Sanità allo sbando, parte da Vibo la ribellione dell’area progressista

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Relatori tutti arrabbiati e nel salone convegni del 501 hotel di Vibo volano parole grosse per delineare la situazione sconcertante della sanità calabrese. Ospedali senza personale e senza posti letto, pronto soccorso presi d’assalto dalla gente disperata e teatro di aggressioni, rete d’emergenza urgenza incapace di dare risposte adeguate a chiamate disperate lasciando le persone senza assistenza, medici e infermieri in fuga. A ciò si aggiungano i guasti creati da un Piano di rientro che ormai festeggia inutilmente il quindicesimo compleanno con una torta gigante fatta da chiusura di 14 ospedali, posti letto ridotti al lumicino, Lea inesistenti, mobilità passiva che al 2024 chiude il bilancio con un buco di 358 milioni, tagli di 4800 posti tra medici e personale paramedico dal 2009 al 2015 e con la ciliegina delle aliquote portate al massimo. Sacrifici chiesti ai calabresi che, oggi, in cambio, vedono il loro diritto alla salute del tutto compromesso. Di fronte a tanto sfascio, l’‘imperatore della Calabria’, così è stato ribattezzato il governatore Roberto Occhiuto, continua a fare propaganda degna d’altri tempi affidando ai social immagini farlocche di realtà inesistenti, immagini di una Calabria che, allorchè, nel 2027, andranno via i 480 medici cubani che oggi stanno consentendo di evitare il tracollo, non potrà che vedere i propri abitanti morire senza alcuna assistenza, misfatto che già oggi è possibile registrare. E’ questo, per estrema sintesi, il quadro drammatico che, nelle stanze del 501 hotel, è stato disegnato dall’area di ‘Liberamente progressisti’ che nel Vibonese fa capo al consigliere regionale Antonio Lo Schiavo. In sostanza, una ‘Calabria in codice rosso’, la contro narrazione di un ‘miracolo che non c’è’ e che il centrodestra calabrese starebbe vivendo senza rendersi conto della disperazione della gente ormai costretta a pagarsi le cure di tasca propria oppure a lasciarsi morire.

Tutto questo dopo che per anni si è assistito, nell’indifferenza degli organi dello Stato, allo spettacolo indecente e inaccettabile di Asp che non presentavano bilanci, con fatture pagate anche quattro volte e con ostacoli al malaffare neutralizzati con pretesti risibili. Ora, però, la misura è colma e prima che sia troppo tardi i calabresi traditi e di ogni età il 10 maggio si ritroveranno in piazza a Catanzaro per una manifestazione che vedrà, fianco a fianco, tutte le associazioni e tutti i movimenti regionali, nonché forze politiche e sindacali per urlare un no corale alla propaganda da ‘Istituto Luce’ messa in campo dall’ ‘Imperatore’ della Calabria. Nel salone convegni del 501 hotel, gremito in ogni ordine di posti, a dipingere e testimoniare questa realtà sconcertante sono in tanti. Ai lavori, ben moderati dal giornalista Massimo Razzi, portano, infatti, il loro contributo non solo l’amministrazione comunale vibonese con in testa il sindaco Enzo Romeo e il vicesindaco Loredana Pilegi, ma anche Saverio Pazzano, portavoce del movimento ‘La strada’ e Marisa Valenzise, attivista per i diritti della sanità nella Piana di Gioia Tauro. Apprezzato e applaudito l’intervento di Alessia Piperno (foto a fianco), medico del 118 in servizio a Tropea e delegata provinciale della Confsal, che dall’alto dell’esperienza maturata sul campo correndo con l’ambulanza da un capo all’altro del Vibonese, descrive nei particolari il dramma del servizio di emergenza urgenza ormai impossibilitato a dare risposte e il drastico peggioramento intervenuto da quando lo stesso servizio è stato centralizzato. Se prima si riusciva a intervenire in tempi accettabili, ora le ambulanze o non arrivano o viaggiano con ore di ritardo, mentre qualcuno muore per strada e senza assistenza.

Applausi anche per gli interventi di Fernando Pignataro, segretario regionale di Sinistra italiana. Progressivamente, in sala, la tensione sale. Raffaele Mammoliti, consigliere regionale del Pd, mette in campo la testimonianza forte delle sue tante battaglie contro la malasanità. Battaglie fatte in consiglio regionale e nelle piazze contro un governatore che non risponde e che edulcora la realtà ingannando la gente. Mammoliti snocciola dati, fatti e contenuti di interrogazioni chiamando tutti ad un impegno compatto per arginare lo sfascio che ci circonda. In piena sintonia anche il consigliere Antonio Lo Schiavo che punta il dito contro i sacrifici chiesti alla gente e ripagati con la negazione di ogni diritto, contro il Piano di rientro che ha alimentato diseguaglianze ai vari livelli senza arrivare al risanamento del debito e peggiorando tutti gli indicatori sino a spingere la Calabria all’ultimo posto in Italia per i Lea, ma anche per l’assistenza, per la prevenzione, per l’importo del finanziamento pro capite e altro ancora. In altre parole “una macelleria sociale – rimarca Lo Schiavo – con discriminazioni non solo con le altre regioni, ma anche all’interno della stessa regione”. Parla anche degli ospedali chiusi nelle zone disagiate, dei fondi del Pnrr non spesi per Cot, Case di Comunità e Ospedali di Comunità; solleva il grosso problema della massa debitoria che produce interessi mostruosi alimentando un buco insanabile, manifesta perplessità serie sul sistema della ‘contabilità orale’. Per Lo Schiavo è arrivata l’ora di dire basta e di tornare alla politica vera partendo dai problemi. Allo stato, di fronte alla disorganizzazione incontrollata, sul ‘Titanic’ dell’ ‘Imperatore’ si suona e si balla!

Nella parte conclusiva della serata arrivano le testimonianze più sofferte anche a livello personale e manifestate quasi con rabbia. La prima è quella di Santo Gioffrè, medico, scrittore, ex direttore Asp di Reggio Calabria (nella foto a fianco). L’intellettuale palmese parla con franchezza disarmante, sprigiona la rabbia che da anni si porta dentro per le battaglie fatte contro il dilagante malcostume della sanità reggina e l’indifferenza di quanti avrebbero dovuto, per ruolo istituzionale, intervenire per arginarla. “C’è una sorta di ‘cosca’ – denuncia con forza – che opera a livello romano, ma che agisce anche qui. Oggi si pagano ancora fatture del 1996. Perchè – si chiede – non sono state fatte indagini per fatture pagate anche quattro volte e per i tanti milioni sprecati? In Calabria, dal 2027 non avremo più medici, intanto paghiamo il 50% di interessi e finiremo con l’essere tutti in pericolo”. Non si ferma qui Santo Gioffrè. Sgrana, senza remore, il suo rosario di accuse contro tutto e contro tutti. Testimonianze come la sua, raccontate anche in più libri e, quindi, non portate via dal vento al termine di un incontro con la gente, fanno riflettere le persone presenti messe di fronte a verità, probabilmente, mai neppure immaginate.

A chiudere, il microfono finisce in mano al leone di San Giovanni in Fiore, che, dopo anni di intima sofferenza, torna ad uscire dalla ‘gabbia’. Pluriprocessato e pluriassolto, in virtù di pluriaccuse evidentemente infondate, Mario Oliverio, ex presidente della regione, dalle colline della Sila ‘scivola’ sino a Vibo per raccontare il suo recente vissuto, ma, anche e soprattutto, per puntare il dito contro una realtà calabrese che non sa accettare. Nel mirino, inevitabilmente, finisce subito il governatore Occhiuto e i suoi super poteri. Lamenta il fatto che il ruolo di commissario della sanità sia stato affidato a Giuseppe Scopelliti, passato alla storia per aver chiuso, in poche ore, 14 ospedali calabresi imponendo tagli mostruosi del personale, e, successivamente, a Roberto Occhiuto. “A me questo ruolo – sottolinea – non è stato dato da nessun governo per il semplice fatto che non sono mai stato disponibile a operazioni che penalizzano il settore pubblico per allargare praterie al settore privato. Dal 2009 al 2015 abbiamo perso 14 ospedali e 4.800 dipendenti della sanità, sono scattate le massime aliquote, è stata bloccata la spesa, ma il debito verso le altre regioni ha raggiunto cifre stellari. Segnala il triste fenomeno in corso dello spopolamento e si sofferma sui mille problemi sotto gli occhi di tutti, mentre le forze politiche sono rimaste a guardare “con i motori spenti e senza manco una goccia di benzina per alimentarsi”. Il risultato è che “ormai siamo alla propaganda sui social, mentre la gente viene massacrata”. L’ultimo appello è rivolto ai sindaci, senza colori di parrocchia politica, affinché vogliano tutti assieme “dire a Roma che la Calabria non ci sta più”. La manifestazione del 501 hotel segnerà la svolta nel destino della Calabria portando partiti, sindacati, imprenditori e cittadini alla reazione? La risposta arriverà dalla manifestazione del prossimo 10 maggio a Catanzaro.

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