"Il Cardinale Robert Sarah: una voce di speranza per il futuro della Chiesa" "Il Cardinale Robert Sarah: una voce di speranza per il futuro della Chiesa"

“Il Cardinale Robert Sarah: una voce di speranza per il futuro della Chiesa”

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Riceviamo e pubblichiamo

“In un momento di grande riflessione per la Chiesa Cattolica, con il Conclave all’orizzonte e il mondo in attesa di un nuovo Pontefice, il nome del cardinale Robert Sarah, originario della Guinea, risuona con forza tra i “papabili”. Figura di spicco per la sua profonda spiritualità, il suo impegno per la tradizione e la sua visione equilibrata su temi complessi come l’immigrazione, Sarah rappresenta una possibile guida per una Chiesa che guarda al futuro senza dimenticare le sue radici.
Nato il 15 giugno 1945 a Ourous, un piccolo villaggio della Guinea, Sarah ha vissuto una vita segnata dalla fede e dal coraggio. Ordinato sacerdote nel 1969 e nominato arcivescovo di Conakry a soli 34 anni da Giovanni Paolo II, Sarah ha affrontato le persecuzioni del regime autocratico di Ahmed Sékou Touré, diventando un simbolo di resistenza e indipendenza per la Chiesa africana. Creato cardinale da Benedetto XVI nel 2010, ha ricoperto ruoli di prestigio, tra cui prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti fino al 2021. La sua fedeltà alla dottrina e la sua vicinanza al Papa emerito Benedetto XVI lo hanno reso un punto di riferimento per i cattolici che cercano una guida salda in un’epoca di cambiamenti.
Sarah è ammirato per la sua capacità di unire una visione teologica profonda a un approccio pratico ai problemi globali. La sua possibile elezione a Papa sarebbe un evento storico: il primo Pontefice africano, simbolo di una Chiesa sempre più universale, in un continente dove il cattolicesimo è in forte crescita, con oltre 256 milioni di fedeli.
Uno dei temi su cui il cardinale Sarah si è espresso con chiarezza è l’immigrazione, offrendo una prospettiva che coniuga carità cristiana, realismo e attenzione alle radici culturali. Le sue parole, lungi dall’essere divisive, invitano a una riflessione profonda su come affrontare un fenomeno complesso senza perdere di vista la dignità umana e il bene comune.
In un’intervista rilasciata al giornale francese Valeurs Actuelles nel 2019, Sarah ha dichiarato: “Bisogna fare di tutto perché gli uomini possano restare nei Paesi in cui sono nati”. Questa frase riflette il suo sostegno al “diritto a non emigrare”, un concetto già espresso da Benedetto XVI, che sottolinea l’importanza di creare condizioni di vita dignitose nei Paesi d’origine per ridurre la necessità di migrazioni forzate. Sarah non si oppone all’accoglienza, ma invita a considerare le conseguenze di flussi migratori incontrollati, sia per chi parte sia per chi accoglie.
Nel suo libro Le soir approche et déjà le jour baisse (in italiano, Si fa sera e il giorno ormai volge al termine), il cardinale ha affrontato il tema con toni accorati: “Tutti i migranti che arrivano in Europa vengono stipati, senza lavoro, senza dignità. È questo ciò che vuole la Chiesa? La Chiesa non può collaborare con la nuova forma di schiavismo che è diventata la migrazione di massa”. Queste parole non sono un rifiuto dell’accoglienza, ma un monito contro un sistema che, a suo avviso, rischia di sfruttare i migranti, privandoli della loro dignità e identità.
Sarah ha anche criticato il Global Compact delle Nazioni Unite sui migranti, sostenuto invece da Papa Francesco, definendolo un documento che “promette migrazioni sicure, ordinate e regolari”, ma che potrebbe produrre “esattamente il contrario” se non tiene conto delle volontà dei popoli e delle identità culturali. La sua visione non è di chiusura, ma di un’accoglienza responsabile che rispetti sia i migranti sia le comunità ospitanti.
Le posizioni di Sarah sull’immigrazione sono state talvolta fraintese o strumentalizzate, ma la sua intenzione è chiara: promuovere uno sviluppo economico e sociale in Africa per garantire un futuro ai giovani, evitando che l’Europa diventi, come ha detto, “la tomba dell’Africa”. In questo senso, il cardinale si pone come un ponte tra due continenti, capace di parlare all’Europa secolarizzata e all’Africa in crescita con un messaggio di speranza e responsabilità.
La sua attenzione alla crisi culturale dell’Occidente, che descrive come immerso in un “ateismo liquido”, e il suo amore per la liturgia tradizionale, come la Messa tridentina, lo rendono una figura cara ai conservatori. Tuttavia, Sarah ha sempre ribadito la sua fedeltà al Papa e alla Chiesa, dichiarando: “Chi è contro il Papa è ipso facto fuori dalla Chiesa”. Questo dimostra la sua capacità di unire, piuttosto che dividere, anche in un contesto polarizzato.
A 79 anni, Robert Sarah è tra i cardinali più rispettati e ascoltati, con un’età che lo rende ancora eleggibile per il Conclave fino al giugno 2025. La sua possibile elezione rappresenterebbe una svolta storica, non solo per il suo essere africano, ma per la sua capacità di parlare al cuore dei fedeli con un messaggio di fede, verità e compassione. In un mondo segnato da crisi migratorie, secolarizzazione e sfide globali, Sarah potrebbe essere il Papa capace di guidare la Chiesa con fermezza e carità, ricordando a tutti che, come ha scritto nel suo libro Dio o niente, “nella mia vita, Dio ha fatto tutto; da parte mia non ho voluto che pregare”.
Con il suo richiamo alla dignità umana, al rispetto delle culture e alla centralità di Cristo, Robert Sarah si presenta come una figura di speranza per una Chiesa che vuole essere luce per il mondo. Il suo pontificato, se mai avverrà, potrebbe segnare un nuovo capitolo di dialogo e rinnovamento, radicato nella tradizione ma aperto alle sfide del presente”.

Adriano Teresi

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