Rimini, 11 nov. (AdnKronos) – A scovare le perdite d’acqua ci pensa il satellite. Si tratta di una nuova tecnologia per contrastare il fenomeno delle perdite occulte dalle reti idriche, cioè quelle perdite nascoste che non si manifestano con fuoriuscite visibili d’acqua e che sono spesso presenti nelle reti di distribuzione. Il nuovo sistema di ricerca permette una precisione ancora maggiore nell’individuazione delle perdite dai tubi interrati.
Prima azienda in Italia ad adottare questa tecnologia è Hera, secondo operatore a livello nazionale per volumi di acqua erogata (300 milioni di metri cubi l’anno), che l’ha già sperimentato sulla rete di Ferrara, dove la scansione satellitare ha riguardato 650 km di rete. In particolare, la ricerca ha rilevato perdite effettive nell’80% dei casi segnalati come perdite significative.
Adesso la multiutility ha deciso di dotarsi di questo sistema, prevedendo nei prossimi anni la scansione tramite satellite degli oltre 27mila km complessivamente gestiti in Emilia Romagna. In particolare, già nel corso del 2017 il nuovo sistema sarà utilizzato per integrare l’attività programmata di ricerca perdite sui territori bolognese e romagnolo.
Il Gruppo serve nell’idrico oltre 3,6 milioni di abitanti e 239 comuni di Emilia-Romagna, Marche e Triveneto. Il progetto, presentato ad Ecomondo, la fiera della green economy in corso a Rimini, è realizzato da Hera grazie alla partnership con Utilis, società israeliana che con un team di esperti in geofisica, idrologia e di gestione della rete ha sviluppato questa tecnologia.
In particolare, per la rilevazione di perdite d’acqua dolce in sistemi di approvvigionamento idrico vengono analizzate le scansioni acquisite dai satelliti, basandosi sulla stessa tecnologia utilizzata per cercare l’acqua su altri pianeti.
Ma come funziona la ricerca ‘satellitare’ delle perdite idriche? La tecnologia si basa sull’analisi, mediante un algoritmo, di una scansione del sottosuolo. Le immagini sono acquisite dal satellite Alos-2, gestito dalla Japanese Aerospace Exploration Agency (Jaxa), in orbita circa 650 chilometri sopra la Terra, che utilizza segnali elettromagnetici con una lunghezza d’onda in grado di penetrare il terreno. Il sistema è utilizzabile sia di giorno, sia di notte e in qualsiasi condizione meteo.
In un’ottica di efficientamento della rete idrica, Hera solo nel 2015 ha individuato e riparato 450 rotture. La stima complessiva del volume recuperato è pari a oltre 1.500 milioni di litri di acqua, equivalente a oltre un miliardo di bottiglie, ovvero circa 230 bottiglie per ogni abitante dell’Emilia-Romagna.
Il tema delle perdite di rete, spiega all’Adnkronos, Franco Fogacci, direttore Acqua del Gruppo Hera, “è molto sentito da tutte le società che gestiscono il servizio idrico in quanto è difficile rilevarle”. Si tratta, infatti, di un processo “tecnologicamente complesso”. Per questo motivo, spiega Fogacci, Hera “ogni anno investe nella ricerca programmata delle perdite idriche, adottando i sistemi più moderni ed efficienti, come questa nuova tecnologia basata sul rilevamento satellitare che consente di mappare le potenziali perdite del territorio”. Ogni anno, sottolinea Fogacci, “riusciamo a verificare circa il 15% della nostra rete, soprattutto in quelle aree in cui le dispersioni sono più alte”.
A livello nazionale le perdite in rete sono al 35% mentre Hera si attesta intorno al 25%. “Siamo tra i migliori grazie anche al fatto che mappiamo tantissimo le nostre reti” commenta Fogacci che aggiunge: “Abbiamo circa 300 distretti di cui 100 telecontrollati e verificati giornalmente in particolare nelle dispersioni notturne”.
Il sistema di ricerca satellitare delle perdite occulte, spiega Jonathan Jacobi, direttore commerciale Utilis, “è estremamente innovativo e dimostra concretamente a quale livello di beneficio e di precisione possa condurre l’applicazione di tecnologie all’avanguardia anche nella risoluzione dei problemi che riguardano servizi di prima necessità”. Questa tecnologia, sottolinea Jacobi, “è già usata in America, Australia e in Europa soprattutto in Spagna e Romania, ma ci sono altri Paesi come la Cina che hanno mostrato interesse ad utilizzare questo sistema di mappatura satellitare”.
Articolo apparso su ww.focus.it in data 11/11/2016
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