L’Universitas Vivariensis si appresta a presentare due nuovi libri nelle prossime giornate.
Il primo a Roma presso la Biblioteca Casanatese (via di Sant’Ignazio 52) giovedì 1 dicembre 2022 con inizio alle ore 17 dal titolo Una vita per l’arte. La Nuova Pesa nella Roma degli anni Sessanta nel racconto di Gaspare Giansanti (Editoriale Progetto 2000, 2022).
Interverranno la direttrice della Biblioteca Casanatense Lucia Marchi, il rettore dell’Universitas Vivariensis Demetrio Guzzardi, i giornalisti Pino Nano e Duccio Trombadori, il critico d’arte Francesco Gallo Mazzeo e naturalmente il curatore del volume Rosario Sprovieri.
Il saggio Una vita per l’arte, è stato curato da Rosario Sprovieri, originario di San Pietro in Guarano (CS); il funzionario del Ministero della cultura attraverso i racconti di Gaspare Giansanti, ripercorre i successi della galleria romana La Nuova Pesa che nei primi anni Sessanta fece conoscere l’arte contemporanea nella capitale. Giansanti era il factotum della galleria (i proprietari erano Alvaro Marchini, Antonello Trombadori e Fernando Terenzi) e in quella straordinaria esperienza riuscì a capire il mondo dell’arte e si fece apprezzare dai grandi artisti che esponevano a La Nuova Pesa. Tra i nomi più famosi: Pablo Picasso, Fernand Léger, Bill Morrow, José Ortega, Juan Gris, Renato Guttuso, Carlo Levi, Corrado Cagli, Mario Sironi, Marino Mazzacurati, Ernesto Treccani, Ugo Attardi, Salvatore Provino, Pericle Fazzini, Giacomo Manzù.
Grande spazio anche per l’artista calabrese Aldo Turchiaro di Celico che fu allievo, amico e collaboratore di Renato Guttuso che era di “casa” a La Nuova Pesa.
Così diceva Gaspare Giansanti: «In questa mia narrazione, spero, sia riuscito a far rivivere uomini, artisti e opere; non ho mai inteso né privilegiare né diminuire lo spessore di alcuno, ho voluto ricordare fatti, caratteri e situazioni che hanno arricchito la mia vita, perché l’ho spesa con attenzione, strofinando il mio cervello con quello dei più grandi maestri dell’arte, prendendo dalla loro intelligenza tutto quello che sono riuscito a comprendere e a far mio. Questa avventura mi ha trasformato in un testimone dei movimenti, delle espressioni e dei grandi eventi dell’arte contemporanea a Roma. La raccolta di ricordi è un mio dono a tutti quelli che hanno interesse per il mondo dell’arte, degli artisti e della bellezza. Ho imparato tantissimo da questa straordinaria esperienza e posso tranquillamente dire: Vale bene per questo, spendere la propria vita».
Il secondo testo che verrà presentato è la storia di una piccola comunità parrocchiale calabrese, l’appuntamento è a Serricella d’Acri, nella Chiesa di San Giorgio Martire sabato 3 dicembre 2022 con inizio alle ore 16 dal titolo Don Domenico Conte e la parrocchia di Serricella d’Acri (Editoriale Progetto 2000, 2022).
interverranno con saluti introduttivi: Mario Bonacci (assessore alla cultura di Acri), il sindaco di Bisignano Francesco Fucile, il dirigente scolastico Franco Murano; gli interventi saranno dell’editore Demetrio Guzzardi e di don Sergio Groccia, parroco di Duglia, che ha anche firmato la nota di apertura al libro; i lavori saranno moderati dalla docente Annalisa Turano; le conclusioni del curatore dell’opera don Salvatore Belsito.
Il volume sulla parrocchia di Serricella d’Acri e dei suoi primi due parroci è una commovente storia di amore e di presenza cristiana tra i “campagnuoli” di una zona rurale, chiamata “Chilla banna” dall’altra parte del fiume. Nel 1914 il vescovo di San Marco e Bisignano, mons. Salvatore Scanu (sardo originario di Ozieri) decide, non senza polemiche roventi, di spostare un beneficio parrocchiale da una zona all’altra di Acri per dare alla gente delle campagne un luogo dove poter vivere la propria fede. Una piccola parrocchia, ma con grandi personalità: don Domenico Conte e don Vincenzo Vaglica.
Il curatore del volume, don Salvatore Belsito, da 20 anni è il parroco di Serricella; ha già pubblicato nel 2018, sempre con Editoriale Progetto 2000 il libro L’ecumenismo “vissuto”. Il frate cappuccino Callisto Lopinot cappellano del campo di concentramento a Ferramonti di Tarsia; lo studio di Belsito è stato premiato quale “migliore dissertazione di licenza in Teologia” dalla Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale.