Abbiamo avviato l’inchiesta sulla donna nicoterese che da mesi vive in una autovettura, avendo postato un video sui social il 22 marzo, titolando <A Nicotera muore la dignità umana, nel segno di una sconfitta della società civile, dei servizi sociali, dell’amministrazione comunale e di tutti gli indifferenti che permettono ad una donna nicoterese la costrizione di vivere in un’autovettura da molti mesi, senza ricevere un minimo di sostegno e di vicinanza. Una città ormai perduta e senza più speranza. L’inchiesta dì MediterraneiNews continua…>
Numerosi sono i post di cittadini vari hanno scritto contribuendo a chiarire il caso in ogni suo risvolto, come al solito con post sensati e post furori di testa. I sensati appellandosi alle istituzioni e, i fuori di testa, farneticando sul fatto che ha una famiglia, ha parenti ed ha una pensione e, quindi, può rimanere in auto non capendo il disagio e il messaggio che la stessa, così facendo, intende manifestare e protestare in qualità di donna, di madre e di moglie.
Ieri sera Dorotea, questo è il nome della donna, anzi la dottoressa con laurea in legge che, però, non ha mai esercitato la professione. Era una seria impiegata dello Stato con mansioni di segreteria presso un istituto scolastico locale. E’ una donna conosciuta da tutti i nicoteresi. Appena appresa la notizia, MediterraneiNews si è attivata per capire la problematica, producendo il noto filmato che ha creato il caso, in attesa di sviluppi che, sorprendentemente, ci sono stati ieri sera.
Dorotea ha scritto rispondendo al sottoscritto amico e giornalista e non vi nego l’emozione che ho provato, capendo che si stava aprendo la speranza di un varco per poterla aiutare, dopo avermi postato quanto segue: <Volevo porgerti i miei ringraziamenti per essere stato l’unico ad accorgersene che esisto grazie e complimenti per la tua grande sensibilità grazie, grazie. E ti ringrazio ancora per non aver accennato nulla della situazione familiare a dir poco criminale. La famiglia tossica dalla quale mi sono voluta estraniare si vergognano di me guarda un po’ sono proprio io a vergognarmi di loro a ragion di causa. ormai è noto a tutti che fuggivo da un essere violento rientrando nel fenomeno femminicidio picchiata selvaggiamente in maniera reiterata. Mi sono sempre distinta per il mio bagaglio culturale laureandomi in giurisprudenza non esercito né scritta all’albo ma solo per seguire le orme della mia famiglia di provenienza… comunque sto scrivendo un mio memoriale sono una buona penna la Dorothea non deve essere dimenticata>
Ho risposto incoraggiandola e dicendole <cara Dorotea, ti conosco da sempre e ti ho sempre stimata e rispettata. Mi dispiace tanto questa tua situazione e non sapevo nulla delle violenze che dici di aver subito. Adesso ti chiedo di collaborare alfine di poterti aiutare. Tu stessa capisci che non puoi vivere in auto, ma devi tornare in un appartamentino e ritornare a vivere una vita normale . Leggo che hai rifiutato l’aiuto di associazioni e del Comune, ma devi invece accettare questa solidarietà per te stessa. Domani passo a trovarti e spero che ti lascerai convincere per farti aiutare. Rispetto la tua scelta di vita e capisco che e’ un tuo modo per protestare contro chi ti ha fatto del male, non ti ha compresa e non ha capito che hai una tua personalità e una tua dignità da valorizzare e salvaguardare. Ti auguro questa buona serata e che sia l’ultima così. Da domani promettimi che sarai disponibile per una vita nuova. Un abbraccio. domani appena rientro, passo a trovarti intorno alle ore 14:00/14/30. Ciao . Buona notte > lei ha risposto <Domani sarò qui ad aspettarti mio grande amico. Ti abbraccio>.
Il magistrato ha nominato il Sindaco di Nicotera “Amministratore di Sostegno”. Alcune associazioni si sono interessate, anche la Chiesa con alcuni sacerdoti. Tutto encomiabile, ma Dorotea è ancora li, in mezzo ad una strada, facile preda dei cinghiali che, a branchi, sono stati avvistati nell’adiacente terreno difronte la sua autovettura, nonostante ci sia il centro abitato, ma questo è un altro problema irrisolto. Tutti hanno fatto qualcosa, ma la cosa vera da fare non l’ha fatta nessuno, cioè: rimuovere l’auto e togliere Dorotea definitivamente da quell’indescrivibile situazione disumana.
Basterebbe creare i presupposti giuridici per toglie l’autovettura non funzionante e priva di bollo auto, con una Ordinanza del Sindaco di divieto di dormire in auto nel territorio comunale, contestando successivamente di non farsi trovare più in auto ai sensi dell’art. 650 c.p.. Con questi presupposti si potrà rimuovere il veicolo con il carroattrezzi, costringendo “con le buone”, a lasciare l’auto per accettare un monolocale dignitoso, ma soprattutto ascoltare Dorotea e darle retta, credendo al suo dolore, alla sofferenza, ma soprattutto bisogna dare credito a questa protesta che sta inscenando, forse a buon ragione, visto quanto ha scritto, seppur da verificare.
Dorotea non chiede l’aiuto di cose e né vuole essere commiserata e tantomeno giudicata, vuole l’ascolto alla sua protesta che sarà incredibilmente strana e fuori luogo, ma a suo giudizio, probabilmente, è l’unico modo per attrarre l’attenzione sul caso familiare più che personale.
Oggi incontrerò Dorotea per sentirla e intervistarla, e spero che ascolti la richiesta di cessare la sua singolare protesta che ha portato già a termine con efficacia sia in famiglia che nella comunità locale, spingendola ad accettare di ritornare a vivere in un appartamento. Una storia a lieto fine, che potrà diventare un tragico romanzo di un caso sociale che non va sottaciuto, ma sostenuto a difesa di quella condizione femminile spesso sbandierata e mai capita in tempo.
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