La piaga della disoccupazione, soprattutto di quella giovanile, produce un costante flusso migratorio di braccia, di energie e di cervelli, che assieme alle altre dinamiche demografiche, contribuisce al progressivo spopolamento della città e, di conseguenza, in prospettiva, alla sua impossibilità a reperire quelle risorse umane, intellettuali e professionali senza le quali un futuro non sarà più possibile.
Le cause della disoccupazione nel nostro territorio sono ovviamente molteplici ma solo un adeguata spinta imprenditoriale in grado di utilizzare le pur sempre cospicue risorse umane e materiali del territorio, secondo la sua naturale vocazione, può costituire il punto di partenza per consentire un serio rilancio occupazionale, agendo nella consapevolezza che l’economia cittadina va diversificata al massimo e che le risorse naturali e culturali endogene, non sono l’unico volano di sviluppo, anche se potrebbero essere il settore trainante. In quest’ottica va quindi considerato un aspetto che si sta rivelando foriero di nuove opportunità occupazionali per molti comuni calabresi e cioè il settore delle piccole e medie imprese che è poi la spina dorsale dell’intera economia italica. Da tempo infatti, molti comuni, hanno deciso di avviare su scala una propria politica industriale destinando parte del proprio territorio ad aree preposte ad accogliere insediamenti produttivi attraverso lo strumento dei cosiddetti PIP (Piani Insediamenti Produttivi) come ad esempio è accaduto nel vicino comune di Limbadi.
I PIP, istituti dall’art. 27 della Legge 865/71, rappresentano la risposta all’esigenza ampiamente diffusa in Italia durante gli anni Settanta, di normare la predisposizione di strumenti per la pianificazione delle aree da destinare ad insediamenti produttivi, necessità derivante dallo sviluppo industriale e dalla crescita economica che ha caratterizzato quel periodo. Fino alla Legge Urbanistica Nazionale (LUN) 1150/1942, in Italia infatti, non esistevano strumenti idonei alla istituzione di zone industriali. Ogni singola amministrazione comunale ha la facoltà (strumento non obbligatorio) di individuare delle aree all’interno del proprio territorio, corrispondenti ai criteri dettati dal Piano Regolatore Generale (PRG) e alle normative di urbanistica generale sulle “zone industriali”, in grado di ospitare attività artigianali, industriali, commerciali e turistiche. Le aree così classificate come idonee vengono poi espropriate dal Comune e suddivise in lotti che successivamente sono riceduti agli operatori mediante la cessione in proprietà o la concessione del diritto di superficie a prezzi in genere inferiori rispetto a quelli di mercato, al fine di incoraggiare la localizzazione di nuove attività produttive. A loro volta, gli imprenditori insediati, devono sottostare alle convenzioni che disciplinano i rapporti e gli obblighi nei confronti dell’Amministrazione nella progettazione e realizzazione degli interventi edilizi che costituiscono i fabbricati con cui realizzino effettivamente la propria impresa. I PIP possono essere progettati per accogliere o solo attività monotematiche (artigianali, industriali, commerciali e turistiche) oppure un insieme di attività.
Il PIP, quindi, nasce con duplice obiettivo: oltre ad assicurare un ordinato sviluppo urbanistico della zona ove dovranno sorgere nuovi insediamenti produttivi o dovranno trovare sistemazione quelli già esistenti, attuando le previsioni contenute nel PRG, gli viene riconosciuta l’importante funzione di strumento di politica economica di stimolo all’espansione industriale e al rilancio dell’attività produttiva e alla creazione di nuove opportunità di lavoro, offrendo alle imprese ad un prezzo politico le aree occorrenti per il loro impianto e la loro espansione. Ne consegue che, nell’individuazione delle aree da inserire in un PIP, nonché nella sua adozione ed approvazione, l’ente locale gode della più ampia discrezionalità con l’unico limite della non irragionevolezza o arbitrarietà della scelta e della adeguata motivazione sull’idoneità del piano ad apportare ricchezza per l’intero sistema economico sociale.
Di certo un eventuale area PIP che il Comune di Nicotera metterebbe a disposizione delle imprese che volessero investire nel territorio comunale avrebbe il pregio di trovarsi in un area di facile accesso poichè come tutti sanno, Nicotera è ben collegata attraverso un’articolata rete di vie di comunicazione, poiché dista pochi Km dall’uscita autostradale di Rosarno (A3 Salerno-Reggio Calabria) e dalla SS 18 Tirrenica Inferiore. Trovandosi al confine tra la provincia di Vibo Valentia e di Reggio Calabria, è inoltre collegata, grazie ad un servizio di pullman di linea privati, sia ai principali centri della Piana di Gioia Tauro che ai paesi del vibonese, ed è servita dalla stazione ferroviaria di Nicotera e da quella di Rosarno (importante snodo ferroviario dove si fermano quasi tutti i treni) distante solo pochi chilometri. La città infine, si trova in posizione quasi equidistante, sia dall’aeroporto di Reggio Calabria (60 km di distanza) che da quello di Lamezia Terme (45 km di distanza) e dista appena dieci chilometri dall’importante e strategico Hub portuale di Gioia Tauro.
Lanciamo quindi un accorato appello alla Commissione straordinaria che attualmente governa l’ente comunale affinché si pongano in essere tutti gli atti tesi a verificare la possibilità di avviare un percorso che porti alla costituzione di una siffatta area, sul territorio comunale.