Con il patrocinio del Consiglio Regionale della Calabria, dell’Associazione Culturale Le Muse e di Adisco Calabria si è tenuta presso l’Area Transatlantico del Consiglio Regionale di via Cardinale Portanova la retrospettiva sull’artista calabrese Cristina Benedetto.
Il Coro delle Muse diretto dai Maestri Enza e Marina Cuzzola in apertura della presentazione ha eseguito brani della tradizione dell’area grecanica con anche il recupero di elementi inediti ed elaborati musicalmente con l’accompagnamento al pianoforte del maestri Mary Ardissone.
Il saluto per il Consiglio Regionale della Calabria è stato della senatrice Tilde Minasi che, ricordando anche l’impegno e l’attenzione del presidente del Consiglio Regionale Filippo Mancuso si è soffermata sul ruolo delle associazioni che promuovono cultura in Calabria e vanno sostenute poiché fanno un grande lavoro di promozione, recupero e sostegno rappresentando così la parte sana della nostra regione che vuole crescere ed emergere. Il presidente Muse ed Adisco Calabria prof. Giuseppe Livoti ringraziando tutti coloro i quali hanno collaborato alla riuscita dell’evento dal presidente Filippo Mancuso alla senatrice Minasi per avere concesso lo spazio importante e minimale da poco restaurato dell’area transatlantico ed alla dott.ssa Margherita Fontana per la logistica, si è soffermato alla presentazione critica dell’artista per questa importante antologica.
Un percorso dell’artista Cristina Benedetto che, oggi, dopo 50 anni di attività, nella qualità di docente, si presenta in un itinerario umano, creativo ed operativo, riunendo in un unicum la sua attività. Cristina Benedetto appartiene allo Jonio, a quel mare ed a quelle conformazioni geografiche che caratterizzano la cittadina di Saline Joniche ed, in particolare un piccolo Borgo denominato Rocca Calojero.
La strada della sua formazione, sin dai suoi anni giovanili, non le fa percorrere le attività di famiglia dedicate al commercio, ma la inoltra alla formazione artistica, grazie alla sua emancipazione mentale, intellettuale e, dunque, ad una delle sue ragioni di vita, la formazione delle nuove generazioni.
Sono gli inizi degli anni ’70 e l’Istituto d’Arte, luogo e crogiuolo di fermenti culturali e identità mutanti del panorama artistico e culturale tutt’ora esistenti, diventa primo centro di arricchimento della Benedetto, iscritta al Corso di Indirizzo Tessitura.
Il Laboratorio era ambito di eccellenza a quel tempo e le attività pratiche davano ai giovani aspiranti operatori dell’arte, quella abilità di conoscenze, di richiami, di manualità collegate a quei telai lignei che costituivano i grandi laboratori voluti, creati da Alfonso Frangipane studioso, pittore, disegnatore, decoratore, saggista e studioso dell’arte italiano, che si è occupato del patrimonio artistico della Calabria. La Benedetto consegue il titolo di maestra d’arte nell’Anno Scolastico 1970/1971 e docenti come il compianto professore Menga saranno un approccio alla produzione tessile tra geometrie e richiami, oggi iconiche, di figure antropomorfe ed ancestrali tra cotoni, ginestre e colorazioni naturali. L’artista continua il suo percorso presso l’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria frequentando l’Indirizzo Pittura e trova in un maestro come il prof. Giuseppe Marino, artista nato a Scilla, noto nel panorama delle arti visive per la sua trasfigurazione del paesaggio naturalista, una guida ed una fonte di ispirazione da chi, a quel tempo, era già stato a contatto con i grandi Guttuso, Marzullo, Omiccioli.
Cristina Benedetto nel 1975 diviene così pittrice, iniziando il suo percorso come Artista e presentandosi a fine studi su un lavoro che racconta sogno e realtà di un paese, a quel tempo dimenticato, ma ricco di fascino come la sua storia ancora oggi ci insegna, ovvero Pentedattilo. “Non potevo non raccontare la mia terra -dice – la Benedetto-, la terra che conoscevo meglio e che avevo attraversato, quei territori che vedevo passando anche casualmente e che mentalmente volevo fare ritornare a nuova vita dopo il loro lento declino…”
Una vita per la pittura, sì, ma anche una serie di interessi che l’artista sin da adolescente ha sempre avuto. Un percorso, quello della Benedetto, che trova così la strada la -Sua-, in due momenti: quello della libertà espressiva che continua fino ad oggi e quello del mondo della formazione e della didattica che in trentatré anni di attività l’ha vista insegnare in scuole medie ed istituti comprensivi quella che un tempo, veniva definita “Educazione artistica” ed oggi tramutata in “Arte ed Immagine”. L’Area Grecanica ed i suoi paesi, invece, i luoghi di questo percorso a cui la stessa, oltre alla formazione, si è dedicata anche per lasciare traccia del suo attraversamento, realizzando murales ed affreschi ancora oggi visibili in cui, tra trompe-l’œil e prospettive ed antichi borghi, ritrovare luoghi e memorie o ancora il ricordo di animate rue e piazze, creando sfondamenti e rivisitazioni di spazi urbani dentro edifici scolastici in esperienze progettuali in cooperazione col mondo dei ragazzi. La produzione pittorica di Cristina Benedetto è sicuramente viva ed autentica ed è dedita al racconto, quello narrativo, in cui la Calabria ne è parte attiva ha continuato a ricordare il professore Giuseppe Livoti presidente Muse e di Adisco Calabria. Le associazioni servono a mantenere i rapporti sul territorio fa presente Livoti ed è importante che questo evento si amplifichi a livello regionale in un luogo che è la casa del calabresi. Tanti gli interventi del mondo della cultura: la vice presidente Muse preside Orsola Latella, la scrittrice e poetessa Patrizia Pipino, la prof.ssa Pina Fera, la delegata Muse area medico scientifica dott.ssa Stefania Isola e la presidente onoraria e fondatrice di Adisco Calabria Franca Arena Tuccio che ha ribadito come cultura e conoscenza scientifica devono sempre essere presenti nella società per riflettere e costruire. Convivono nelle Benedetto per Livoti tre ambiti:
il mondo delle marine, il mondo dei paesaggi, la rappresentazione floreale, la ritrattistica. Il mare è rappresentato in ampie distese acquatiche in cui le pennellate dell’artista fanno rivivere flore e faune in movimento. Prospettive ampie ed aeree raccontano brani di lidi non della fantasia, ma della realtà in un continuum di sfumature e sovrapposizioni in cui si intravede una tensione geometrica visibile nelle opere di ambiente urbano.
Il paesaggio è sfondo delle azioni umane che la Benedetto fa immaginare poiché di azione vi è ben poco, ma solo contemplazione, lo sguardo meditativo che parte con pennellate tranquille e poco materiche e che, in fieri cambia emozionalmente e subisce quasi una trasformazione impalpabile dal richiamo acquarellato che si muove sulla tela e fa assumere un peso visivo accentuato e cangiante come le attese…
Il fiore solitario, agglomerato, tenuto insieme o ingigantito non perde per la Benedetto il suo protagonismo naturale, sviluppato in armoniche alternanze che seguono la stagionalità della vita e del loro essere cellula ed unità di base di tutti gli esseri viventi. Un’ amplificazione esplosiva di soggetti floreali che, in alcuni casi, alludono all’essere umano in comparazioni grafiche e stilizzazioni che continuano -ad libitum- come in una composizione musicale.
Il ritratto parte per la Benedetto sempre da una realtà oggettiva. Il soggetto così è. L’effetto grafico, allora, prende il sopravvento e pastellati segni, in particolar modo su carte dalle grammature robuste, ospitano sguardi, volti, occhi, zigomi, rughe tra vero e verosimiglianza andando così a consegnare biografie generazionali esaltati da linee guida, che emergono da un disegno.
Un’ unità operativa – quella della Benedetto- che fa riflettere il fruitore sul ruolo del pittore prima, formato didatticamente alle regole del disegno ed ai dettami del rigore, ed al ruolo dell’artista, dopo, che usa il cromatismo per fare emergere la vis trasfigurativa segno di operosità tra idea, bozzetto, forma e sperimentazione. E se Ugo Foscolo, poeta e scrittore neoclassico, scrive lontano dal nostro tempo che “L’arte non consiste nel rappresentare cose nuove, bensì nel rappresentarle con novità”, Cristina Benedetto guarda il reale senso delle cose che La circonda rappresentandolo con una fusione di concetti e contenuti, poiché nella sua Arte vi è resistenza, quella resistenza che è e si apre alla Vita.