La vicenda della Fondazione “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime” a Mileto si è arricchita in queste ultime settimane di nuovi eventi.
La prima mossa l’ha fatta il Vescovo mons. Luigi Renzo il quale, l’8 marzo scorso, avuta notizia dalla stampa della convocazione di un assemblea della Fondazione in programma il 10 marzo e con all’ordine del giorno la sostituzione dei consiglieri del consiglio di amministrazione dimissionari , rilevando tra le altre cose che “nessuna autoconvocazione del cda poteva essere fatta” da parte dei tre componenti rimasti (su 10) poichè con le dimissioni “è venuta a mancare l’effettiva esistenza giuridica di detto organo collegiale” senza contare poi il fatto che “l’autoconvocazione è illgettima in quanto in contrasto con l’art. 10 lett. b dello statuto della fondazione” stessa, “ai sensi dell’art. 3 della legge 222/1985 e dei can. 305, 323 e 325” decideva di “sospendera la riunione del 10 marzo” scorso diffidando “i destinatari del presente provvedimento a non compiere alcun atto di ordinaria o straordinaria amministrazione”. Mons. Renzo aveva poi concluso scrivendo che nel caso non si fosse adempiuto a ciò “con evidente pubblico scandalo mi vedrò costretto ad applicare il can. 326 da far valere anche per gli effetti civili”.
Ebbene quelli della Fondazione per tutta risposta hanno invece “tirato dritto” evidenziando come a loro dire le dimissioni di 7 consiglieri su 10 “non costituisce causa di decadenza dell’Organo, prevista statutariamente solo dal venir meno contemporaneo della maggioranza dei consiglieri”. Così l’assemblea ha proceduto alla ratifica delle nomine dei nuovi componenti del consiglio d’amministrazione.
Nella riunione del 14 marzo poi ad intervenire sul caso è stata la Conferenza Episcopale calabrese” che in un suo comunicato ha preso le parti di Mons. Renzo.
“I Vescovi – si legge nella nota – si sono poi interessati alle vicende della Fondazione di Paravati, manifestando la piena solidarietà e vicinanza al vescovo mons. Luigi Renzo ed hanno espresso rincrescimento per l’uso distorto ed incoerente fatto dalla stessa Fondazione di un suo precedente Comunicato, ribadendo altresì che non basta proclamare la propria adesione e comunione con la Chiesa se poi si disobbedisce apertamente e con pubblico scandalo alle direttive canoniche del Vescovo”.