LE RAGIONI DEL NOSTRO NO AL PONTE SULLO STRETTO GLI INTERESSI DEL LORO SÌ AL PONTE SULLO STRETTO

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Di PONTE da realizzare sullo Stretto di Messina si parla da almeno settant’anni, quando la Regione Sicilia decise di commissionare alla Fondazione Lerici del Politecnico di Milano uno studio preliminare per   studiare ed indagare la fattibilità dell’opera, ma il decollo decisivo del progetto risale al 1971, quando fu istituita la prima società pubblica per l’avvio dei lavori con una legge per il “Collegamento viario e ferroviario tra la Sicilia e il Continente”.

Circa dieci anni dopo nasce la concessionaria “Stretto di Messina Spa”, che da oltre quarant’anni assorbe rilevanti risorse economiche per la progettazione del ponte da realizzare per “migliorare” l’attraversamento dello stretto al fine di realizzare l’obiettivo europeo del collegamento Scandinavo-Mediterraneo, obiettivo utilizzato dalla propaganda pro-ponte, oggi in particolare dall’attuale narrazione di Matteo Salvini, che cerca così di far dimenticare la sua precedente avversione al progetto.

In realtà oggi lo scontro tecnico-politico è in larga parte centrato sulla fattibilità dell’imponente infrastruttura, tecnicamente possibile per i progettisti ed i sostenitori, non utile e non sicura, invece, per coloro che, contrari al ponte, evidenziano i rischi derivanti dalla particolare natura del sito (sismicità, fattori meteorologici e rischio geologico).

Non è certamente per noi decisivo il parere dei progettisti della Società Stretto di Messina, che cercheranno in tutti i modi (e se ne comprendono le ragioni) di superare i tanti dubbi e le mille osservazioni; sarebbe come se pensassimo che i progettisti della Diga del Vajont (uno dei più grandi disastri della storia d’Italia) non avessero saputo rispondere, negli anni sessanta, a tutte le obiezioni avanzate da coloro che in tutti i modi cercarono inutilmente di contrastare il disastroso progetto.

Oggi è sempre più vero, riferendosi all’Italia intera, quel che un tempo sosteneva il meridionalista Giustino Fortunato, che definiva la Calabria “sfasciume pendulo”; disastri, disastri ecologici, disastri ambientali e disastri sismici sono davanti agli occhi di tutti non solo in Italia ma su tutto il Pianeta.

Oggi è pura follia, è totale irresponsabilità, anzi è un delitto pensare di investire enormi risorse per modesti vantaggi, mentre queste risorse dovrebbero essere tutte impiegate per mettere in sicurezza il territorio e tutte le infrastrutture che mostrano dovunque, ed in particolare in Sicilia ed in Calabria, i segni della loro obsolescenza, che mette a rischio la vita delle persone e causa lo sconvolgimento del territorio, come è accaduto a Genova con il crollo del ponte Morandi.

Oggi dobbiamo sempre più essere consapevoli che i fautori del ponte sono mossi da importanti e consistenti interessi economici e da obiettivi di pura propaganda politica (è il caso di Matteo Salvini), senza tener conto delle conseguenze sulle persone, sulle attività economiche e sull’ambiente.

AMPA venticinqueaprile

 

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