“ Da oltre sei mesi seguiamo con attenzione il rincorrersi di notizie a corrente alternata sulla paventata chiusura dello storico Seminario Arcivescovile “S. Pio X” di Reggio Calabria. E se comprendiamo il doveroso riserbo di tanti sacerdoti della nostra Archidiocesi contrari ad una decisione che si vorrebbe far maturare e digerire lentamente , sperando di renderla alla fine un fatto compiuto, è bene che le Autorità Ecclesiastiche deputate ad una decisione sappiano bene che non solo Reggio ma i fedeli dell’intera Archidiocesi, oggi brillantemente guidata da S.E. Mons. Fortunato Morrone, respingono con forza questo strisciante tentativo, compresi eventuali “impulsi” Superiori, anche in termini di “moral suasion” su alcuni dissenzienti Vescovi calabresi, che contraddicono clamorosamente con la storia della Chiesa Reggina e Calabrese”.
E’ quanto afferma Candeloro Imbalzano , piu’ volte Assessore e Vice Sindaco al Comune di Reggio e già Consigliere Regionale.
“Intanto, rifuggendo da giri di parole a questo punto fuori luogo, ricordiamo che la Chiesa di Reggio, con S. Paolo prima e subito dopo con S. Stefano di Nicea – primo vescovo da Lui nominato già duemila anni fa,- è stato il primo centro di diffusione del Vangelo in Calabria, come ricordava S. Giovanni Paolo II° nella sua indimenticabile visita compiuta a Reggio il 7 ottobre 1984. Il Santo Papa nel corso della sua memorabile omelia sottolineò che “S. Paolo di Tarso accese la prima fiaccola della fede cristiana a Reggio non solo per tutta la Calabria e da qui poi si diffuse sia su tutta la costa Jonica che su quella Tirrenica”. “Non solo. Non è superfluo ricordare che quella di Reggio è Sede Metropolitana della Calabria dal 1.165, ben molto prima del clamoroso scippo del 1970, antesignano di tutte le espropriazioni di questi ultimi decenni!!!. E che da Reggio per secoli sono dipese le”suffraganee” di Vibona, Tauriana, Locri, Rossano, Squillace, Tropea, Amantea, Crotone, Cosenza, Nicotera, Bisignano e Nicastro”, continua Candeloro Imbalzano.
“Venendo al presente, l’idea di un nuovo Istituto Teologico Calabro, non si comprende perché proprio a Catanzaro!, pur condivisibile in linea di principio per le motivazioni raccomandate dalla C.E.I. e che qui non ripetiamo, non trova alcun fondamento né, come abbiamo visto, sul piano storico ,né sul piano funzionale, dal momento che l’attuale vasto Seminario reggino,che risale al 1933, è ampiamente in condizione di accogliere i Seminaristi di altre strutture calabresi, comprese i quelle minori altrimenti destinate alla chiusura”,aggiunge ancora Candeloro Imbalzano.
“Ammenochè non si individui nella Chiesa Reggina l’anello debole di quella calabrese e si prefiguri già da ora per essa un futuro meno presente sul territorio metropolitano ed una funzione meno missionaria: tutto il contrario di un recente documento della Conferenza Episcopale Italiana, sulla necessità di non svuotare i territori ed anzi rafforzare in quelli esistenti la formazione per i presbiteri e le vocazioni sacerdotali”,conclude Candeloro Imbalzano.