Suor Raffaelina Borruto era nata nella nobile e graziosa Cittanova, in provincia di Reggio Calabria, il 10 novembre del 1904.
Il papà si chiamava Raffaele Borruto e la mamma Teresa Anile.
Raffaelina era la prima di quattro figli ed era stata chiamata Celestina.
A soli 11 anni perde i genitori e si trasferisce con i suoi fratelli (Lorenzo, Rosina e Raffaele) dal nonno materno a Rizziconi, sempre in provincia di Reggio Calabria.
Il 21 dicembre del 1924, all’età di 20 anni, nonostante molti giovani del paese avevano chiesto la sua mano, Celestina, da sempre innamorata di Gesù, entra nella comunità delle Suore di Santa Giovanna Antida Thouret presso l’Istituto “Regina Coeli” di Napoli.
La madre superiora, a causa delle sue precarie condizioni di salute, pensa che la giovane Celestina non possa farcela.
Ma lei , nutrita e animata dal suo grandissimo amore per Gesù, resiste alle prove e alle fatiche e il 19 marzo 1926, veste l’abito religioso e assume il nome di Suor Raffaelina, in omaggio a suo padre e all’arcangelo Raffaele di cui è molto devota. Pochi giorni dopo parte per Benevento, dove le Suore della Carità reggono, dal 1852, l’orfanotrofio femminile annesso alla Chiesa di San Filippo Neri, fatta costruire da Papa Orsini (Benedetto XIII) nel cuore dell’antica città.
A Suor Raffaelina viene affidato il compito di insegnante delle bambine ospitate nell’Istituto.
Suor Raffaelina resterà a Benevento fino alla sua morte avvenuta il 3 luglio del 2007all’età di 103 anni. Dopo le solenni e affollatissime esequie, celebrate dall’Arcivescovo Mons. Andrea Mugione nella Basilica della Madonna delle Grazie, le spoglie della suora vengono tumulate nella cappella delle Suore di Carità nel Cimitero Comunale di Benevento.
Tutta la sua vita è stata contrassegnata dal desiderio di ”stare vicino a Gesù”.
Fin da piccola recitava quotidianamente il Santo Rosario, anche più volte al giorno.
Nel suo “Diario dell’anima” in una pagina aveva scritto: ”Quando ero piccina recitavo sempre il rosario e la mamma ed una zia di sovente mi ripetevano che, quando si recita il rosario, ad ogni Ave Maria, l’angelo custode intreccia tante rose e, finita la corona, la depone ai piedi della Vergine ed è contenta la Madre divina perché nel rosario si contempla l’infinito amore del Padre dei Cieli che manda sulla terra il suo figlio Gesù per la salvezza di tutta l’umanità. Avendo compreso il valore inestimabile del rosario, mi impegnavo a recitarne tanti a modo mio, come una bambina può fare. Ne concludevo uno per cominciarne un altro, anche di notte mi alzavo dal letto, mi inginocchiavo e recitavo il rosario, e mi pareva di vedere la scena stupenda dell’angelo custode che intrecciava delle roselline per deporle ai piedi della Madonna”.
E’ stata tra i maggiori promotori del culto di Gesù Bambino di Praga nel mondo.
Instancabile nel suo servizio all’Orfanotrofio da lei diretto, mistica, avvolta da fama di santità già in vita, quotidianamente visitata da numerosi pellegrini in cerca di una sua preghiera, ha più volte ricevuto apparizioni da Gesù e Maria, che, tra l’altro, le rivelarono una Medaglia miracolosa -la Medaglia di Gesù Salvatore dell’Uomo- annettendovi promesse per coloro che l’avrebbero portata e diffusa.La medaglia riporta ciò che Madre Raffaelina vide durante l’esperienza mistica: tra gli altri simboli riprodotti, troviamo nel fronte Gesù Bambino di Praga dinanzi alla Croce con sopra inciso “Io mi chiamo Gesù” -frase pronunciata da Nostro Signore alla suora in una precedente apparizione il 20 novembre 1977- e nel retro il triangolo perfetto con al centro un’ostia rosseggiante con negli angoli le tre lettere S D U -che significano “Salvatore Dell’Uomo”, come chiarito dalla Madonna stessa- e le genti di tutte le razze in venerazione della Madonna. Durante l’apparizione del 1978 la Santissima Vergine disse alla suora: “Questa medaglia sia distribuita a tutti i popoli. È un dono celeste. Quanti la porteranno cammineranno nella luce”. Aggiunse Gesù Bambino: “Coloro che la diffonderanno con premura e nelle terre più lontane saranno rivestiti di splendore. Si presenteranno vittoriosi al mio ritorno”.
Il suo testamento spirituale, l’aveva scritto il 4 novembre del 2003 e l’aveva intitolato “Il mio ultimo canto”:
“Fratelli tutti, sorelle, giovani, fanciulli, fanciulle che siete in contatto con me, io vivo con voi, respiro con voi all’ombra del vostro cielo dal 1926. Ascoltatemi. Amate Dio, Padre tenerissimo, che vuole tutti salvi. Fratelli tutti aprite gli occhi, pensate che siete oggetto di grande benevolenza da parte del Padre dei Cieli. Non perdete tempo! Dio vi chiama, vi chiama per nome. Non attendete che l’ora sia troppo tarda! Ascoltatemi. Ho dedicato la vita per il Regno dell’Amore. Fratelli credetemi, Dio ci sta chiamando, ci chiama, ci vuole tutti salvi. Io lascio a Benevento la mia lunga povera vita crocifissa col Crocifisso della Salvezza. Io dico a tutti arrivederci, io sorvolerò i cieli, raggiungerò l’Amore di Dio che mi conduce e dona a me grande Amore e tanta Luce. Vedete, resta a voi la più grande, la più sublime ‘eredità’, resta a voi l’amorosa cura del mio Bambino. Guardatelo tutti, sia sorgente di Gioia per tutti, sorgente di Pace, sorgente di grandissimo Amore, non compreso ancora. Arrivederci in Cielo”.
Il maestro Paolo Lanza, da noi recentemente intervistato, ha dichiarato che Suor Raffaelina diceva sempre:
”Le coincidenze non esistono, sono dei fili invisibili che muovono i nostri passi. Fili voluti da Dio nostro padre”.
Con grande senso di umiltà, vogliamo credere che questo piccolo scritto sia stato mosso “da fili invisibili” e che Suor Raffaelina dal Cielo stia con amore sorridendo.
Per chi volesse conoscere la storia completa di questa grande suora, c’è un sito a lei dedicato e una pagina FB.