E’ stato presentato ieri pomeriggio a  Gioia Tauro  presso la Sala “Le Cisterne”  il romanzo di Lilla Sturniolo:   “Mabina”, Pellegrini Editore

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E’ stato presentato ieri pomeriggio a  Gioia Tauro  presso la Sala “Le Cisterne”  il romanzo di Lilla Sturniolo:   “Mabina”, Pellegrini Editore.

Dopo i saluti   istituzionali del vice sindaco di Gioia Tauro Antonino Parrello, che si è anche soffermato sull’importanza del “Maggio dei libri e sul valore dell’opera;  la giornalista Caterina Sorbara  ha presentato  l’autrice : donna colta e raffinata, siracusana di nascita e Palmese d’adozione.

Laureata in Letteratura Cristiana Antica con lode presso l’Università degli Studi di Messina.

Insegna letteratura Italiana e ha insegnato Storia della Chiesa e dei Concili Ecumenici.

Ha collaborato con diverse riviste locali come “Calabria Sconosciuta e “Calabria Letteraria e internazionali come “Vivere in”.

Poetessa sensibile e delicata , ha pubblicato sette sillogi poetiche, una raccolta di racconti e un  romanzo di grande successo “La legione Scomparsa”.

Subito dopo la Sorbara, ha dialogato con l’autrice.

Dal dialogo è emerso che la protagonista del romanzo Mabina, è  una dolcissima creatura dalla bellezza ultraterrena, colta e raffinata.

Mabina è pagana, così come lo schiavo Cencio, figura importante dell’opera.

Intorno a Mabina ruotano personaggi importanti,  come  per esempio Orso Ipato doge della Repubblica di Venezia, il primo dux ad essere nominato per volontà dei Venetici e non del potere centrale, il magister Lupo di Andria, l’imperatore Leone III Isaurico,  Gregorio II Papa, Giovanni Damasceno i cui scritti innamorano Cencio fino a portarlo ad una decisione importantissima e  il duca Reimero.

Fanno  da sfondo al romanzo, in primis  la lotta per il culto delle icone .

La controversia acquisì una dimensione politica quando salì al trono Leone III l’Isaurico.

Nel 726 l’imperatore bizantino Leone III l’Isaurico ordinò quindi la distruzione delle icone, sia perché il loro culto rappresentava un’autentica eresia sia perché risoluto a togliere potere ai monasteri dove si riunivano grandi masse di fedeli per la venerazione.

In Occidente papa Gregorio II, appoggiato dai vescovi, si oppose con successo al decreto imperiale e sostenne, contro l’imperatore, l’iconodulia (dal greco, il culto delle immagini sacre).

Per porre fine alla lotta iconoclasta si promosse il secondo Concilio di Nicea (il VII Concilio ecumenico). Si tennero otto sessioni (di cui l’ultima a Costantinopoli), dal 24 settembre al 23 ottobre 787, con la partecipazione di circa 350 vescovi.

Il secondo Concilio di Nicea (il primo Concilio di Nicea si era tenuto nel 325) sancì la netta differenza tra “venerazione” delle immagini – ammessa – e “adorazione” – inammisibile perché solo Dio può essere adorato.

Il Concilio chiarì inoltre che nelle immagini si venerano «le persone rappresentate» e non «le icone materiali» in quanto tali.

E ancora la divisione dell’impero romano con le capitali: Roma e  l’incantevole Bisanzio, la potente Venezia, la bellezza e la ricchezza dei palazzi  la bellezza della storia, non ultimo, l’amore protagonista di ogni pagina del libro.

Dal dialogo è anche  emerso, che   l’amore nell’opera  è presente in diverse sfaccettature: l’amore per la storia, per la narrazione, l’amore per la speranza, l’amore per la fede, l’amore grande che lega due persone fino all’eternità, che spariglia le carte, che stravolge la vita.

Tanti gli interventi da parte del  pubblico presente.

L’evento  è stato intervallato dalle letture di alcuni brani dell’opera da parte di Francesca Alampi.

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