Tutte le mattine arrivo ad Amato molto prima dell’orario di lavoro, perché è nel mio stile essere sempre puntuale.
Sempre in anticipo e mai in ritardo.
In questo periodo, la mia puntualità mi permette di godere della magia dell’autunno, che impreziosisce il borgo della Valle del Marro.
Un tappeto di morte fogli, vicino alla Chiesa, riporta al mio cuore i sogni perduti sul lago del tempo.
Oggi mentre la mia anima danzava insieme alle foglie, una figura graziosa è arrivata all’improvviso, come in un sogno.
La riconosco subito è Flaminia, la ragazza che anni fa mi aveva emozionata fino alle lacrime, raccontandomi la sua storia.
Ho parlato di lei nel mio romanzo “Fimmana”.
Una grande emozione rivederla dopo tanto tempo e parlare di nuovo con lei!
Ecco cosa mi ha detto:
“ Caterina i colori dell’autunno tediano la mia anima, come un’ape dispettosa punge il mio cuore.
Non ho mai dimenticato quel piccolo appartamento a Talenti, dove sognavo e speravo di poter vivere, amare e sognare.
Regina di quelle piccole stanze, di quella piccola cucina dove gli avrei preparato un caffè, i suoi piatti preferiti, una ciambella, la pizza e la parmigiana come gliela preparava la sua nonna.
Quella nonna che lui tanto amava.
Sognavo, pregavo e speravo.
L’ultima sera prima di andare via, gli avevo lasciato sul comodino una statuina di Padre Pio, nella speranza di poter presto ritornare.
Sarei ritornata!
Pregavo e speravo, sognando ad occhi aperti.
Non fu così!
Da allora il dolore e il freddo serpente della solitudine, non mi hanno mai abbandonata.
In tutti questi anni ho provato e cercato con tutte le mie forze di dimenticare, a volte sembrava ci fossi riuscita.
Ma oggi ad Amato la danza delle morte foglie, ha riportato al mio cuore il ricordo dell’amore perduto , dei sogni infranti, del caffè che non ho mai preparato, ed ho pianto quello che non è mai stato e che mai sarà.
Ho pensato a quelle piccole stanze, alla statuina di Padre Pio, alla vita passata senza amore, senza il suo abbraccio, il suo profumo, il suo sorriso e la dolcezza dei suoi baci.
Se almeno fosse morto, avrei avuto una tomba su cui piangere, me ne sarei fatta una ragione, ma lui non è morto perché è ancora vivo , ed ha vissuto la sua vita, sicuramente più bella e completa della mia.
Io sono rimasta sola, in balia del freddo serpente della solitudine, in balia della cattiveria, dell’invidia e dei personaggi in cerca d’autore.
In tutti questi anni, ci sono stati momenti in cui mi sono chiesta se mai c’è stato un solo attimo, dove lui si è ricordato di me, dell’amore immenso che io volevo donargli.
Se ha mai chiesto a qualcuno di me, o se magari per caso, ha saputo dei miei libri, dei miei scritti e del mio impegno nell’ambito culturale.
Questo meraviglioso tappeto di foglie dorate mi riporta a lui, alla statuina di Padre Pio, ai sogni perduti e al caffe che non ho mai preparato.
Spesso piango ancora, ma le mie lacrime non cadono mai sul suo cuore.
Avrei tanto voluto piangere sulla sua tomba, sarebbe stato meno doloroso, perché avrei avuto il conforto del suo spirito accanto a me.
Invece lui è vivo, ha amato, ha percorso le strade del mondo senza di me”.
Mentre Flaminia parlava, sentivo il suo dolore parte di me, volevo abbracciarla, confortarla, ma all’improvviso è sparita, così come spariscono i sogni alla prime luci dell’alba.
Tanti anni fa Flaminia mi aveva chiesto di raccontare la sua storia, ed è quello che farò anche oggi.
Scriverò ancora di Flaminia e del suo magico e doloroso Autunno.
L’autunno nell’anima!
Caterina Sorbara



