Il calabrese Luca Vallone, è un giovane artista della modernità, scenografo e illustratore è nato nel 1982 a Lamezia Terme città composita, a ridosso del massiccio del Reventino in provincia di Catanzaro. Ed è proprio nella “città tra i due mari” che ha appreso i primi rudimenti dell’arte, frequentando da studente, il rinomato liceo Artistico I.S. “De Nobili”.
Luca Vallone ha scelto l’Arte come linguaggio per la sua espressività che, poi nelle arti figurative è la qualità di mostrare, tramite gesti e atteggiamenti di volti, figure, paesaggi e opere materiche, i sentimenti e gli stati d’animo più complessi, forse; senza ombra di dubbio, l’idioma più ricco, più congeniale, più immediato e più vero. L’artista allora, proprio, attraverso un’abile sequenza di “manipolazioni creative”, pur di dar corpo all’idea: appronta, definisce e cesella sino alla perfezione ogni più piccolo dettaglio; esalta ogni minuzia visibile solo ad un occhio attento o a un vero esperto d’Arte.
Il gallerista, il mercante, il critico esperto potranno costatare personalmente la cura ostinata, la maestria e le tappe velate di ogni trasformazione graduale di ogni sua opera. E’, un vero viaggio, complesso, intenso, emotivo, “sentimentale”; quello che si snoda attraverso il percorso creativo che l’artista ci invita a compiere mentre ne accompagna il nostro passo, dall’intuizione poetica alla definizione, fino al completamento della forma definitiva.
L’artista è abile, sa entrare in contatto con le emozioni, ed è capace di regolarne ogni vibrazione, riesce bene a connettersi e a entrare in sintonia con le maree che scuotono la sua anima, egli, nonostante la tempesta interiore, si fa trovare sempre pronto intento a compiere quell’eterno umano viaggio, alla ricerca di risposte e di concretezza a tutte le ansie della vita.
E l’itinerario che desta meraviglia: è un incanto; l’endemico suo “fare-arte” è paziente, certosino, complesso, completo; a noi non resta altro che constatare la potenza della “lingua” che hanno le opere. Lingua immediata, universale, una narrazione segnica a trecentosessantacinque gradi, un modo geniale di comunicare all’eternità, attraverso la forma espressiva, tutta la sua ricchezza di rappresentazioni simboliche e di un ricco universo poetico che, alimenta il suo spirito.
La realizzazione artistica per Luca Vallone è la forma di linguaggio più amata, anche se il giovane artista rifugge dall’idea di un’arte meramente ornamentale, egli continua a proporci, attraverso matericità e tridimensionalità, le angolazioni del suo sentire, il suo punto di vista, tutto incentrato nella ricerca del “non detto”, di ciò che oggi risulta quasi non percepito; per questo prende in esame oggetti e figure che recupera e ri-pone al centro dall’immediatezza e dall’ordinaria realtà quotidiana.
Come Dewey, Luca Vallone è consapevole che “l’arte è il miglior mezzo di comunicazione”, in quanto linguaggio, solo l’arte può veicolare e inventare significati, attraverso tutti i caratteri dei suoi mezzi: pittura, scrittura, musica, fotografia.
In ogni opera infonde il suo universo più intimo; la materia magmatica, sgorga proprio da quelle colate calde che, appartengono alle eruzioni, di una mente ricca e fertile, proprio come accade alle messi mature, nel ciclo del grano.
Vallone è un riflessivo, uno di quegli umani che, solitamente trascorrono ore interminabili, nel proprio cosmo, prima dentro la propria testa perché, l’intelligenza non è solo la capacità di ragionare; ma è anche la capacità di trovare materiale rilevante nella memoria che permetta poi, il germogliare delle idee per relazionarsi meglio con il mondo.
Autore di spessore l’artista, riesce a portare a termine oltre centocinquanta opere all’anno. Prezioso è il tempo, veloce è l’incedere della vita, a maggior ragione per le anime sensibili, è così che, gli artisti hanno imparato che bisogna agire in fretta e, sanno come dare spazio, risalto e pathos alla materia, alle incessanti intuizioni, ai lampi di genio, agli stimoli che la psiche irradia. Luca Vallone da vita ad una serie complessa di circuiti simbolici, che scaturiscono dalla selezione dei flussi dello spirito, dalle idee più preziose, utili e buone per definire nuove forme, adatte alla comunicazione interattiva e al captare l’attenzione del mondo.
Gli stimoli che l’artista coglie e fa propri, stanno negli infiniti dettagli della natura, nel dedalo delle intricate relazioni umane e, nelle percezioni sensoriali, afferenti alla sfera del “cuore”, che a volte, sono estremamente labili, evanescenti, leggere e sfuggenti, difficili da incrociare e ardue da cogliere al volo. Sono scie senza pace, di repentine forme cangianti, somigliano a bianchi cirri di nuvole imperfette, straniate e strappate dal vento. Istanti, vapori, luci e fughe fulminee, è qui si annida l’ispirazione, che è l’Humus fertile del giovane artista.
Vengono alla luce qui, in questo eterno “Bing Bang” innanzi agli umani, tanti messaggi muti e silenti; note efficaci che cercano caparbiamente di comunicare al mondo, mostrando poesia, discreta e suggestiva, che la sensibilità più marcata scorge e riesce a svelare. L’artista, allora si fa “spugna umana” e, riesce con facilità ad assorbire, a cogliere, a trattenere e, a far sintesi di tanti residui, d’infiniti piccoli resti quasi insignificanti e, li affida a questa sua nuova “archeologia romantica”, a questo suo scavo nella terra della modernità.
Agli inizi la figura umana, risultò essere la forma privilegiata della sua indagine, per questo ne ha fatto, per anni, oggetto di ricerca e di studio; ma, dobbiamo dire che, sarebbe riduttivo inquadrare l’opera di Luca Vallone, in una sequenza di periodi definiti e circoscritti. In realtà l’artista, assecondando la sua vena poetica, ha spaziato in lungo e in largo, sin dal primo momento, su ogni versante dell’arte: della pittura, alla scultura, alla fotografia, al mondo della video-art e alle attuali varianti del tempo dell’arte digitale.
Luca Vallone ha messo in esposizione le sue opere complesse in molte mostre ed esposizioni, in diverse città del mondo: Londra, Parigi e Milano, (Centro Culturale Elsa Morante) Biblioteca Angelica e (Ambasciata della Repubblica Araba d’Egitto) a Roma – (Muca Cu Museo Universitario de Ciencias y Arte) di Città del Messico – (Scuderie Aldobrandini) di Frascati – (Castello Angioino Aragonese) di Agropoli – (Museo della Città Creativa) di Salerno – (Villa Obizzi) di Albignasego (Padova).
“Ad un passo dal cuore”
L’attuale personale Romana, allestita presso la Galleria “Triphè” in via delle fosse di Castello, a qualche centinaio di metri dall’eterna maestosità di Piazza San Pietro, è una dedica vera e propria all’universo del cuore e della mente; Vallone, a tal proposito, l’ha voluta intitolare: “Ad un passo dal cuore”.
È una bella esposizione, ben allestita, coinvolgente che, è stata curata, in ogni dettaglio, dalla gallerista, scrittrice e curatrice d’arte della modernità: Maria Laura Perilli. La posa in opera è riuscita benissimo, ogni lato e ogni angolo della galleria, sono diventati cornice armonica e funzionale, dove ben risaltano opere “bi” e “tridimensionali”.
Lasciandosi prendere dalle suggestioni dell’artista, si può compiere un vero percorso: “Si vede bene solo con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi.” (*)
Si può ritrovare il tempo di quando eravamo tutti bambini: “Tutti i grandi sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se ne ricordano.” (1)
E allora, diviene affascinante accompagnare l’artista, che è libero completamente, assorto in questo suo passionale “cammino”, che come succede al poeta Machado, lo spinge “dalla sua dimensione fisica e visiva, per farne una figura precipua dell’interiorità”.
Viandante, sono le tue impronte
il cammino, e niente più,
viandante, non c’è cammino,
il cammino si fa andando. (2)
E allora, l’artista procede e va, si sporge nei meandri della coscienza, perché sa che: “C’è un posto nel mondo dove il cuore batte forte, dove rimani senza fiato per quanta emozione provi; dove il tempo si ferma e non hai più l’età. Quel posto è tra le tue braccia in cui non invecchia il cuore, mentre la mente non smette mai di sognare”.(3)
Vallone affida poesia e, la sua incisiva espressione d’arte, al pathos emotivo; ci mette dentro tutta la potenza del linguaggio raffinato, voluto e cercato; codici che egli continua ad attingere nel proprio dall’universo intimo e inquieto; da quelle onde che battono sulle rive del mare, da quegli impulsi che il “cuore” riesce sommessamente a donargli.
Si serve del colore, delle forme, di tutta la matericità a più dimensioni e, poi solo allora alla fine del processo “creativo”, l’artista riesce a spalancare completamente la sua anima: “vieni ad abitare il mio cuore, ecco la fonte, ecco l’oceano, lo scorrere del fiume, tutto il mio fragore, la mia fiamma viva, il fuoco, la luce, vieni in me! Vorrei che abitassi il mio cuore perché tu, possa essere una creatura nuova, rigenerata, trasformata; qui accanto a me, nel fulcro della vita, qui ove nasce ogni energia, ove ogni emozione cresce e ove ogni volontà si mostra. (4) La chiamata dell’artista è perentoria: è l’invito ad abitare la ricchezza del cuore perché è: “il cuore – a sua volta – abita i luoghi in cui può amare”. (5)
La sua arte, divien così una specie di preghiera laica, un’invocazione che fluisce proprio dal petto. È una orazione che libera ogni cuore, che libera gli uomini e, che mai permetterà che ciò che è male, abbia il sopravvento.
“Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce” (6) e, anche se a volte “la ragione può avvertirci di quel che conviene evitare; è solo il cuore ci dice quel che dobbiamo fare”. (7) “Solo l’uomo può salvare sé stesso” – dice il giovane maestro Luca Vallone, ed è per questo che egli nutre viva speranza, fondata e concreta che: “Come una candela ne accende un’altra e così si trovano accese migliaia di candele, così un cuore ne accende un altro e così si accendono migliaia di cuori. (8)
L’artista ha cuore ed è votato completamente al “bene”, perciò prova, attraverso la forza della sua arte, di dare un segno marcato alla vita, proprio come accadde a don Lorenzo Milani, che sulle colline del Mugello, aveva inventato una scuola per i ragazzi della povera gente; dove sulle pareti delle aule volle fosse scritto: “I care”, “Mi sta a cuore”, così come oggi, succede per umanità e terra, a quell’artista geniale che è Luca Vallone.
In mostra troviamo, due sezioni distinte: una prima parte con dieci opere pittoriche e le installazioni di cuori scultorei su piedistalli, c’è ancora una seconda parte, contraddistinta dal colore rosa, che intende rappresentare proprio il cammino dalla “corteccia/pelle” fino ai meandri del cuore, dentro a quel groviglio di fili invisibili che delicatamente ci tengono insieme. “Ad un passo dal cuore” per poter fare davvero un viaggio fra i ricami e i segreti delle nostre anime belle. -RS-
Di Arte e di Cuori, Luca Vallone è in compagnia di:
Jehan de Grise, L’offerta del cuore da Romance di Alexander, 1338 -1344
Gudula Master, Ritratto di giovane uomo, XV secolo
Christine de Pizan, Miniatura con Venere che riceve i cuori degli amanti dal manoscritto L’Épître Othéa, XV secolo
René d’Anjou, Abbracciare il cuore, Le mortifiement de vaine plaisance, Francia ca. 1470
L’Amante e la Maniera cortese tendono una rete per catturare i cuori volanti”, miniatura tratta dal ‘Livre du Coeur d’amour épris’ (XV secolo), Bibliothèque nationale de France, Parigi.
Giovanni di Paolo (1398-1482) Santa Caterina da Siena scambia il suo cuore con Cristo
Sandro Botticelli, Estrazione del cuore di Sant’Ignazio, 1488
Leonardo da Vinci, Cuore e vasi sanguigni, II° metà del XV secolo
Stigmata Christi, dal Waldburg-Gebetbuch, 1486
Pierre Sala, Petit Livre d’Amour (Francia, Parigi e Lione), c. 1500
Francesco Furini, Ghismunda con il cuore di Guiscardo, 1640, dal Decameron di Boccaccio
Philippe de Champaigne, Sant’Agostino, 1645-1650
Bernardino Mei, Ghismunda, 1650-1659, dal Decameron di Boccaccio
Francisco de Zurbarán, Allegoria del soccorso, 1655
William Hogarth, Ghismunda piange il cuore di Guiscardo, 1759, dal Decameron di Boccaccio
Eugène Delacroix, bozzetto per La Vergine del Sacro Cuore, 1821
Enrique Simonet, L’autopsia, 1890
Edvard Munch, Due cuori, 1899, Tel Aviv museum of art
George Braque, Natura morta con asso di cuori, 1914
Joan Mirò, Ballerina, 1925
Frida Kahlo, Le due Frida, 1939
Henri Matisse, Il cuore, da Jazz, 1947
Fernand Léger, Il re di cuori, 1949
Joseph Beuys, Cuori dei rivoluzionari: passaggio dei pianeti del futuro, 1955
René Magritte, Le Sac à malice, 1959, disegno preparatorio e dipinto
Marcel Duchamp, Cuori volanti, 1961
Salvador Dalì, Il sacro cuore di Gesù, 1962
Milton Glaser, I Love New York, 1977
Andy Warhol, Cuore, 1982
Jim Dine, Carnegie Hall Heart, 1986
Keith Haring, Senza titolo, 1988
Jeff Koons, Cuore appeso, 1994
Banksy, Bambina con il palloncino, 2002
Damien Hirst, Spin heart, 2009
Claes Oldenburg, Cuori musicali, 2012
Tony Esposito e Mark Kostabi 2010 – 2023
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