In questo libro che ha inaugurato la collana del Corriere della Sera “La vita quotidiana a…”; Almo Paita ci racconta, con una brillante scrittura, la Roma del 1600, la quale diventa la più bella città d’Europa, piena di chiese spettacolari, di cupole sontuose, di palazzi sfarzosi, di splendide ville, di meravigliose fontane.
Questo dopo le due catastrofi del sacco dei Lanzichenecchi nel 1527 e del terremoto provocato dalla Riforma protestante.
Tre papi dominano questo secolo – Paolo V, Urbano VIII, Alessandro VII – e un unico grande dittatore artistico, Gian Lorenzo Bernini, che completa l’immensa basilica di San Pietro.
Almo Paita ci descrive con dovizia di particolari: le strade, le case, gli usi e i costumi, la religione, le feste e l’alimentazione.
Le strade per esempio erano strette, piene di buche, polverose d’estate e fangose d’inverno, quasi tutte vicoli maleodoranti, dove la circolazione delle carrozze e dei carri era un problema, vista l’abitudine dei bottegai e degli artigiani di occupare lo spazio avanti alle botteghe con tavoli da lavoro e di mercanzia varia.
Non mancavano gli incidenti, quasi sempre per il problema della precedenza, in quanto per un aristocratico o un alto prelato cedere ad un incrocio il passo ad un suo simile ma di rango inferiore era inammissibile.
A volte ci scappava il morto.
In quelle strade si incontravano i pastori alla guida del loro bestiame, pecore, maiali, perfino buoi, che sporcavano e creavano confusione.
C’era poi il problema delle case.
Chi possedeva case grandi o interi palazzi pretendeva pigioni esose. Chi non aveva soldi da spendere finiva nei tuguri o sotto i ponti.
A Roma erano presenti alberghi e osterie molto frequentati.
Tantissimi i turisti, specialmente nelle occasioni religiose, come il Giubileo; ma anche immigrati, ecclesiastici impegnati negli affari di governo, burocrati capitolini.
Da ogni parte dell’Italia e del mondo arrivava gente a Roma, proprio come oggi.
Un problema che nella Roma del Seicento assillava le autorità erano le bande di giovani e giovanissimi sfaccendati che imperversavano nelle strade, dando luogo a disordini e atti delinquenziali contro i quali nulla potevano le rare forze dell’ordine.
Le suole erano inesistenti. Tanti sacerdoti e laici fortemente impegnati in tal senso, non riuscivano a togliere dalla strada ragazzi e ragazze che non riuscivano a trovare un lavoro che li tenesse occupati.
Ne seguivano furti, rapine, prostituzione, duelli, sassaiole, dove erano vittime i passanti e i bottegai.
E poi ancora il teatro, i divertimenti, le feste i delitti, i castighi e le esecuzioni capitali.
Insomma un viaggio indimenticabile, che alla fine ci porta a pensare che forse niente è cambiato, perché nonostante tutto, molti problemi esistono ancora.
Almo Paita ha lavorato a lungo alla Rai, per la quale si è occupato di sceneggiati storici televisivi e programmi culturali. Nel 1987 ha vinto il Premio giornalistico internazionale Goethe 1987; nel 1990 il Premio Lunigiana storica. Ha collaborato a “Storia Illustrata” e a “Historia”.
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