VIBO, E’ SEMPRE PIU’ EMERGENZA. PENSARE AD UNA RIFORMA CHE  PREVEDA LA FUNZIONE DEL “DIFENSORE CIVICO SANITARIO”

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Ci risiamo: scappa il morto ed è febbre alta per il grande ammalato: il presidio ospedaliero “G. Jazzolino” di Vibo Valentia. Succede, infatti, che il lento e fino ad ora inefficace dibattito, giornaliero, sulle criticità del sistema vibonese, ha subito, negli ultimi giorni, un aumento di tensione che ha portato alle dimissioni del dott. Vincenzo Mangialavori, direttore dell’unità operativa di Ginecologia. Gesto giunto a poca distanza da intervenuti decessi in reparto. In cattedra oggi le motivate dimissioni del primario di Ginecologia che vanno respinte in tutti i sensi e non soltanto per quanto da egli stesso denunciato a più riprese e puntualmente senza alcuna risposta.

Nel sistema sanitario vibonese, in panne, da anni, non è solo Ginecologia ma anche e soprattutto il Pronto Soccorso, dove alla quotidiana e forte spinta del Direttore dell’Unità Operativa, Enzo Natale, tra l’altro anche Presidente dell’Ordine dei Medici, e di tutti i collaboratori tra medici, infermieri, Oss e quant’altro, per ridurre i disagi e le difficoltà di sempre, non corrisponde la più adeguata attenzione del managment ed in particolar modo da parte del Presidente e Commissario straordinario per la sanità in Calabria Roberto Occhiuto.

Delle dimissioni del dott. Vincenzo Mangialavori si sono occupati la conferenza dei sindaci, in particolare il sindaco Enzo Romeo, nella sua qualità di massima autorità sanitaria comunale e tutto il circuito sanitario che insiste su Vibo e dintorni, invitandolo a desistere, riconoscendo al dott. Vincenzo Mangialavori la sua indiscussa capacità professionale ma soprattutto i suoi reiterati tentativi che hanno conosciuto sempre e solo silenzi sulla costante e inascoltata denuncia legata allo stato di abbandono dell’unità operativa incriminata.

Si da il caso che Il dott. Vincenzo Mangialavori sia stato l’unico, al momento, ad imboccare la via delle dimissioni, trovando il coraggio di dire ciò che altri pensano, vivono e non dicono o denunciano. Perché ? Anche se resta indiscutibile che l’Ospedale, nella sua più complessiva funzione, resta dotato di unità operative che lo rendono agibile e in grado di accogliere e dare risposte adeguate ai pazienti in emergenza, grazie allo straordinario e forse indefinibile impegno e passione dei tantissimi operatori sanitari e non che danno l’anima ed ogni possibile energia professionale e umana.

Intorno a quanto accade in queste ore c’è da aggiungere quella che può essere definita una “nascosta denuncia” di tantissimi cittadini che non appare ma è nei fatti, nei numeri e che riguarda il sempre più drammatico mal funzionamento di alcune attività ospedaliere. Uno stato di cose che spinge la coscienza dei cittadini a ribellarsi di fronte al pressapochismo e alla pochezza culturale e programmatica di Roberto Occhiuto e del suo apparato che lo circonda.

Resta viva la convinzione nei cittadini che bisogna fare di tutto per non chiudere il “G. Jazzolino”. Sarebbe un gesto intollerabile e non soltanto per i cittadini di fascia debole, isolati, abbandonati spesso alla loro micidiale solitudine. Forse sarebbe il caso di cambiare sistema di valutazione sulla assurda condizione che vivono l’ospedale di Vibo Valentia ma anche i servizi sul territorio. Occorre una “difensore della sanità civica” (guardando alla riforma della sanità) capace di tutelare in via prioritaria i bisogni più attuali. Un difensore dei diritti del cittadino pronto ad avviare un tavolo di trattative per dichiarare basta alla cultura delle chiacchiere e delle promesse per passare, subito, ad attivare una “cultura della necessità” che permetta la fine dell’attuale e superato sistema di confronto per spianare la strada ad un nuovo concorso di idee per superare disagi e difficoltà di tutti i momenti.

 

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