Le dichiarazioni di Lamberti sul fascismo, in un suo recente editoriale, lasciano sconcertati e generano non poca indignazione.
Non perché, come siamo purtroppo abituati ormai a registrare quotidianamente, sia “nuove” o particolari; quanto piuttosto per la chiara (forse voluta?) ambiguità retorica del “non posso esprimermi perché non c’ero”.
Gramsci odiava gli “indifferenti”, gli ignavi, coloro che non prendevano posizione; perché, Ponzio Pilato ce lo insegna, non ci si può lavare le mani di un crimine conclamato.
Il Fascismo è un crimine; non esiste spazio per le “opinioni” in merito: quando si parla di massacri premeditati, annullamento fisico degli oppositori, leggi razziali, deportazioni, l’instaurazione di un regime dittatoriale, le guerre colonialiste, la negazione della libertà di stampa e d’espressione, il partito unico sono solo alcuni degli aspetti criminali del Regime Fascista.
Potremmo riempire pagine di crimini fascisti efferati ed inauditi; di “crimini contro l’umanità” che qualificano, il ventennio come una delle pagine più buie del nostro Paese.
Ecco perché le affermazioni di Edoardo Lamberti sono inaccettabili; soprattutto per i ruoli che ricopre nonché quelli che ha già ricoperto in passato.
Da ex Sindaco del Comune di San Procopio, ad esempio, ha dovuto prestare giuramento sulla Costituzione; operando nel rispetto del dettato costituzionale: dichiaratamente antifascista.
Da giornalista come può mantenere ambiguità sul giudicare il Fascismo che la libertà di espressione la negò perseguendo chiunque si ribellasse?! Con Decreto del 9 luglio 1924 il Fascismo annunciò “La soppressione della libertà di stampa”.
Da candidato a Sindaco in una Repubblica Democratica che nasce dalla Resistenza come può mantenere questa posizione del “non c’ero quindi non posso dire”; troppo simili, nella loro sostanza, al famigerato “sì ma… ha fatto anche cose buone”.
Non esistono “cose buone” in una dittatura; non esistono analisi del “bene” in un regime totalitario e liberticida.
Poiché non riteniamo Lamberti una persona ignorante allora dobbiamo pensare, ribadendolo, che il suo essersi imbarcato nel “polo civico” che lo vorrebbe Sindaco figure dichiaratamente affini a quelle idee magari lo spinge a quell’ignavia di comodo per non perdere consenso nella frangia più a destra del suo contenitore politico.
O Lamberti fa finta di non sapere e vedere che Renato Meduri, figura che ha espresso supporto al suo Polo Civico, si presenta sui social con “Sono una specie di fascista nato fuori tempo per cui mi posso solo limitare a non essere antifascista”?
Come fa Lamberti ad affermare che uno non può parlare di qualcosa perché “non c’era”? Allora, da melomane ed ancor di più da presidente del Conservatorio Cilea, non dovrebbe parlare di Opera o di musica antica o barocca perché “non c’era”! Per la stessa teoria non dovrebbe, da cattolico praticante qual è, parlare del cristianesimo perché “non c’era”; non dovrebbe parlare di nulla che non lo ha visto testimone rifacendosi a quanto da lui stesso ha affermato che il nostro giudizio dipende “da quello che ci dicono”.
In un’affermazione Lamberti ha cancellato la professione dello storico; visto che “non c’erano”, infatti, gli storici di cosa parlano allora? Di “quello che gli dicono”?
Questa retorica pericolosa maschera una riabilitazione politica che ha il sapore chiaro ed inequivocabile del revisionismo; moderato ma chiaro per chi quotidianamente, invece, lavora per divulgare e testimoniare i valori della Resistenza: libertà, democrazia e giustizia sociale.
La “toppa peggio del buco” la riscontriamo invece nelle affermazioni a discolpa, rilasciate in una recente intervista, che risultano ancora più imbarazzanti di quelle oggetto di comprensibili polemiche: o per ignoranza (alla quale non crediamo) o per un equilibrismo politico che evidentemente lo sta facendo sbandare dalla parte sbagliata.
“Ma scusate, piazza del popolo, quando è venuto il capo del fascismo -ha dichiarato Lamberti- era o non era piena di gente? A quell’epoca, c’era gente a cui piaceva quel movimento politico e gente a cui non piaceva”.
Come si fa a produrre una riflessione così fuorviante e lontana dalla realtà dei fatti? Soprattutto: così banale.
Dobbiamo forse ricrederci sull’ignoranza? Perché c’è tanta inaccettabile ignoranza e mistificazione della storia in questa affermazione.
A Reggio, come nel resto d’Italia, c’erano fascisti per convinzione ideale ma c’erano decine di migliaia di persone che erano obbligate, come in ogni regime, a partecipare alle pubbliche manifestazioni del Duce; pena importanti e gravi conseguenze personali o familiari.
D’altronde non può sfuggire, ad un appassionato studioso come lui, l’importante testimonianza di Indro Montanelli all’annuncio della guerra nel discorso di Mussolini il 10 giugno 1940 dal balcone di Palazzo Venezia a Roma; il noto giornalista rilevò che moltissima gente non voleva la guerra e commento in modo amaro questa scelta citando qualche eclatante commento come “quello è matto” oppure “chi ce lo fa fare”.
Lamberti lo sa che non esisteva “scelta” se non quella di piegarsi o pagare con persecuzioni di ogni tipo e con la morte stessa?
Le “purghe” fasciste sono anche quelle leggende? I manganelli e le retate sono invenzioni fantastiche? Le rappresaglie e le deportazioni? Gli stupri, le violenze, le fucilazioni, gli eccidi e gli altri crimini del Fascismo li conosce?
Siamo allarmati e sconcertati da affermazioni che, ad oggi, risultano inaccettabili se prodotte da persona appena insignita di un’importante benemerenza dal Presidente della Repubblica; da persona che ricopre il ruolo di presidente del Conservatorio Cilea; da persona che è giornalista ed editore di una testata televisiva; da persona che ha già ricoperto ruoli istituzionali e si candida a farlo.
Reggio Calabria 12 maggio 2025
Per Il Comitato di Sezione
La Presidente
Patrizia Gambardella
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