Alfio Rapisarda, Responsabile Security del Gruppo Eni, ha tenuto una lezione dal titolo: “La sicurezza aziendale e l’interesse nazionale” durante il Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri.
Rapisarda ha ricordato che Eni è un’azienda multinazionale dell’energia, operativa in tanti Paesi del mondo, con una solida presenza in particolare in Africa, dove ha consolidato una lunga storia di integrazione e di sostenibilità.
“La storia di Eni – ha ricordato – nasce in realtà da una precisa volontà del governo italiano, guidato da Ivanoe Bonomi nell’immediato secondo dopoguerra, di far chiudere l’Agip perché non ritenuta utile al Paese, e da una forte spinta ribelle e da una grande intuizione di Enrico Mattei, nominato liquidatore dell’azienda ma sulle cui orme l’azienda costruisce un futuro di successi inimmaginabili. Mattei si rese cioè conto dell’importanza del petrolio per la ripresa economica del Paese e avviò una fitta campagna di relazioni e di iniziative industriali in Italia, in Nord Africa e in Medio Oriente, che rese nel giro di pochi anni l’Ente nazionale idrocarburi (Eni) una grande azienda multinazionale, in grado di confrontarsi con un mercato che fino ad allora era egemonizzato in maniera rilevantissima da sette compagnie petrolifere, soprattutto angloamericane, che gestivano più dell’ 80% delle riserve mondiali di petrolio.
“Da allora Eni – ha costruito un solido percorso improntato alla cooperazione, alla internazionalizzazione ed allo sviluppo di un business sostenibile in ogni suo componente. Rapisarda ha poi richiamato l’importanza della protezione aziendale come uno dei pillar fondamentali su cui vengono misurate le capacità di gestione dei rischi d’impresa, in un contesto globale che ha visto accrescere, specie dopo l’undici settembre del 2001, il bisogno di sicurezza da parte delle popolazioni. Questa mutata percezione di insicurezza, di timore, derivante da un clima di tensione amplificato da tanti episodi di violenza soprattutto di matrice confessionale, che hanno segnato gli ultimi 15 anni in molti paesi anche europei, ha radicalmente mutato il nostro comune modo di porci nella collettività, accettando controlli e limitazioni alla nostra libertà per il bene comune, ha segnato in modo indelebile anche la postura di security delle aziende e del loro senso di responsabilità giuridica ma ancor prima etica nei riguardi dei propri dipendenti. La security aziendale, in altre parole, è entrata a far parte in maniera strutturata delle organizzazioni e del proprio sistema normativo, sviluppando sempre più competenze e know how sulla sicurezza fisica, ma anche la capacità di analisi di dati e di fenomeni necessari a comprendere la dimensione dei rischi e delle minacce, oltre che delle modalità per mitigare e minimizzare tali rischi. Una security volta a sviluppare processi sempre più tecnologici ed integrati con le esigenze del fare “business responsabile”, che necessità di due elementi imprescindibili: una consapevole maturità di security di tutte le persone d’azienda e una efficace azione di collaborazione con le autorità centrali e locali chiamate ad assicurare l’incolumità nei territori e il contrasto alle illegalità. Una sinergia tra Stato e imprese, in particolare quelle strategiche per la tutela degli interessi nazionali, che è fondamentale venga consolidata da un profilo legislativo al passo con i tempi, ma che disponga anche di idonei strumenti di cooperazione operativa in grado di prevenire minacce non solo alla sicurezza delle imprese ma anche alla sicurezza nazionale. Basti pensare alle rapide evoluzioni delle minacce in campo cibernetico, prive di frontiere, dematerializzate e rapidissime nell’agire, cioè in grado di colpire ed affondare chiunque – quindi anche le imprese, non importa di che dimensioni – e che non possono essere contrastate con meccanica burocrazia. Esempio questo di come la security delle aziende stia sempre più adeguandosi ad una dimensione di contrasto anche cyber, mantenendo una serrata e fondamentale partnership con il mondo ICT che è anche owner delle infrastrutture e ne governa l’integrità funzionale. Ma che senza una adeguata interazione con le Istituzioni e con il mondo delle imprese rischia di perdere la capacità di stare al passo con il fronte di rischio, esponendo le aziende ad un rischio inaccettabile, o peggio ancora se gli stessi rischi mettono a repentaglio anche una rilevante quota di valore di quell’interesse nazionale che alimenta le più comuni logiche di sicurezza nazionale.
- Tags: Alfio Rapisarda, calabria, Mario caligiuri, Università