Il sindaco di Polistena Michele Tripodi afferma: ”Ieri il maestro Cosimo Allera che ringrazio per la disponibilità e la bravura, ha completato il murale realizzato sul muro sottostante il parcheggio dell’ospedale.
Il muro, prima deturpato dall’affissione selvaggia, é stato scelto dall’Amministrazione Comunale nell’ambito di un progetto di riqualificazione avviato lo scorso anno, rappresentativo di uno fra i quattro elementi naturali cioè l’aria”.
Michele Tripodi continua:”Da qui la richiesta di adesione al progetto di StreetArt ppromosso dalla Città Metropolitana di Reggio Calabria che, associando il tema dei Bronzi di Riace, ha finanziato la realizzazione del murale.
Abbiamo così pensato ad una rappresentazione mista, capace di coniugare i contenuti arricchiti del gusto dell’inaspettato e dello spunto critico tipico della Street Art”.
Tripodi aggiunge:”L’arte dei murales di strada appunto é di per sè una sfida al sistema compiacente ed alla società conformista che, in questo tempo difficile ricalca proprio il modo di amministrare, il pensiero e la diversità delle scelte compiute dall’Amministrazione Comunale di Polistena.
Il murale con dentro ‘La mano de Dios’ che garbatamente l’autore Cosimo Allera ha denominato
‘I miti di ieri e i miti di oggi’, é insieme un monito contro la guerra, un inno alla pace, alla solidarietà e all’integrazione fra i popoli, uno stimolo alla ribellione che parta dal Sud del mondo e dai più deboli, un’evidenza che metta al centro il Mediterraneo con le sue bellezze poco valorizzate, la sua arte, le sue civiltà, le sue culture multiformi e variopinte dalle diverse influenze dei popoli e degli stati che vi si affacciano”.
E ancora Tripodi afferma: ”Diego Maradona, campione di calcio del Napoli città del Sud Italia bagnata dal Mar Mediterraneo passò alla storia in quella partita del mondiale Mexico 1986, Argentina-Inghilterra vinta dalla seleccionargentina 2-1, per aver segnato il goal più bello della storia del calcio. Ma pure per aver segnato un secondo goal con una mano suscitando nell’immediato lo scandalo della critica che si scagliò addosso allo stesso Maradona.
Le risposta del ‘Pibe de oro’ fu secca, provocatoria ed efficace: quella mano é stata ‘la mano de Dios’.
Il riferimento immediato era alla guerra che l’Inghilterra, per imprecisate ragioni di retaggio neocoloniale, combattè per rivendicare la proprietà delle isole Malvine arcipelago poco distante dalla costa dello Stato argentino.
La mano de Dios fu segno di liberazione nei confronti dell’imperialismo e della politica neocoloniale portata avanti dagli Stati più ricchi e più potenti della Terra”.
Infine Michele Tripodi conclude: ”La città di Polistena condivide con la città di Napoli, la seconda casa di Maradona, una storia artistica comune e soprattutto gli stessi problemi di un Sud sempre più emarginato e depredato delle sue risorse umane, ridimensionato nelle sue risorse materiali da politiche sbagliate come l’autonomia differenziata, afflitto dal dramma della disoccupazione giovanile.
Malgrado tutto è un Sud illuminato dal sole e dalla speranza di cambiamento, sempre in grado di sfoggiare felice alcuni primati come la qualità dell’aria, dei paesaggi, della natura, i colori azzurri e brillanti del cielo e del mare e quelli frizzanti dell’arcobaleno.
Dal murale di Polistena emerge all’esterno tutta questa interiorità e soprattutto si leggono sentimenti contrapposti che si identificano nella rabbia e nel desiderio di rivoluzione del più grande campione di calcio di tutti i tempi rappresentato nel disegno e sorretto allegoricamente dallo sguardo dei due magnifici bronzi che da attenti ed impassibili osservatori si scambiano nel ruolo dei calciatori protagonisti”.
Guerrieri, freddi, implacabili, sontuosi, coraggiosi protagonisti della storia passata e presente.
Proprio come dice bene il maestro Allera: “I miti di ieri e di oggi”.