A SCHIOVERE DI ERRI DE LUCA, FELTRINELLI

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Ho sempre amato, sin da bambina, tutto quello che è la cultura napoletana: teatro, canzoni, poesie, pittura, cinema e  letteratura.

Questo amore nel tempo è cresciuto e fa parte di me, per questo non posso non amare i libri di  Erri De Luca.

A Schiovere è meraviglioso, leggerlo vuol dire fare una passeggiata nei suggestivi vicoli napoletani, non ci vado dal 2019  e mi mancano tantissimo.

Nel libro in  101 voci di dialetto napoletano Erri De Luca innesta la cultura e la storia di un’intera città e dei suoi abitanti, con la penna e lo sguardo che invece sono solo suoi. Lo fa liberamente, muovendosi da una parola all’altra in maniera apparentemente casuale – “a schiovere”, come si dice a Napoli, a vanvera –, eppure tutto si tiene perché quelle parole si fanno racconti. Così la voce “Maruzze” (lumache) dà il la per una pagina sull’arte di scherzare con la fame e la miseria di Totò e Eduardo De Filippo; l’“Artéteca” (esuberanza) ci fa sentire la densità umana e “l’aria ispessita” di Napoli; una parola rara del dialetto, “Sbafantiello”, rievoca la canzone ’O guarracino, e sembra quasi di sentirla nelle orecchie, questa canzone celeberrima e anonima, come se l’autore fosse il popolo napole-tano tutto. Proprio come era stato, ricorda De Luca alla voce “Iamm’”, per Le quattro giornate di Napoli, il film di Nanni Loy sull’insurrezione popolare che cacciò i nazisti alla fine del settembre del 1943, dove mancano i titoli di coda con i nomi degli attori, proprio a significare che la rivolta era stata anonima e di popolo: “Il grido Iamm’ sulle barricate e altrove non ha bisogno di aggiungere nomi”. A ciò si uniscono i ricordi dell’autore, come la volta in cui suo padre riuscì a pescare “un purpo” e nel mostrarlo a sua madre l’animale le imbrattò d’inchiostro il costume nuovo… il padre, “conoscendola, si dette alla fuga senza neanche supplicare una scusa. E il po-lipo approfittò della crisi coniugale per rientrare in acqua”. Anche i proverbi e aneddoti ci mostrano sfaccettature inedite del napoletano portandoci alle origini del senso delle parole o per analogia ad altri luoghi e ad altre lingue. Lasciti dello spagnolo e dello Yiddish si ritrovano a tratti nel folklore partenopeo, in questa biografia delle parole che recupera termini dimenticati anche nella tradizione delle canzoni e poesie popolari, parole che portano odori penetranti e suoni oggi attutiti.

Ad accompagnare le parole e i racconti, usciti sull’omonima rubrica settimanale del “Corriere del Mezzo-giorno”, i disegni al tratto di Andrea Serio.

In copertina la mitica caffettiera napoletana, per sognare ancora.

Erri De Luca, all’anagrafe Enrico De Luca, è uno scrittore, poeta, traduttore e giornalista italiano nato a Napoli il 20 maggio 1950. Dopo essersi diplomato al Liceo classico Umberto I del capoluogo campano, si è trasferito a Roma nel 1968 per aderire a Lotta Continua. Nel 1976, tuttavia, ha deciso di abbandonare l’impegno politico.

Nel corso degli anni, ha svolto numerosi mestieri sia in Italia che all’estero. È stato, infatti, operaio qualificato, muratore, camionista e magazziniere.

Da autodidatta, ha studiato numerose lingue come il russo, lo yiddish, lo swahili e l’ebraico antico, traducendo alcuni libri della Bibbia. In questo caso, l’obiettivo era quello di riprodurre il testo sacro in una lingua che fosse quanto più simile all’originale ebraico.

Il primo romanzo dello scrittore è stato pubblicato nel 1989 e si intitola Non ora, non qui. Da giornalista, invece, ha collaborato con molti giornali come Avvenire, Il Corriere della Sera, Il manifesto e La Repubblica. Nel 2003, è stato membro della giuria della 56esima edizione del Festival di Cannes.

Con la nipote Aurora, ha portato a teatro lo spettacolo In viaggio con Aurora. Inoltre, ha collaborato anche alla realizzazione di corti, documentari e film.

Nel 2011, Erri De Luca ha istituito la Fondazione Erri De Luca che ha finalità culturali e sociali, messe in atto attraverso strumenti comunicativi che afferiscono a discipline artistiche differenti.

Tra i suoi romanzi più famosi : Montedidio, In nome della madre, I pesci non chiudono gli occhi, Il giorno prima della felicità, Il peso della farfalla e Le regole dello Shangai.

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