“ La presenza dei monaci italo greci nel nostro territorio”, è stato il tema dell’importante incontro che si è svolto ieri pomeriggio a Palmi, presso l’Hotel Stella Maris, fortemente voluto e organizzato dal Rotary Club di Palmi, presieduto dal  dott. Diego Ricciardi.

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“ La presenza dei monaci italo greci nel nostro territorio”, è stato il tema dell’importante incontro che si è svolto ieri pomeriggio a Palmi, presso l’Hotel Stella Maris, fortemente voluto e organizzato dal Rotary Club di Palmi, presieduto dal  dott. Diego Ricciardi.

Dopo i saluti del Prefetto del Club  Carlo Oliva, il dott. Ricciardi ha subito sottolineato l’importanza della tematica,  che si lega al  Premio Internazionale Magna Grecia, nato per merito di Arialdo Tarsitano e di alcuni Club Rotary del meridione d’Italia negli anni Settanta, conosciuto negli ambienti scientifici internazionali per il suo alto valore culturale.

Il premio, patrimonio dei club delle regioni Basilicata, Calabria, Campania e Puglia, è divenuto uno strumento al servizio della collettività che si prefigge di valorizzare le risorse umane ed ambientali dei territori, notoriamente interessati da insediamenti di colonie greche.

Il  Club Rotary di Palmi ospiterà quest’anno, nell’ultima settimana di settembre, la XLIV edizione di questo prestigioso  Premio

Subito dopo Sissy Barone Presidente della Fidapa   sezione Pana di Palmi si è soffermata sull’importanza della cultura volano di sviluppo del territorio e sull’importanza di fare rete.

A seguire il sindaco di Feroleto Della Chiesa  Domenico Tranquilla, nel portare  il saluto dei sindaci della Piana del Tauro, ha rimarcato l’importanza della tematica e la disponibilità dei sindaci a fare rete.

Leda Badolati Presidente Incoming Rotary Club Palmi ha affermato :” Stasera c’è un incastro perfetto di diverse componenti; religioso, culturale politico e associativo .

E’ una tappa di avvicinamento al Premio Magna Grecia che affonda le sue radici nel nostro glorioso passato”.

Mons. Giuseppe Alberti Vescovo della  Diocesi Oppido Mamertina- Palmi, ha affermato:

”  Il nostro  passato è  importante nel presente  e noi  vogliamo recuperarlo,  è uno spazio per ritornare alle radici cristiane delle nostre terre.

Radici che sono linfe vitali. La presenza del monachesimo è una variante interessante, di una radicalità evangelica che si adatta ai tempi nuovi.

In Calabria questo fenomeno non è autoctono, perché all’inizio è stata un’esperienza di esportazione, ma poi si è radicato. E’ importante cogliere il significato nel presente. La spiritualità è un motore motivazionale.

Il Cristianesimo ha dato un grande contributo culturale”.

Mons. Alberti ha concluso il suo intervento, ricordando l’esperienza monastica di Serra San Bruno e annunciando che presto sarà pubblicato un depliant sulle attività e i beni culturali, da fruire nel coso dell’anno giubilare.

Don Letterio Festa, nel suo intervento,  ha subito sottolineato  che le nostre origini arrivano dalle laure dei monaci basiliani, le nostre realtà nascono dai villaggi monastici.

Finite le persecuzioni, dopo le testimonianze dei martiri, nasce il monachesimo che rappresenta una nuova forma di testimonianza cristiana.

I pilastri del monachesimo erano: il digiuno, la preghiera, il lavoro manuale e  la castità.

I basiliani alla base di tutto avevano  la Sacra Scrittura.

Vivevano nelle grotte e la domenica si riunivano tutti insieme in chiesa (la Cattolica), importante era la figura del protopapa.

Molti monaci erano laici  e  vi erano comunità sia grandi che piccole.

Al tempo di Cassiodoro  i monaci erano già presenti, alcuni arrivarono con i Longobardi, altri arrivarono alla fine del secolo ottavo  con la lotta alle icone e altri tra il nono e l’undicesimo secolo.

Don Festa ha ricordato  che Mons. Nicola Ferrante  e Domenico Minuto ci hanno lasciato tante notizie sulla vita di queste comunità.

Vi erano due tipi di vita: ermetica e cenobitica, da noi i monaci preferivano la seconda.

Monaci che avevano una grandissima autorità e la gente li seguiva.

Oltre ai lavori manuali ed artigianali copiavano i libri, producendo una notevole cultura.

A Seminara vi era una scuola calligrafica, come a Sant’Eufemia d’Aspromonte, Oppido Mamertina e in tanti altri centri.

Oltre alla grande eredità culturale, i monaci  hanno  portato il culto della  Theotòkos la madre di Dio.

San Fantino il Cavallaro, Luca di Melicuccà ed Elia il Giovane pregavano la Madonna  e poi il culto della Madonna Nera di Seminara e la Madonna dell’Itria a Polistena, portata a spalla dai monaci italo greci.

Infine don Festa ha concluso il suo intervento elencando tutti i  monasteri , le parrocchie e i  Santi presenti nella Piana del Tauro.

L’avv. Ferdinando Perelli ha narrato la genesi del Premio Magna Grecia.

L’arch. Simona Bruni Direttore Musei Archeologici Nazionali: Metauros, Lametino e Medma, ha relazionato sul tema: “Stratificazione medievale e Valorizzazione del patrimonio”.

Un  accurato viaggio tra fede e cultura con l’ausilio di immagini.

Ha concluso l’evento Mons. Giuseppe Alberti.

Numeroso attento e qualificato il pubblico presente, tra cui  rappresentanti di associazioni e clubs presenti sul territorio, tanti  sindaci e il dott. Giuseppe Zampogna .

Tra gli interventi: il sindaco di Giffone Antonio Albanese, il dott. Domenico Surace,  la prof.ssa Miriam Costa,  la prof.ssa Francesca Masseo e il dott. Lucente.

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