Ambiente, un report di Legambiente sulla salute dei fiumi genera allarme. Il Procuratore Falvo: il Mesima il punto più delicato

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Camillo Falvo con Salvatore Siviglia

I fiumi calabresi non scoppiano di salute e nel Vibonese è ancora peggio. A dimostrarlo è un report redatto dai volontari dei circoli di Legambiente (Ricadi – Vibo – “La Ginestra”) dopo circa quattro mesi di lavoro (luglio-ottobre 2023) svolto tra la foce dell’Angitola e quella del Mesima. Si è in ogni caso seguito lo stesso metodo e i campionamenti per le analisi microbiologiche sono avvenuti nella stessa fascia oraria alla foce dei principali corsi d’acqua presenti lungo i 50 km della costa tirrenica vibonese. Il quadro che né è venuto fuori è facilmente immaginabile: presenza di micro-discariche con abbandono di materiali di ogni tipo, plastica, rottami di ferro, elettrodomestici, copertoni, carcasse d’auto, bidoni per la raccolta di rifiuti urbani. Tutti ammassi di sporcizie che lentamente vengono trasportati sino al mare che poi li restituisce all’uomo depositandoli sugli arenili e nelle scogliere. I volontari di Legambiente hanno anche provveduto a ripulire alcuni tratti di fiume e, in particolare, la fiumara Ruffa. Individuata anche la presenza di sbarramenti alla foce dei corsi d’acqua e briglie di contenimento la cui realizzazione ha determinato e continua a determinare una evidente riduzione del trasferimento di materiali di sedimento a mare con conseguente danno al ripascimento del litorale. I corsi d’acqua messi peggio per la presenza di escherichia coli ed enterococchi intestinali oltre i limiti sarebbero i fossi/torrenti “Bevilacqua” di Pizzo, “La Badessa”/ “Cotura” di Vibo Marina, “Rio Bravo/Calzone” di Bivona, “Rivo Zinzolo” di Zambrone, “La Morte” e “Agnone” di Joppolo, “San Giovanni” di Nicotera Marina” e il torrente “La Grazia” di Parghelia. Fuori concorso il Mesima perché sfocia in territorio reggino. I dati sono stati resi noti nel corso di un convegno tenutosi nella “Green station Legambiente” di Ricadi alla presenza di autorità civili e militari, nonché di Anna Parretta ed Enrico Fontana rispettivamente presidente regionale e responsabile dell’ “Osservatorio nazionale ambiente e legalità” del sodalizio ambientalista.

I lavori, coordinati da Franco Saragò, presidente Legambiente Ricadi, hanno dato spazio agli interventi di autorità militari e civili, sindaci, gestori attività produttive e associazioni di categoria, nonché del procuratore della Repubblica, Camillo Falvo, e del direttore del Dipartimento Territorio e Ambiente della Regione, Salvatore Siviglia. Quasi tre ore di interessante dibattito dal quale è emersa la comune volontà di operare in totale sinergia a tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini.  Così non dovesse essere, la speranza di porre un argine all’inquinamento delle acque sarebbe davvero poca. Il Vibonese vanta 0,96 reati ambientali per kmq preceduto nella graduatoria regionale solo da Reggio Calabria con un reato per kmq. A fine anno i reati complessivi nella regione assommano a circa 14mila. Un primato che si può condividere solo con Campania, Puglia e Sicilia, non a caso le regioni del Sud dove la criminalità è a più alta densità. A Ricadi s’è parlato di “modello Vibo” che viene imitato anche fuori regione per quanto riguarda la capacità di enti e istituzioni di lavorare fianco a fianco per smantellare la rete di malcostume che condiziona la spettacolarità delle risorse paesaggistiche e naturali. Rispetto al passato, però, nessuno ha parlato più di tolleranza zero nei confronti di chi inquina. Una sorta di linea morbida che affida ad una rivoluzione culturale di là da venire il compito di cambiare l’attuale andazzo. La rivoluzione culturale, infatti, richiede lustri  per arrivare alla meta. Tempi lunghi che il Vibonese e la Calabria non possono permettersi pena il rischio di rimanere taglia fuori dai circuiti turistici che contano.

A margine del convegno di Ricadi, il procuratore Falvo ci ha affidato le sue riflessioni. <Speriamo – afferma – che l’estate in arrivo sia migliore delle precedenti. Stiamo lavorando tanto anche se, purtroppo, le prime avvisaglie del mare non del tutto pulito le abbiamo già avute. Abbiamo avviato controlli immediati. Capitaneria di porto e Arpacal verificheranno di cosa si tratti. Io non sono sostenitore delle fioriture algali, però, soprattutto in determinati periodi, questo fenomeno può verificarsi>. E, allora, che fare? <Dobbiamo insistere – sostiene il Procuratore di Vibo – dal punto di vista culturale. Ci sono troppe persone che ancora inquinano. Stiamo facendo indagini a tappeto. Stiamo anche sensibilizzando le Forze di polizia e ci stiamo avvalendo, oltre che dell’Arpacal, anche della stazione zoologica “Anton Dhorn” tenendo contatti costanti col prof. Silvio Greco che ci da una grossa mano con i campionamenti e le verifiche. Molto dipende dalle correnti – aggiunge – ma anche da quanto sapremo far presa sul senso di civiltà delle persone che prima inquinano e poi si lamentano quando vanno a mare>. Il monitoraggio di Legambiente non affronta il problema del Mesima in quanto il corso d’acqua, pur lambendo quasi sempre le terre vibonesi, va a sfociare in territorio reggino. Per il procuratore Falvo <il Mesima è il punto del litorale più delicato in assoluto. Stiamo facendo – sostiene – opera di sensibilizzazione sui sindaci che, oltre ad assolvere il loro compito con la depurazione, devono fare da sentinella perché gli effetti negativi dell’inquinamento, per via delle correnti, investono anche il litorale nicoterese. Stiamo facendo controlli – prosegue – da Lamezia a San Ferdinando impiegando anche i “Cacciatori di Calabria” e continueremo a farlo>. Poi le conclusioni velate d’amarezza. <Purtroppo – dice – noi da soli  non possiamo risolvere il problema. Il problema si risolve con una depurazione fatta in maniera corretta e, soprattutto, con gente che capisca che non si può scaricare tutto nelle acque. In questo ambito abbiamo ancora tanto da imparare>.

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