A Limbadi avviati i lavori di demolizione dell'abitazione abusiva di Diego Mancuso, alias "Mazzola" A Limbadi avviati i lavori di demolizione dell'abitazione abusiva di Diego Mancuso, alias "Mazzola"

A Limbadi avviati i lavori di demolizione dell’abitazione abusiva di Diego Mancuso, alias “Mazzola”

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Avviata la demolizione dell’abitazione abusiva del settantenne Diego Mancuso, alias “Mazzola”, figura apicale dell’omonimo clan della ‘ndrangheta di Limbadi.

I lavori in località “Petti di razza”, sulla strada provinciale 31 che congiunge il comune vibonese a quello di Rosarno, hanno avuto inizio nella mattinata di ieri alla presenza del sindaco Pantaleone Mercuri, dei carabinieri della locale Stazione e di alcuni impiegati dell’ufficio tecnico del Comune, e si protrarranno anche nei prossimi giorni.

Una villetta confiscata circa venti anni fa insieme ai sei ettari di terreno che la circondano dove, già da tempo, sono in corso i lavori per la realizzazione di una Casa famiglia che potrà ospitare circa dodici persone con gravi problemi di svantaggio sociale. Un’opera che a breve si concretizzerà grazie ad un finanziamento di circa 600mila euro elargito dal Ministero dell’Interno.

A presentarsi alle prime ore della giornata di ieri gli operai della ditta di Benestare, in provincia di Reggio Calabria, che hanno dato seguito all’appalto ottenuto nel 2020 per l’abbattimento della struttura concesso loro dai commissari prefettizi che all’epoca guidavano il Comune di Limbadi.

“Ho chiesto – afferma il sindaco Mercuri – che oltre alla costruzione della Casa famiglia, venisse realizzata una recinzione dell’intero terreno e, altresì, la messa in sicurezza dell’area con l’installazione di un sistema di videosorveglianza. Considerando che il luogo è isolato e fuori mano, infatti, chiunque potrebbe prendersi la libertà di introdursi e fare razzia degli infissi o di qualche altra struttura presente nell’area. Un minimo di sicurezza è necessaria”. Il progetto è molto ambizioso. E’ prevista, infatti, adiacente la Casa famiglia, anche la realizzazione di una piccola masseria. Al suo interno gli abitanti della Casa potranno dedicarsi alla produzione di prodotti tipici locali come formaggi e salumi. Inoltre, sarà allestito un orto botanico, un ambiente naturale che raccoglierà numerose varietà di piante. Tutto il materiale frutto della demolizione sarà riutilizzato, altresì, per realizzare delle viuzze interne all’area.

Ennesima sconfitta, quindi, per “Addeco”, boss storico del casato “Mbrogghia” che dopo essere stato scarcerato per aver scontato la pena inflittagli al termine dell’operazione Dinasty e che aveva trasferito la sua residenza in un villaggio di Santa Maria di Ricadi, oggi è detenuto in quanto nuovamente arrestato nel gennaio scorso per associazione mafiosa nell’ambito dell’operazione denominata Olimpo. Lo Stato si riappropria, così, di uno spazio confiscandolo alla mafia, ma, soprattutto, ad una famiglia che da troppo tempo continua ad imperare. L’avvio della Casa famiglia avrà un profondo significato per un territorio straordinario per ricchezze e bellezze, quello, cioè, di dare solide speranze a chi vive nella legalità, la maggior parte della gente, facendo capire loro che nulla può essere per sempre e, soprattutto, che la ‘ndrangheta si può combattere e, a volte, anche sconfiggere.

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