Quasi ogni giorno si registrano in Italia, ma anche in altri Stati casi di femminicidio o di violenza sempre sulle donne come lo stalking o il revenge porn.
Artefici sono sempre gli uomini: mariti, fidanzati, ex compagni , persone di famiglia, che dovrebbero solo proteggere e amare e mai uccidere.
I femminicidi non sono omicidi qualsiasi: una donna uccisa durante una rapina non è un femminicidio, è un omicidio in cui si dice solo che qualcuno è morto.
Sono femminicidi, invece, le donne uccise in quanto donne, perché considerate non persone ma “cose” di “proprietà”, da possedere, esseri inanimati non pensanti da mettere e spostare come l’ “uomo” vuole.
Il tutto all’interno di un sistema sociale, ancora oggi, patriarcale, maschilista e retrogrado, e anche se si parla di parità di genere è ancora obiettivo molto lontano da raggiungere.
A Polistena nella raffinata location del Salone delle Feste si è tenuto un incontro dal tema “Violenza sulle Donne e Femminicidio Il Ruolo dell’Arma dei Carabinieri”.
L’evento è stato fortemente voluto e organizzato dal Rotary Club di Polistena presieduto dal dott. Gaetano Vaccari.
L’evento si è aperto con il tradizionale tocco della campana e con i saluti istituzionali del dott. Francesco Zucco, il quale ha anche ricordato il test delle quattro domande adottato dal Rotary nel 1943, tradotto in 100 lingue e distribuito ovunque possibile, con la raccomandazione che esso venisse adottato da tutti i rotariani.
Esso si esprime in questo modo:
“Quello che pensiamo, diciamo o facciamo:
– è conforme alla verità?
– è corretto per tutti coloro che sono coinvolti?
– è di stimolo per la crescita di migliore buona volontà reciproca e di sentimenti di amicizia?
– è di beneficio per tutti gli interessati?”
Subito dopo si sono succeduti i saluti del vice sindaco di Polistena Giuseppe Politànò; di Don Pino De Masi presidente dell’Associazione “Libera”e del dott. Gaetano Vaccari, i quali hanno rimarcato l’importanza dell’evento.
A seguire il Comandante del Reparto Crimini Violenti dei Carabinieri del Ros Col. Paolo Vincenzoni ha brillantemente relazionato, ricordando anche episodi di vita vissuta nel corso suo difficile e importante lavoro di investigatore.
Il col. Vincenzoni ha illustrato il ruolo dei Ros ed ha sottolineato che chi interloquisce con una donna che ha subito violenza deve avere la competenza, la formazione e la preparazione per farlo; deve essere in grado di ascoltare in modo attento, empatico, attivo; leggere i segnali “sentinella”, cogliendo ogni silenzio, ogni sguardo abbassato, le espressioni del viso, il linguaggio non detto.
Quando una donna decide di denunciare e si siede su “quella” sedia davanti alle forze dell’ordine, “quella” sedia è pesante, porta con sé sofferenze, umiliazioni e pregiudizi. Per questo alla vittima va fatto capire che non è da sola, va informata dei suoi diritti e dell’esistenza di una rete di supporto territoriale composta da associazioni antiviolenza, dall’avvocato che la segue, dalla magistratura, dai servizi dell’Ente locale, dal Consultorio.
Va presa per mano e accompagnata durante tutto il lungo e non facile percorso.
Il Codice Rosso, l. 69 del 2009, ha previsto una corsia di preferenza riservata alle denunce per violenza di genere.
Ha impreziosito ulteriormente la serata la presenza in sala della Prof.ssa Maria Graziella Belcastro Mammola, vittima di sequestro e liberata dai Carabinieri, dopo 46 giorni di prigionia in Aspromonte.
Correva l’anno 1988, esattamente l’undici novembre e l’allora giovanissimo Tenente dei Carabinieri Paolo Vincenzoni, l’aveva accompagnata a casa.
Il Presidente Vaccari ha consegnato una targa ricordo e il gagliardetto del Rotary al relatore e una targa alla prof.ssa Belcastro.
Ha concluso l’evento il Governatore del Rotary della Calabria Ferdinando Amendola.
Erano presenti i Presidenti di altri Club Rotary , il past President Salvatore Auddino, autorità civili, religiose, militari e tante associazioni presenti sul territorio.