Suor Teresilla di Bagaladi

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Suor Teresilla, al secolo Chiara Barillà, era nata a Bagaladi in provincia di Reggio Calabria, il primo agosto del 1943. Apparteneva a una famiglia povera e per giunta numerosa.

A soli 16 anni sentì la chiamata del Signore, e si consacrò alla Congregazione delle Serve di Maria Riparatrici, dedicando la sua vita agli ultimi: poveri, ammalati, carcerati, afflitti, che nel corso della vita avevano smarrito Dio.

Suor Teresilla diceva sempre: “Sono la serva di Maria” e passava dagli ospedali alle carceri curando  sia le ferite del corpo in  qualità di infermiera, sia quelle dell’anima. Visitò così tutte le carceri d’Italia, conoscendo anche pericolosi criminali.

Nel corso della sua vita, aiutò moltissimi giovani ad integrarsi nella vita relazionale e sociale post carceraria, cercando per loro posti di lavoro e persone disposte ad aiutarli.

Nel periodo in cui operavano le Brigate Rosse, instancabile fu il suo apostolato.

Conobbe, infatti, tanti brigatisti e riuscì a conquistarsi la loro fiducia.

Alcuni, grazie a lei, si convertirono alla fede cristiana; altri pur non convertendosi, si pentirono di tutto quello che avevano fatto.

A lei fu consegnato  il memoriale del delitto del caro, amato e compianto Aldo Moro.

Uomini come Giovanni Galloni, Guido Bodrato, Benigno Zaccagnini, Giulio Andreotti, Oscar Luigi Scalfaro e Flaminio Piccoli, hanno riconosciuto in quella che fu l’azione di mediazione condotta da suor Teresilla , un grande e prezioso valore sociale, libero da strumentalizzazioni politiche.

Il suo padre spirituale fu don Luigi Di Legno, direttore della Charitas romana.

Suor Teresilla aveva anche altre due grandi passioni: la Democrazia Cristiana, perché riteneva che in questo partito militassero le migliori anime cattoliche d’Italia e l’altra la squadra di calcio della Reggina.

Spesso lei chiedeva di ricevere la divisa dei calciatori per poterla regalare ai detenuti.

Durante la sua vita, tutta permeata dall’amore per il prossimo, suor Teresilla conobbe l’umiliazione di essere sospettata di detenere, oltre al memoriale di Ado Moro, alcuni documenti importanti delle strategie brigatiste.  Il  caso però si sgonfiò subito e la suora tornò alla sua missione.

Tra tutti i suoi straordinari doni, grande era quello di saper ascoltare gli altri,entrando nella loro anima e  nel loro cuore.

Tanti anni fa, in un convegno tenutosi a Bagaladi, l’ex brigatista Adriana Faranda disse:

” Era una persona dalla profondissima religiosità, ma nell’approccio con l’altro era abbastanza laica. Non veniva per forza a catechizzarti o per indottrinarti. Veniva per un confronto umano e, appena vedeva uno spiraglio, metteva i contenuti propriamente religiosi. Trasmetteva il suo senso di fede, il suo spirito di carità, il suo amore verso gli altri in maniera talmente piena che non aveva bisogno di abbellire con parole tradizionalmente riferibili alla religione. Ti trasmetteva i contenuti senza parlarne”.

Suor Teresilla morì nell’ottobre del 2005 a Roma, investita da un’automobile, mentre si recava in pellegrinaggio, nel cuore della notte, com’era tradizione dal 1746 per i fedeli romani, dal centro di Roma al Santuario del Divino Amore.

Percorreva una strada buia e tortuosa.

I giornali nell’annunciare la triste notizia, parlarono di lei come la suora del caso Moro.

Io voglio pensare a lei, oltre che a una grande religiosa, una grande donna: operosa, vitale, tenace e unica, come unica è la donna calabrese.

 

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