In Asia torna a far parlare di sé la temibile influenza aviaria.

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L’Influenza aviaria (nota anche come peste aviaria) è una malattia infettiva contagiosa altamente diffusiva, dovuta ad un virus influenzale (orthomyxovirus), che colpisce diverse specie di uccelli selvatici e domestici, con sintomi che possono essere inapparenti o lievi oppure gravi e sistemici con interessamento degli apparati respiratorio, digerente e nervoso ed alta mortalità (virus ad alta patogenicità). Il virus può trasmettersi agli umani, come è stato definitivamente dimostrato a partire dal 1997. La malattia è stata segnalata in tutto il mondo.

Dal 1996, infatti si sono avute una serie di epidemie da aviaria che hanno coinvolto un po’ tutti i continenti: Hong Kong (1997, 2001, 2002, 2003); Australia (1997); Cile (2002); Centro-America (2000, 2001, 2003); Paesi Bassi, Belgio, Germania (2003); Canada (2004); U.S.A.(2004);  Sudafrica (2004); sud-est asiatico (2004, 2005); Asia, Europa (2005, 2006).

Il virus – denominato H7N9 – adesso è tornato a far parlare di sé, dal momento che, nella sola Cina, sono stati 170mila gli uccelli uccisi da ottobre a oggi e dai mercati è stato bandito il pollame vivo, contagiando già almeno una ventina di esseri umani di cui tre poi sono morti. Il virus ha fatto strage di volatili – almeno trenta milioni – anche bella vicina Corea del Sud dove al momento, per fortuna, non si registrano vittime. Tutti ricordano come nell’ultima epidemia dell’inverno 2013-14 morirono nella sola Cina 36 persone mentre l’agricoltura del paese subì una perdita netta di circa sei miliardi di dollari.

Un altro ceppo non meno virulento, è poi giunto anche qui da noi in Europa contagiando soprattutto, al momento, pollame e oche, soprattutto in Francia (dove i focolai appurati sono circa una novantina e si prevede di abbattere 800mila esemplari di oche) e in Germania (che ha ordinato l’uccisione di 77mila fra tacchini, polli e anatre). Situazione difficile anche in altri paesi come la Bulgaria che ha vietato la vendita di polli nei mercati e la caccia di uccelli selvatici.

Un primo caso è stato registrati anche in Italia anche se si dovrebbe trattare di un ceppo che non comporterebbe rischi per gli uomini. La prudenza è comunque d’obbligo e pertanto il  ministero della Salute ha subito emanato alcune limitazioni alla caccia con esche vive, raccomandando anche agli allevamenti di tenere gli animali al chiuso, ove possibile.

 

 

 

 

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