La disinformazione sull’Ucraina è giunta all’apice della disputa tra sofisti e storici. I primi tentano di far partire il conflitto da febbraio 2022 incolpando la Russia, mentre gli storici incolpano USA e EU ricollocando il suo innesco nel febbraio 2014, con la rivoluzione di piazza Maidan a Kiev, preceduta da quattro mesi di proteste ben pilotate, con vari morti tra i civili, sfociate con la fuga a Mosca del presidente filorusso Victor Janukovic che era stato democraticamente eletto.
Di questa rivoluzione da guerra civile manovrata attraverso le forti e radicate organizzazioni naziste ucraine, tra questi i movimenti facenti capo a Bandera e al Battaglione Azov, si è fatto di tutto per insabbiare le ingerenze del gruppo degli straussiani del governo USA i quali, volevano un presidente Ucraino filo americano poi ottenuto con l’elezione di Petro Porosenko il 25 maggio 2014. Successivamente, nel maggio 2019, si consolidava il loro progetto con l’elezione dell’attuale Volodimir Zelenski, un brillante attore comico che mai aveva fatto politica. Zelenski, di religione ebraica, ha avuto tre dei suoi parenti vittime della Shoah, mentre suo nonno, durante la seconda guerra mondiale, aveva combattuto in una divisione di fanteria dell’Armata Rossa contro l’esercito nazista.
Bisogna conoscere bene la storia degli “Straussiani”, meglio noti in USA come “Neocon” (neoconservatori), per comprendere le dinamiche dei fatti. Essi, sono un movimento trasversale che rappresenta una parte apicale di ciò che viene chiamato Deep State (Lo Stato Profondo) che si è meglio organizzato e affermato dopo il crollo del muro di Berlino. Hanno cavalcato “l’eccezionalissimo americano” ammantato da nuove istanze universalistiche, esoteriche ed escatologiche, avviando l’ideologia legata inizialmente all’economia e alla cultura occidentale per un dominio “democratico” attraverso la globalizzazione in un illusorio “villaggio globale” con il perno unipolare agganciato agli interessi di multinazionali e banchieri del cosiddetto ulteriore libello di Deep State, seppur con influenze da parte della “Società Fabiana” inglese, della “Maltusiana” Europa del WEF e della onnipresente messianica aspettativa israeliana di un “Grande Israele”.
Un progetto ideologico forte, ma fragile per i secondi fini escatologici andati in frantumi nello scontro di civiltà tra l’occidente cristiano e il terrorismo islamico, sfociato nell’attacco alle torri gemelle, innescando la reazione a catena dell’invasione dell’Afghanistan e dell’Iraq che hanno segnato il fallimento dei Neocon. Questi non dandosi per vinti hanno influenzato ancora da posizioni interne i governi americani dei Bush, Clinton, Obama e specialmente dell’amministrazione Biden. I Neocon straussiani si sono rafforzati a partire dal recupero di una mentalità ferocemente interventista su scala globale, improntata sul concetto delle “Wars of choice” (guerre necessarie) portando avanti l’odio sistematico verso una marcata russofobia, rea di essersi riarmata e ritornata una superpotenza, dopo la sconfitta dell’URSS.
Con l’avvento di Trump nel 2007 e nel 2024 i Neocon segnano la loro doppia sconfitta politica perché, i trumpiani, non soffrono di russofobia, ma il loro vero nemico sta nella sinofobia cioè, verso quella Cina diventata sempre più invasiva dopo l’errore politico e strategico di Clinton nel 2001, inserendola nel WTO senza condizioni particolari, divenendo una scommessa persa per gli USA, avendola imbarcata alla pari a competere nel commercio mondiale creando le basi, per la Cina, di divenire l’attuale superpotenza con un Pil aumentato di circa 18 volte in 24 anni.
I Neocon sono un influente gruppo di ebrei e di simpatizzanti laici che rappresentano loro stessi e non certo l’ufficialità ebraica. Fanno capo al filosofo ebreo tedesco Leo Strauss deceduto nel 1973. In brevità, la loro posizione ideologica e geo politica sta nell’inserirsi nei gangli del potere per avere un controllo ferreo delle dinamiche del mondo e non permettere più che possa verificarsi un olocausto a danno della comunità ebraica, per cui è meglio prevenire anziché subire nuovamente, intervenendo contro ogni iniziale rigurgito che possa impedire l’interpretazione religiosa del progetto di superiorità presente nella loro lettura del disegno abramitico a favore del popolo eletto.
Pertanto, ogni azione e influenza degli straussiani nei governi USA, ha mirato alla logica del macchiavellismo che “il fine giustifica i mezzi”, per controllare il mondo. A questo influente gruppo sono riconducibili molte azioni in America Latina, in Medio Oriente, in Oriente e in Europa, senza che il popolo statunitense fosse consapevole della loro azione nelle stanze del potere, operando dietro le quinte degli elettori e dei programmi ufficiali.
All’alba del 24 febbraio 2022 le forze russe entravano massicciamente in Ucraina. In quel giorno, era proprio agli Straussiani che, il presidente Vladimir Putin, indirizzava il suo discorso televisivo sull’operazione speciale rivolgendosi a “coloro che aspirano a dominare il mondo e stanno espandendo le infrastrutture della Nato alle porte della Russia”.
Il presidente Putin, nel suo lungo intervento, aveva riassunto come la Nato aveva distrutto la Jugoslavia senza autorizzazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, spingendosi fino a bombardare nel 1999 Belgrado. Ha poi ripercorso le distruzioni degli Stati Uniti in Medio Oriente, Iraq, Libia e Siria. Solo dopo questa lunga esposizione ha annunciato l’invio delle truppe in Ucraina con una duplice missione: quella di distruggere le forze armate legate all’Ucraina e quella di porre fine all’influenza dei gruppi neonazisti ucraini armati dalla NATO, alludendo al battaglione di ultra destra ucraino “Azov” e ai movimenti filo nazisti del gruppo ucraino che si ispira a Stepan Bandera, morto avvelenato nel 1959, accusato a suo tempo di collaborazionismo con Hitler. A questo si riferiva Putin quando parlava di denazificazione dell’Ucraina.
Quella di Maidan del 2014, è stata una rivoluzione interna all’Ucraina ben pilotata e voluta dall’influente gruppo degli Straussiani che erano nel governo USA con a capo Victoria Nuland, sottosegretario di Stato durante la presidenza di Barak Obama, innescando sin da allora quel caos che 10 anni dopo si sta ancora vivendo in Europa.
La Crimea, di origini russofone, difronte all’incalzare delle forze naziste ucraine a Kiev, si è autodeterminata con il popolo che ha promosso un referendum per scegliere democraticamente di annettersi alla Russia. Difatti, l’11 marzo dello stesso anno un nuovo governo della Repubblica autonoma della Crimea, si insediava dichiarando l’indipendenza dall’Ucraina sancita da un referendum tramite l’alta affluenza dichiarata dell’84%, firmando il 18 marzo l’adesione alla Russia. Questo fu il primo evento della crisi russo-ucraina durante le fasi conclusive della rivoluzione ucraina del febbraio 2014 con gli USA della Nuland che mischiavano le carte non riconoscendo il referendum, per parlare di annessione non riconosciuta, utile ad innescare le sanzioni alla Russia
A fine marzo 2022 in Turchia veniva redatta la bozza di accordi denominata “Comunicato di Istanbul” prevedendo la neutralità dell’Ucraina con la possibilità di essere accettata nell’EU e la concessione di missioni di mantenimento della pace nell’ambito di quadri internazionali come l’ONU, l’OSCE o l’UE. Non era molto favorevole su altri aspetti che la sottomettevano al controllo russo, ma era sicuramente meglio della situazione odierna di sconfitta, con perdita sul campo di battaglia con decine di migliaia di morti che si potevano evitare, nonché la perdita della Crimea e di quattro regioni del Donbass (regione di Donetsk e Luhansk), regione di Zaporizhzhia e Kherson. A far ritirare la delegazione Ucraina da Istanbul è stata l’amministrazione Biden, assumendosi ulteriori gravi colpe sul conflitto.
Il Comunicato di Istanbul era una bozza di accordo concreto per un primo e ambizioso tentativo di negoziare la pace tra Ucraina e Russia. Tutto era pronto per la pace, ma il primo ministro inglese, pressato dal gruppo della Società Fabiana laburista socialista, radicale e massimalista su mandato USA di Biden e del solito gruppo straussiano, il 24 agosto 2022, giorno in cui l’Ucraina festeggiava il suo 31esimo anniversario dalla sua indipendenza dall’Unione Sovietica. Boris Johnson su mandato USA, è intervenuto di sorpresa a Kiev presso il governo ucraino, pompato dalla passerella mediatica mondiale, per intestarsi il merito di far saltare l’accordo, costringendo Zelensky a continuare la guerra.
Con l’Europa che era sotto pandemia e restrizioni varie Boris Johnson rassicurò l’ingenuo Zelensky che in breve tempo la NATO avrebbe fatto capitolare Putin e la Russia, facendo girare ad arte le voci sullo stato di salute precario di Putin, inventando movimenti di rivolta interna del popolo russo, facendo affermare a studiosi prezzolati che la Russia non avrebbe retto l’imminente crisi economica interna, che stava a corto di munizioni e il suo arsenale militare era vetusto e inadeguato. Tante altre fake news furono montate ad arte al solo scopo di far proseguire la folle guerra a Zelensky, a danno del popolo ucraino con la complicità morale di quell’opinione pubblica europea distopica e ideologicamente orientata e prona al messaggio subliminale di dover combattere una “guerra giusta” per raggiungere la pace.
Si continuò così a strumentalizzare Zelensky per gli esclusivi interessi dello Stato profondo che imperava negli USA e in Inghilterra il quale, mirava ad usare l’Ucraina per fare una guerra indiretta alla Russia. Sono gli stessi britannici cinici che vedono l’Europa come un luogo di vassallaggio e come un rischio geopolitico da soffocare. Un atteggiamento confermato dalla Brexit con l’abbandono degli inglesi dall’Unione europea convinti di controllarla meglio a mani libere dall’esterno, tramite l’uso della NATO come cavallo di Troia, non facendo i conti con l’imponderabile: la rielezione di Trump.
Per l’Ucraina, adesso, oltre il danno e la beffa subite per colpa della fallimentare NATO, finalmente si presenta una via d’uscita con Trump il quale, per la pace, ha rivendicato un risarcimento economico chiedendo la compensazione dei danni con la cessione delle terre rare e ben altro che, Zelensky, ha finalmente accettato.
L’Europa della Von der Leyen ha fallito su tutto. Si è genuflessa alle lobby delle armi e alla NATO, costretta così, a rinunciare a svolgere alcun ruolo diplomatico, schierandosi contro la Russia per inserirsi in un cul de sac che ancora la imprigiona e con la storia che la condannerà inesorabilmente.
Neanche agli appelli di papa Francesco ha dato retta questa Europa guerrafondaia, costretto ad affermare che la NATO “abbaia alle porte della Russia” e che questa azione non tiene conto della percezione russa di essere “aggredita”.
In Europa si è affermata la premier italiana Meloni nello svolgere un ruolo di recupero e di cerniera con Trump e si accingeva anche a tale ruolo con Putin, cosa necessaria e giusta dal punto di vista diplomatico, che era accettato da entrambi seppur con motivazioni e visione differenti. Purtroppo il Capo dello Stato Sergio Mattarella, durante una vista a Marsiglia nel febbraio 2025, ha usato un passaggio sui paralleli storici tra la Federazione Russa e la Germania nazista “L’odierna aggressione russa all’Ucraina è di questa natura”. Parole che hanno provocato dure reazioni da parte russa, incrinando i rapporti in maniera seria e mettendo fuori gioco la possibilità di un ruolo diplomatico dell’Italia verso la Russia, seppur rimane ancora saldo con gli USA e, a breve, si potrà recuperare con la Russia, difronte alla necessaria realpolitik.
Priam parte di tre
Antonio leonardo Montuoro, Analista di Teo Intelligence
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