Tate Taylor, classe 1969, è un valido attore, un promettente regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense che aveva già favorevolmente impressionato pubblico e critica con alcuni suoi pregevoli lavori come The Help (2011) e Get on Up – La storia di James Brown (Get on Up) (2014), torna a fare parlare di sé con il suo nuovo film in uscita proprio a Novembre.
La Ragazza del treno tratto dall’omonimo romanzo di Paula Hawkins – con un cast composto da Emily Blunt, Rachel Watson, Rebecca Ferguson, Haley Bennett, Justin Theroux e Lisa Kudrow – ci racconta di una giovane donna che, a causa del suo divorzio, inizia ad affogare i suoi dispiaceri nella bottiglia, arrivando al punto di perdere anche il lavoro per questo vizio che ogni anno provoca nel mondo milioni di decessi. Ciò nonostante, ogni mattina continua a prendere il treno come se dovesse recarsi in ufficio e dal finestrino osserva la vita delle persone. La sua attenzione si focalizza, in particolare, su quella che lei ritiene una coppia perfetta. Un giorno però, osserva la lei di quella “coppia perfetta” con un altro uomo, dopo di che, la misteriosa sconosciuta svanisce nel nulla. Rachel deciderà quindi di indagare, rivelando così una verità shockante.
La ragazza del treno è un film che non arriva a scardinare alcunché nel genere cinematografico del crime thriller. Si presenta patinato, tanto nell’immagine quanto nello stile di regia, e lo resta anche nelle sequenze più violente o più sessualmente esplicite. Emily Blunt è la ragione per vedere e apprezzare questo film. Nell’oltremodo impegnativo ruolo di Rachel, l’attrice infatti estrae dalla propria recitazione tutta l’angoscia e lo stato confusionale in cui versa la protagonista della storia. La ragazza del treno inevitabilmente non arriva a restituire la profondità dei personaggi, così come Paula Hawkins li espande nelle pagine dell’omonimo romanzo. In questa riduzione, però, la sveltezza generale e la superficialità dei personaggi secondari è compensata dalla Blunt che magnetizza l’intera attenzione.
È un bene per chi quel libro l’ha letto e deve digerire un approccio stilistico al racconto diverso, oltre al determinante cambio di location, dai sobborghi londinesi alla periferia americana del New England. Narrativamente l’indagine che Rachel svolge, morsa da fantasmi personali e alcolismo, è narrata con continui salti temporali e cambi di punti di vista. Questa dinamicità aiuta a rendere il film scorrevole e godibile, anche se non è difficile capire dove vada a celarsi il mistero. La forza risiede anche, più in generale, nel carattere femminile della storia che presenta donne distanti tra loro eppure legate da qualcosa che va oltre la semplice esigenza della trama. C’è un messaggio intrinseco che l’autrice rivolge alle sue lettrici, ricordando loro quanto sia fondamentale la presa di coscienza di essere donna di fronte alle avversità, soprattutto mascherate da uomo.
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