciso di rimpolpare gli organici delle postazioni di continuità assistenziale, non si hanno notizie sull’avvio delle procedure per la pubblicazione del bando sul Bollettino ufficiale della Regione (Bur). I posti da coprire nell’immediato e da mettere a concorso sono ben ventitrè. I medici, una volta assunti, dovranno prendere servizio nelle sedi di Vibo Valentia (sette posti), Vibo Marina (tre posti), Pizzo Calabro (tre), Cessaniti (uno), Maierato (uno), Mileto (due) Rombiolo (uno), Ricadi (uno), Nicotera (tre) e Soriano (uno). Sino a quando gli organici delle postazioni non saranno al completo, bisognerà lavorare per attenuare i disagi provocati, a parere del management aziendale, dalla mancanza di medici. Ma è davvero questa l’unica verità? Si direbbe proprio di no. A generare l’indisponibilità del personale medico sarebbe, infatti, l’esiguità della remunerazione. Chi lavora in guardia medica guadagnerebbe poco più di 20 euro l’ora contro i 40 di chi lavora nelle Usca e i 60/80 di chi opera nei centri hub vaccinali. Il problema più serio e più datato, comunque, sarebbe un altro ancora: nelle 39 postazioni di c.a. sarebbero in servizio circa 160 medici, ma meno della metà dei posti sarebbe coperto da medici titolari. Con tutto quel che ne consegue.