Perchè la decisione Unesco su Gerusalemme è inaccettabile

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Qualche mese addietro con una decisione che ha suscitato anche le ire del Vaticano e del Governo italiano, Il consiglio esecutivo dell’Unesco riunito a Parigi ha ufficialmente adottato una risoluzione chiamata “Palestina occupata” che riguarda la città vecchia di Gerusalemme (che si trova a Gerusalemme Est, annessa nel 1967). un testo che secondo lo stato ebraico nega il legame storico che unisce gli ebrei al Monte del tempio facendo riferimento a quest’ultimo solo con il suo nome arabo di Haram al Sharif (Spianata delle moschee).

Ora qui non si trtta di essere amici o nemici di Isrtaele quanto di ristabilire la verità storica. Tutti sanno perfettamente che Gerusalemme – città antichissima le cui origine risalgono all’età della pietra, anche se viene menzionata per la prima volta in alcuni testi egiziani dei primi secoli del II millennio a.C. (testi di esecrazione) e successivamente in modo sicuro in alcune lettere di Amarna risalenti al 1425 a.C. – dai tempi della conquista da parte degli ebrei guidati da Re David fino alla distruzione del 132 dc ad opera dei romani che la rifondarono con il nome di Aelia Capitolina – è una città indiscutibilmente ebraica.

Nè la ultramillenaria diaspora ha cancellato questa presenza ne le vestigia. Anzi il ritorno della città sotto lo stato d’Israele nel 1967 ha riacceso l’interesse storico sui luoghi cari all’ebraismo a cominciare dalla Spianata delle moschee con il vicino Muro del Pianto.  E oggi col 68% di popolazione ebraica Gerusalemme è anche una città a maggioranza sionista anche dal punto di vista demografico, anche multietnica e multiconfessionale, essendo cara alle tre grandi religioni monoteiste – cattolicesimo, ebraismo e Islam.

Per questo la decisione dell’UNESCO è stata forse presa con troppa leggerezza, sopratutto perchè può riaccendere dei problemi mai sopiti in un contesto già difficile. Lo ha capito bene il Vaticano che con un comunicato congiunto tra S.Sede e Israele, emesso dalla Commissione bilaterale delle delegazioni del Gran rabbinato d’Israele e della Commissione della Santa Sede per i rapporti religiosi con l’ebraismo, ha quindi ribadito come sia “necessario oggi più che mai promuovere la pace in un tempo in cui la violenza viene perpetrata in nome della religione” criticando “con forza il tentativo di negare la storia biblica e il legame del popolo ebraico al proprio luogo più santo, il Monte del Tempio”.

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