“La poesia contemporanea tra impegno e disimpegno. Cosa è oggi il poeta in Calabria?” è il tema del terzo degli incontri promossi dall’Associazione Culturale Anassilaos e dalla Biblioteca De Nava, con il patrocinio del Comune di Reggio Calabria, nell’ambito della mostra “Scrittori di Calabria” tuttora in svolgimento presso la medesima Biblioteca, a cura di Maria Festa, Francesca Neri, Pina De Felice, Daniela Scuncia, che si terrà giovedì 19 maggio alle ore 16,45 presso la Sala Giuffrè della De Nava. Al centro della riflessione della Dott.ssa Daniela Scuncia il ruolo e la funzione della poesia e dei poeti nella società contemporanea che le attuali emergenze, inaspettate e inattese, prima la pandemia e dopo la guerra in Ucraina, hanno reso particolarmente significativi. Ecco allora che i tre quesiti che all’inizio del 2022 la Sezione Poesia dell’Associazione Culturale Anassilaos ha rivolto ai poeti, invitandoli ad offrire una loro riflessione, assumono, alla luce degli eventi bellici tuttora in corso, un significato ed una attualità che interpellano innanzi tutto la coscienza dell’umanità ma anche quella di quel “particolare essere” che è il poeta (1:in questo mondo così mutato dall’ irruzione nelle nostre vite della velocità dell’informazione, dalla parola scritta contingentata per effetto di una iper produzione nel mare magno del web al quale tutti noi siamo connessi e in cui la parola poetica sembra dissolta nelle mani di molti, moltissimi, cosa significa oggi “essere poeti”? 2: Esiste un legame che unisce l’anima del poeta con il suo quotidiano lavorativo, familiare? … 3 Può il testo poetico bastare a sé stesso o il lettore ha il diritto di conoscere la biografia dell’autore per meglio comprenderne il significato? Ma soprattutto, è necessario che chi legge dei versi conosca anche i dolori, le manie, le difficoltà dell’uomo-poeta; perché e in quale misura?) . L’irrompere delle tragedie della storia nella vita quotidiana di ciascuno – scrive in una nota il Presidente del Sodalizio reggino Stefano Iorfida -ancor più chiama in causa il poeta che nel corso dei secoli, dinanzi ai più disparati eventi, è stato chiamato a interpretare, spiegare, tramandare, a farsi insomma, con le sole armi della parola, “testimone”. “Qui dove è quasi distrutta la storia, resta la poesia” scriveva Giovanni Pascoli nel discorso in memoria di Diego Vitrioli tenuto a Messina nel 1898 nel quale evidenziava, pur dinanzi alle ruine causate dagli eventi naturali (terremoti) la funzione liberatrice e vitale della poesia. Taluno, invece, ha immaginato anche “la morte della poesia” dinanzi all’ immanità di taluni eventi. Lo pensò, dinanzi all’enormità della Shoah, il filosofo Theodor Adorno. Scrivere una poesia dopo Auschwitz – egli scrisse – è barbaro (“Nach Auschwitz ein Gedicht zu schreiben ist barbarisch”). In realtà noi riteniamo – ed è anche il senso autentico di tali incontri – che la poesia possa levare alto il suo sguardo sulle tragedie della storia. “Ma questo lei può descriverlo?” chiese una “donna dalle labbra livide” ad Anna Achmatova, entrambe in fila davanti alle carceri di Leningrado per chiedere informazioni sulla sorte dei propri congiunti ai tempi di Stalin e alla risposta affermativa della poetessa “Una sorta di sorriso scivolò lungo quello che un tempo era stato il suo volto”. Nei momenti tragici della storia dunque soltanto la poesia è capace di guardare la realtà, di offrire una speranza e una consolazione.