La storia insegna che i fatti non si possono cancellare, nel bene e nel male, e sono gli Spiriti luminosi a spostarsi in epoche diverse inseguendo la pace, turbata dall’odio e dagli orrori.
A Reggio Calabria, nel cimitero monumentale di “Condera”, l’Amministrazione comunale, rappresentata dall’assessore Rocco Albanese, le Associazioni Combattentistiche e d’Arma della città: marinai, paracadutisti, bersaglieri, carristi, finanzieri, ufficiali in congedo e decorati di medaglia d’oro mauriziana, nonché gli studenti dell’Istituto Tecnico Industriale “Panella Vallauri” di Reggio Calabria, hanno reso gli onori all’ardito tenente del Regio Esercito M.O.V.M. Antonino Panella, inquadrati davanti al monumento dove ancora riposano le sue spoglie e proprio nel luogo in cui, la notte sul 5 dicembre scorso, ignoti senza onore, ne hanno profanato la tomba e danneggiato la lapide.
I paracadutisti Anpd’I di Reggio Calabria, eredi degli arditi, motivati d’amore verso la Patria e verso i suoi figli caduti per difenderla, alcuni giorni fa, hanno accomodato la pietra tombale e riparato all’offesa subita dall’eroe, organizzando una sobria e significativa cerimonia.
Antonino Panella, nato a Reggio Calabria il 28.11.1895, cadde in combattimento a soli vent’anni, il 27.8.1917, per la riconquista del Veliki Hrib (la grande collina – in sloveno), durante la battaglia della Bainsizza.
Chiamato alle armi nel gennaio 1915 quando era ancora studente della Regia scuola industriale, che all’epoca contava solo 354 allievi, (successivamente trasformato con Decreto in Istituto tecnico (unico Istituto tecnico in tutta la Calabria) grazie alla fattiva opera del suo Commissario Avv. Pasquale Andiloro.
Fu inquadrato come Allievo Sergente nel 48° Rgt. Fanteria e, a seguito della dichiarazione di guerra all’Austria, il 24 maggio fu inviato in zona operazioni dove fu quattro volte ferito.
Conseguita poi la nomina di aspirante ufficiale nel giugno 1916, fu trasferito al 94° Rgt. Messina di stanza a Fano e qui assegnato alla IX Compagnia del III Btg. Al comando di un nucleo di arditi, compì ardue imprese. Meritò un encomio solenne per aver salvato, durante un violento bombardamento e incurante del fuoco nemico, diversi militari rimasti sepolti vivi sotto le macerie di una trincea. Gli fu conferita una medaglia d’argento al valor militare per la conquista di quota 174 del San Marco il 14 maggio 1917, quando riuscì a superare un fitto reticolato penetrando per primo nella postazione nemica. Col grado di tenente, nella battaglia di conquista del Veliki Hrib, si lanciò all’assalto conquistando una importante posizione che con i suoi uomini mantenne per due notti e tre giorni, riuscendo a respingere i numerosi contrattacchi del nemico pur superiore di forze ed armamenti. Rimasto isolato dal resto del battaglione, con poche munizioni, senza viveri ed acqua, fu esempio di fermezza e valore ai pochi superstiti quando cadde in combattimento urlando ai suoi uomini “avanti!”. A lui furono intitolati l’Istituto Tecnico Commerciale di Reggio Calabria, realizzato su suolo donato dalla sua famiglia, una strada del centro storico di Reggio Calabria, una strada a Crotone e Fano, sede del Rgt Messina nel quale era inquadrato.
Durante la cerimonia il paracadutista avv. Alfonso Mazzuca ha così rievocato:
“Non c’è bisogno dei Sepolcri di Ugo Foscolo per rammentare che sul rispetto dei morti, di tutti i morti, si basa qualunque civile convivenza. I sentimenti che si diffondono con le sepolture sono strumenti attraverso i quali i defunti continuano a vivere nella memoria. E quando si tratta di soldati che hanno sacrificato la loro via per la Patria e, quindi, per noi tutti, questo principio dovrebbe valere ancora di più e a maggior ragione. Tutte cose difficili queste, anzi probabilmente impossibili da spiegare ai balordi vigliacchi che, approfittando del buio, hanno profanato la tomba che custodisce le spoglie del nostro eroe, medaglia d’oro al valor militare, danneggiando anche la lapide”.
Hanno espresso e decantato la vita e l’eroismo dell’ardito italiano, meditando sulla libertà, rinnovando e invocando il valore della pace, che indica la via della legalità, affermando il valore della giustizia.: l’assessore Rocco Albanese – in rappresentanza dell’Amministrazione comunale, il prof. Antonio Moscato coi ragazzi dell’Istituto “Panella Vallaudi”, il preside capitano Nicola Pavone – presidente UNUCI –RC, paracadutista Nunzio Mileto – presidente Anpd’I RC. Coordinatore della cerimonia, il paracadutista capitano CC Cosimo Sframeli – presidente Nastro Verde Calabria.
Resi gli “onori ai caduti” con la deposizione di una ghirlanda di alloro, avvolta nel tricolore, al monumento dell’ardito tenente Antonino Panella. Con D. L. del 23 marzo 1919, venne concessa alla memoria dell’ufficiale la medaglia d’oro al v. m. con la seguente motivazione:
“In tutti i combattimenti cui prese parte tenne sempre il primo posto, il più vicino di fronte al nemico. In una asprissima azione, per tre giorni e due notti, con i suoi fanti affascinati dal suo fulgido valore contese con mirabile tenacia,palmo a palmo, un tratto di trincea nemica, su cui riuscì ad affermarsi ed a mantenersi solidamente, nonostante le alterne vicende dei combattimenti che si svolgevano ai suoi fianchi, anche quando venne a trovarsi, con pochi uomini rimastigli, isolato dal resto del battaglione. Quasi privo di munizioni, di viveri, di acqua, fu sereno, fortissimo, fiducioso sempre. Cadde gridando ancora Avanti! ai pochi superstiti che, così incitati, respinsero vittoriosamente un violento nuovo contrattacco avversario e resistettero ancora da soli per parecchie ore. – Veliki–Hrib, 28 agosto 1917”.
Giovanissimo ufficiale, armato di sola baionetta, fu chiamato a combattere una guerra infinita, ma non venne meno al giuramento prestato alla bandiera e con dignità e coraggio obbedì e difese ciò che era giusto. Combatté a difesa della Patria, perché l’Italia fosse unita e giusta. Andò incontro ai tentacoli mortali del nemico, senza esitare.
Chi ha appreso a morire ha disimparato ad essere servo e il saper morire libera a ogni sudditanza e costrizione. I paracadutisti non dimenticano e ricordano perché sia viva la memoria.