Le immagini drammatiche della guerra in Ucraina con le immani stragi di civili, le distruzioni materiali e, ahimè le fosse comuni, in questo sei maggio 2022 ci spingono a ricordare, settantanove anni dopo, la morte dal cielo che colpì la nostra Reggio Calabria il 6 maggio del 1943. Lo scrive Giuseppe Diaco, cultore di storia, collezionista di documenti, e responsabile dell’Associazione Culturale Anassilaos. Il tragico evento, e soprattutto il periodo che va dal 6 maggio al 3 settembre, va comunque inserito – scrive Diaco – nel contesto strategico-militare dei primi mesi dell’anno 1943, un anno ricco di eventi per la città di Reggio Calabria che per la prima volta viene direttamente investita dai tragici eventi della II Guerra Mondiale, proprio a cominciare dal tragico 6 maggio, data del primo pesante bombardamento aereo della città, anche se altre incursioni di minore entità si erano registrate nei giorni precedenti. Le ragioni di tali interventi aerei sono da ricondurre all’ormai imminente iniziativa militare degli Anglo-americani che dall’Africa puntano ormai ad investire l’Italia e la Sicilia. In preparazione di quello sbarco che avverrà il 9 luglio 1943 (Operazione Husky) gli Alleati presero ben presto l’iniziativa di colpire e distruggere le infrastrutture militari (porti, aeroporti, stazioni ferroviarie, caserme, depositi di carburante e armi) delle città siciliane e calabresi, Reggio Calabria tra esse. Non a caso già il 31 gennaio 1943, nel corso di un mitragliamento della costa ionica, perse la vita ad Annà di Melito l’Arcivescovo reggino Montalbetti. Ed è un curioso accidente della storia che il bombardamento del 6 maggio avvenisse – come sostengono taluni storici – nel corso dei funerali in duomo della madre dello stesso Montalbetti, Carolina Portmann. L’incursione aerea era invero stata annunciata dal lancio di manifestini di propaganda che invitavano la popolazione a rifugiarsi nella campagne. Un invito in gran parte disatteso dai Reggini che accrebbe il numero delle vittime sorprese nella loro quotidianità. Il numero dei morti pare sia stato in quella giornata di oltre 250 – ma i pareri sono, come sempre discordi – e la città che stava appena riprendendosi dalle distruzione del sisma del 28 dicembre 1908, subì ingenti danni materiali che colpirono non soltanto le zone di interesse più propriamente militare (porto, stazione centrale, distretto militare) ma anche il Museo e il Duomo oltreché quartieri densamente popolati e limitrofi alle zone militari. Purtroppo fu soltanto l’inizio poichè le incursioni proseguirono nei giorni e mesi successivi tanto che il 21 maggio fu colpito il brefotrofio, un fatto che provocò sconcerto per la morte di neonati, nutrici e monache. Oggi – scrive il Responsabile di Anassilaos – giova più che mai rendere omaggio alle vittime innocenti di quella guerra insensata che devono essere ricordate ciascuna di esse con nome e cognome, un impegno che l’Anassilaos assume fin da adesso in previsione dell’80° anniversario che cadrà nel 2023 con diverse iniziative allo studio.