La vicenda Skripal, tra ombre intrighi internazionali, potrebbe innescare una crisi senza precedenti.

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Ci sono dei fatti importanti che vanno analizzati con la giusta attenzione, inseriti in un contesto di conflitto internazionale di nuova guerra fredda tra occidente da una parte e Russia, Cina e Corea del Nord dall’altra.  La Corea del Nord ha spiazzato l’occidente aprendo contatti diretti con la Corea del Sud in occasione delle olimpiadi appena concluse. Una mossa intelligente del leader Coreano a cui l’occidente e l’America di Trump in particolare, avevano più volte mostrato i muscoli con l’invio di navi, sommergibili e flotte varie, nell’intento di intimorire Kim Joung Un che, invece, ha risposto d’astuzia aprendo relazioni dirette con la Corea del Sud, atteggiamento più tattico e furbesco che di veri e sani intenti pacificatori. Il tutto naturalmente segretamente concordato con i suoi più stretti alleati: Russia e Cina.

Altro fatto importante, ma anche altamente preoccupante, è stata la recente votazione plebiscitaria che ha cambiato la costituzione cinese, togliendo il limite del secondo mandato e permettendo di fatto, all’ancora giovane leader cinese,  Xi Jinping di potersi ricandidare per il suo terzo mandato, proiettandosi come capo a vita della potente Cina, conferendogli poteri assoluti sul partito, sul parlamento e sulle forze armate.

Sul fronte russo Valdimir Putin ha vinto le nuove elezioni con un mandato plebiscitario divenendo il futuro presidente della Russia con più potere consolidato all’interno e con un maggior peso internazionale sul medio oriente in particolare in Siria dove può vantarsi di aver sconfitto l’ISIS e il terrorismo islamico, cosa che l’America non era stata in grado di fare anzi, subiva ed arrancava in tutta l’aria del nord africa e del medio oriente.

Oggi assistiamo ad una crisi diplomatica innescata dall’Inghilterra sulla scorta di un presunto attacco russo sul suolo inglese per l’avvelenamento all’ex spia russa Skripal e di sua figlia appena trentenne. Un accordo non scritto, sancisce che se una spia è oggetto di scambio tra nazioni, la spia deve essere lasciata in pace a vita.

La vicenda Skripal ha oscuri risvolti e sembra più un pretesto occidentale per inasprire i rapporti con la Russia, giocando in difesa su possibili e temute azioni putiniane, ma anche di reazioni che analisti attenti  notano covare sotto la cenere dei conflitti non sopiti o palesemente subiti come la cocente confitta da parte dell’America e dell’occidente che vede sempre più restringere la propria area di influenza su una ampia zona strategica orientale dove si gioca, sul piano geopolitico e strategico, lo sviluppo dei prossimi 20 anni di politica globalista economica e militare.

Il rischio è che qualcuno faccia per primo una mossa avventata per chi la subisce, ma che può apparire sensata per chi la medita,  spingendo verso un conflitto dai risvolti apocalittici. Una Cina con un leader consolidato e più  forte, oggi dotato di poteri assoluti. Putin con un nuovo mandato pieno e forte che le sanzioni occidentali non hanno piegato e infine una Corea del Nord che ha saputo uscire da quell’angolo dove volevano relegarla gli americani, sono tre forti fattori concomitanti che, se sommati alla debolezza occidentale con una Europa al bivio tra una politica fuori controllo con leader antieuropeisti eletti al governo,  ed un establishment in America piegato sulla crisi interna alla ricerca di elementi per far guerra al proprio presidente Trump, democraticamente eletto e mai accettato dalla casta democratica, una situazione  così immersa in una crisi economica senza precedenti, potrebbero svegliare mire espansionistiche sul fronte orientale con risvolti bellici incalcolabili, una situazione succulenta per sferrare un colpo all’odiata America espansionistica.  La vicenda Skripal potrebbe essere un errore fatale inglese, nel tentativo di aprire un nuovo fronte di crisi per giocare tatticamente d’anticipo, una mossa che potrebbe essere propio quella da far spezzare la corda russo/cinese in cui,  il terzo incomodo, la Corea del Nord, potrebbe avviare quel gioco sporco con lanci missilistici, il tutto come sempre concordato con le tre nazioni amiche e tutte concentrate contro un occidente forte militarmente, ma debole economicamente e politicamente, il che vuol dire in termini di strategia tattica militare che  un attacco a sorpresa potrebbe essere l’elemento vincente nei confronti di un occidente burocratico e ingessato dalle divisioni interne.

Marcello Foa, un analista attento alla strategia geo politica, sul suo blog si domanda se siamo proprio sicuri che ad avvelenare l’ex spia Skripal e sua figlia siano stati i russi? Avanzando più di un dubbio nell’esaminare con attenzione le notizie uscite finora. I punti che non tornano sono questi:

Primo. Qual è il movente? Quale l’interesse per Putin? Mi spiego: tutti riconoscono al presidente russo grande sagacia nel calibrare le sue mosse. Eccelle sia nella strategia che nella tattica. Da tempo sappiamo che gli Stati Uniti (i quali trainano l’Europa) sono impegnati in un’operazione di logoramento del Cremlino volto a ottenerne un riallineamento su posizioni filoamericane, che potrà essere ottenuto con certezza solo attraverso un cambio di regime ovvero con l’uscita di scena di Putin. Siccome una rivolta colorata è inattuabile, lo scenario è quello di rendere insostenibile il peso delle sanzioni e dell’isolamento internazionale, inducendo le élite russe a ribellarsi al presidente appena rieletto.

In questo contesto, ogni pretesto viene sfruttato per innervosire o indebolire Putin. Conoscendo l’obiettivo finale, bisogna chiedersi: ma che interesse aveva il presidente russo a tentare di eliminare un’ex spia, peraltro fuori dai giochi, ricorrendo al più spettacolare dei tentativi di omicidio, l’unico che – dopo la vicenda del pollonio – tutto il mondo avrebbe attribuito al Cremlino? Ne converrete: non ha senso. Diplomaticamente sarebbe stato un suicidio, perché avrebbe offerto all’Occidente lo spunto per un’ulteriore campagna antirussa, che infatti si è puntualmente verificata. No, Putin non è leader da commettere questi errori.

Secondo punto: bisogna valutare il rumore mediatico e il furore delle accuse.  Non dimentichiamolo, la comunicazione è uno strumento fondamentale nell’ambito delle guerre asimmetriche: è il tema che tratto nel mio ultimo saggio “Gli stregoni della notizia. Atto secondo“. quando il rumore mediatico è assordante, univoco, esasperato, le possibilità sono due: le prove sono incontrovertibili (ad esempio l’invasione irachena del Kuwait) o non lo sono ma chi accusa ha interesse a sfruttarle politicamente, il che può avvenire solo sele  fonti supreme – ovvero i governi – affermano la stessa cosa e con toni talmente urlati e assoluti da inibire qualunque riflessione critica, pena il rischio di esporsi all’accusa di essere “amici del dittatore Putin”.

E ora se analizziamo attentamente le dichiarazioni del governo britannico, notiamo come la stessa premier May continui a dire che “è altamente probabile” che l’attentato sia stato sponsorizzato dal Cremlino. Altamente probabile non significa sicuro, perché per esserne certi bisognerebbe provare l’origine del gas, cosa che è impossibile in tempi brevi. E nel comunicato congiunto diffuso ieri da Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Germania si ribadisce che si tratta di «agente nervino di tipo militare sviluppato dalla Russia», che farebbe parte di un gruppo di gas noto come Novichok concepito dai sovietici negli anni Settanta. Ma sviluppato non significa prodotto in Russia. Se non è stato usato questo verbo – o un sinonimo, come fabbricato – significa che gli stessi esperti britannici non hanno prove concrete a sostegno della tesi della responsabilità russa, che pertanto andrebbe considerata come un’ipotesi investigativa. Non come un verdetto. Anche la semantica, in frammenti ad alta emotività come questi, è indicatrice e dovrebbe allertare la stampa, che invece non mostra esitazioni.

Eppure di ragioni per mostrarsi più cauti ce ne sono molte. Vogliamo ricordare le armi di distruzione di massa di Saddam Hussein? Ma esempi in tempi recenti non mancano.  L’isteria accusatoria di queste ore ricorda quella delle “prove incontrovertibili” del 2013, secondo cui Assad aveva sterminato col gas 1300 civili, fa cui molti bambini. Scoprimmo in seguito che a usare il gas furono i ribelli per provocare un intervento nella Nato. O, sempre in Siria, nel 2107 quando Amnesty e il Dipartimento di Stato denunciarono l’esistenza di un formo crematorio in cui venivano bruciati i ribelli, rivelazione che indignò giustamente il mondo ma che venne smentita dopo un paio di settimane dallo stesso governo americano.

Sia chiaro: nessuno sa chi abbia attentato alla vita di Skripal e di sua figlia e nessuna ipotesi può essere esclusa. Ma la propaganda è davvero assordante e i precedenti, nonché l’esperienza, suggeriscono maggior cautela. E un sano scetticismo: perché Putin sarà, per la grande stampa, “cattivo” ma di certo stupido non è.

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