Il FUXIA è un colore che prende il proprio nome dal fiore della pianta Fuchsia.
Colore, che viene indicato come segno di ottimismo, dinamismo ed ispirazione.
Generalmente viene considerato un colore molto femminile, collegato alla sensualità ed alla spensieratezza.
Quest’anno il fuxia è tornato fortemente di moda, tutte le vetrine dei negozi di abbigliamento e le bancarelle dei mercati sono state magicamente colorate di fuxia; persino le scarpe ,le borse e la bigiotteria. Sarà il colore dell’estate 2022.
Ricordare vuol dire riportare al cuore.
Le vetrine quest’anno, hanno magicamente riportato al mio cuore, una ragazza di nome Iris conosciuta nel 1992, anno in cui il fuxia andava di moda.
Era una bella ragazza, con tantissimi capelli neri e ricci, aveva un fisico da modella e amava fortemente i libri.
Era buona e gentile. Eravamo buone amiche.
Ricordo in particolare che, doveva partecipare ad un matrimonio a Roma, e mi aveva pregata di accompagnarla per scegliere con cura il vestito.
Siamo andate nel negozio più importante, in un paese della Valle del Marro, dove Iris aveva trovato un delizioso abitino fuxia, con le scarpine e la borsa abbinate e poi, in una profumeria di un amico di suo padre, aveva comprato una bellissima collana di perle coltivate e lo smalto e il rossetto, sempre fuxia.
Iris aveva scelto tutto meticolosamente, perchè c’era un motivo speciale: al matrimonio avrebbe incontrato “l’uomo con le stellette”, di cui era perdutamente innamorata.
Anche lui era tra gli invitati al matrimonio.
La ragazza del profondo Sud sognava di poter conquistare i suoi occhi e il suo cuore.
Roma agli occhi i di Iris, in quell’ormai lontano 1992, era la città più bella del mondo, era un sogno che profumava di bellezza, storia, cultura, fede e amore.
La città eterna, nata il 21 aprile del 753 a. C. era agli occhi di Iris, la città dell’amore, dove i sogni si potevano ancora realizzare.
Venditti cantava: “Bomba non Bomba arriveremo a Roma…”.
E a Roma Iris era finalmente arrivata.
Nella Sala Rossa del Campidoglio dove si celebrava il matrimonio, c’era davvero lui ,”l’uomo con le stellette”.
Iris fasciata nel suo abitino fuxia era davvero felice.
Il ricevimento si era svolto in un noto locale della periferia, allietato da un orchestra, che a fine pranzo, aveva fatto ballare tutti con la sua coinvolgente musica.
L’uomo che Iris aveva mille volte sognato, adesso era lì ad un passo dal suo cuore.
A volte quando Selene splende misteriosa sul mare di Geolia, nel silenzio della notte , riesco a sentire i battiti del cuore di Iris, rimasti impigliati tra le chiome degli ulivi del natio borgo.
Non ricordo i particolari del racconto di Iris, ma quando iniziarono le danze, Iris e il suo amore iniziarono parlare, a ricordare i tuffi dallo scoglio dell’Ulivarella, la parmigiana squisita di nonna Angela, i giri con il motorino, le telefonate della nonna ed altro ancora.
L’uomo con le stellette, poi l’aveva invitata a ballare, lui era bravissimo perché aveva frequentato una scuola di ballo.
Iris mi aveva raccontato che tra le sue braccia, si era sentita infinitamente felice e aveva capito che quello era il suo posto, l’unico dove avrebbe voluto abitare tutta la vita.
L’unico posto al mondo, al diavolo il lavoro, la carriera, al diavolo tutto e tutti.
Iris desiderava soltanto essere la donna “dell’uomo con le stellette”, la mamma dei suoi figli, tre precisamente.
Poco tempo dopo stretta tra le sue braccia sotto il magico cielo di Roma, iris glielo aveva detto
“ Voglio solo essere la tua donna” .
” Ti piacerebbe che chiamassimo Flaminia la prima figlia?”
Non fu così! Povera Iris, ricordo un giorno l’avevo vista seduta sulle sponde del Metauros, un tempo sacro agli dei.
Piangeva e le sue lacrime erano perle che cadevano nel fiume e si confondevano con i sassolini.
Povera Iris piangeva, era rimasta sola, sola con il suo dolore, con le sue lacrime.
Dopo non l’ho più vista, ha lasciato il borgo natio, senza nemmeno salutarmi e dopo di lei sono andata via anch’io.
Sono passati i mesi, le stagioni e gli anni, tantissimi anni, costellati, dal dolore, dalle lacrime, dalla miseria e dalla Misericordia e di iris non ho più mai saputo niente.
Da allora non ho più visto vestiti fuxia.
Quest’anno, prima in tv e ora nelle vetrine e sulle riviste femminili sono tornati gli abiti fuxia, lo stesso identico colore dell’abito di Iris.
Sono tornata in Calabria al borgo natio, una breve vacanza prima del prossimo lavoro, lì c’è ancora la casa dei genitori di Iris, ormai chiusa.
La sorella di Iris mi ha fatto entrare, ho rivisto quella che era la stanza di iris, ho aperto l’armadio e c’era ancora il vestito di Roma, su quel vestito il tempo non è mai passato, era nuovo, come quel giorno che lo avevamo scelto, l’ho preso l’ho chiuso in una custodia, non c’erano, però, le scarpe e la borsa.
Sul tavolino c’era ancora la macchia dello smalto fuxia che Iris non aveva voluto cancellare, in ricordo del viaggio a Roma.
E l’unica cosa che è rimasta di quel sogno infranto, di una vita spezzata, di cent’anni di solitudine, quelli senza di lui.
Una vita come ho detto prima, costellata da dolore, solitudine, rinunce e umiliazioni.
Una “non vita”, mi aveva scritto in una lettera, l’unica che avevo ricevuto, prima del silenzio.
Ho deciso che lo conserverò io, chissà magari un giorno ci rivedremo e mi ringrazierà.
Passeggio tra gli ulivi del borgo natio, l’estate è alle porte, alle mie nari arrivano gli stessi profumi della nostra adolescenza(mia e di Iris), sento gli stessi rintocchi delle campane e canta ancora il gallo dispettoso.
Il fuxia è ritornato di moda, persino le borse e le scarpine sono uguali a quelle di Iris, in fondo nel mondo tutto torna, tutto si ripete, si rinnova, si ricicla.
Iris però non è più tornata. Vorrei tanto rivederla, incontrarla, parlarle, ma non tornerà più, lo so, è scomparsa come il suo sogno, sul lago del tempo.